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attualita, cultura, edizione cartacea
di Silvia Franchi | 04 Ottobre 2012 | in categoria/e attualita cultura edizione cartacea
"Hai un gettone?“ Le nove parole che mi mancano del passato: una divertente classifica ci ricorda quante abitudini sono sparite. Al primo posto quella che ora è un lusso. Scoprite quale.
“Scusa, mi presteresti un gettone? Devo chiamare a casa, e non ho nemmeno 200 lire”.
Quante volte è capitata una scena del genere, davanti all'inconfondibile apparecchio rosso – e prima ancora grigio – che troneggiava dentro le mitiche cabine telefoniche? Immagini d'altri tempi, ormai sbiadite, soppiantate da quelle di gente che cammina per strada con l'immancabile smartphone di ultima generazione incollato all'orecchio, o peggio, che pare gesticolare da sola perchéparla a un’invisibile auricolare. Ma quante sono, le frasi e i modi di dire che fino a qualche anno fa erano parte del linguaggio comune e ora sono finite nel dimenticatoio? Tante, tantissime. Talmente numerose da aver indotto gli “addicted” (gli appassionati, si diceva una volta) ai social network (mentre un tempo c’era ‘la compagnia’) ad elencarle in una classifica.
Quali le più gettonate? Al primo posto, un'espressione chiaramente sarcastica: “Mi faccia il pieno, grazie”: un lusso che oggi pochi si possono permettere visto che un litro di benzina costa come una bottiglia di barolo. Al secondo posto, un argomento telefonico “Buongiorno signora, sono Giulia, Sara è in casa?” ritornello andato in estinzione causa avvento del cellulare. La terza espressione ha un che di nostalgico, per lo meno, per i cosiddetti “nerd” appassionati di informatica: “Me lo copi nel floppy?”. Eh sì, proprio il caro vecchio dischetto che si infilava nell'apposita fessura del computer per salvare i file e che oggi – con i cd rom prima e le chiavette usb poi – è l'equivalente di un reperto archeologico. Fa sorridere anche l'espressione al quinto posto: “Mi mandi una cartolina?”. Già. Nell'era incontrastata di internet, di Facebook e Instagram, fa strano pensare a quel rettangolo di cartoncino con foto da una parte e dedica dall'altra da imbucare nella cassetta della posta che era quasi obbligatorio spedire ad amici e parenti dal luogo di vacanza – pena, musi lunghi al ritorno. Immancabili poi i nostalgici di caroselli e pubblicità, con un'ampia carrellata che attraversa intere generazioni: da “L'uomo del Monte ha detto sì” a “O così, o Pomì” e il classico “Ma chi sono io? Babbo Natale?”. E che dire dei giochi in cortile? Da “Macchinaaaa!” urlato a tutta voce mentre la palla schizza ovunque nel cortile, a “Liberi tutti” pronunciato con il fiatone giocando a nascondino. E poi la musica, con “Ho comprato il disco dei Beatles”, i film (“Hai messo la cassetta nel videoregistratore?”), perfino il calcio: “Ho giocato la schedina, magari faccio 13”. Per i giovani liguri, immancabile nella top ten il gettonatissimo “Vorrei mille lire di focaccia”, ripetuto chissà quante volte al bancone del panificio il sabato pomeriggio, durante le interminabili “vasche” in caruggio con gli amici. E a proposito del panorama locale, tanti sono i detti del passato che non si usano più, soprattutto quelli dialettali. A parte una: il tipico intercalare che inizia per ‘b’ e i suoi derivati. Quello sì che è intramontabile.
Tratto da CORFOLE! del 10/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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