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SPLENDIDI Angoli di Liguria: le rocche di Sant'Anna: con la bella stagione alla scoperta dei luoghi piu' belli
L’escursione alle rocche di Sant’Anna permette di ammirare da una posizione panoramica privilegiata non solo la penisola di Sestri Levante, con sua la Baia delle Favole e la cosiddetta “Isola”, ma anche l’intero Golfo del Tigullio. Il nome “rocche di Sant’Anna” è stato attribuito al promontorio situato tra Cavi di Lavagna e Sestri Levante in ragione della presenza, sulla sommità del crinale a picco sul mare, delle rovine di una chiesa risalente all’XI secolo. Si narra che all’origine dell’edificio religioso siano legate due leggende. La prima vede protagonista un cavaliere e una grazie ricevuta: per una caduta da cavallo il cavaliere finì sull’orlo di un precipizio, ma un cespuglio gli evitò di cadere nel . Per gratitudine quindi egli fece erigere la chiesa in onore della Santa cui era devoto. La seconda leggenda invece racconta di un amore infranto: quello di Anna, fanciulla che ogni giorno usava salire a cavallo sino alle rocche per scrutare l’orizzonte nella speranza di veder tornare il suo amato Ubaldo, partito per le Crociate. Ma il tempo passò invano, finché la giovane, presa dallo sconforto, una notte si gettò tra le onde. Qualche anno dopo, il cavaliere Ubaldo fece ritorno alle rocche, dove però trovo, al posto dell’amata, una croce e una fredda pietra. In silenzio una lacrima scese sul suo viso, bagnando la lapide su cui sarebbe sorta la chiesetta, a ricordo della fanciulla innamorata. L’escursione alle rocche parte da Via Antica Romana occidentale, che si percorre verso ovest fiancheggiando la ferrovia sino al termine della strada asfaltata. Qui si incontra un piccolo edificio rosa, dove sorgeva dal XVIII secolo la cappella di S. Sebastiano. Si costeggia il camping e si risale lungo la riva del Rio San Sebastiano. Questa Valle è chiamata Valle del Fico e costituisce uno dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) della Liguria. Per raggiungere le rovine, occorre seguire il segnavia costituito da tre pallini rossi disposti a triangolo, risalendo una mulattiera, quella che viene considerata l’antica via Aemilia Scauri, lungo la quale si incontrano i resti dei cinque cosiddetti “Ponti romani”. In realtà gli studiosi hanno stabilito che, sebbene molto antichi, questi ponti non risalgano all’epoca romana: le tecniche costruttive, con blocchi irregolari di pietra e privi di solide fondamenta, non sarebbero proprie dei Romani, ma farebbero pensare piuttosto a un’età più tarda, come confermano un documento del Senato della Repubblica di Genova del 1610 e una carta del 1793. Quale che sia la loro origine, ponti e tracciato restano comunque molto suggestivi, in particolare per la loro ubicazione; chi salirà alle rocche potrà rubare scatti indimenticabili e aosservare anche specie vegetali tipiche della macchia mediterranea, quali i corbezzoli, l’erica, il cisto, il mirto e la ginestra.
Tratto da CORFOLE! del 3/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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di Giansandro Rosasco
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