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attualita, edizione cartacea
di Chiara Staderoli | 01 Settembre 2010 | in categoria/e attualita edizione cartacea letture
Don Gallo: una vita controcorrente
Presentato a Lavagna nell’ambito del ciclo di incontri organizzati dalla libreria Fieschi, l’ultimo libro di don Andrea Gallo ‘Così in terra, come in cielo’ è il diario nudo e crudo di quarant’anni trascorsi in mezzo agli emarginati e agli ultimi. Nel segno del Quinto Vangelo, quello di De Andrè. Un prete da marciapiede, come lui stesso ama definirsi, che viaggia “in direzione ostinata e contraria”, con oltre cinquant’anni di servizio alle spalle, che ha incontrato Gesù dai salesiani di Don Bosco e che ha letto sul suo biglietto da vista: Sono venuto per servire, non per essere servito. Un uomo di cui il cardinal Siri ha detto: “Don Gallo non lo beccheranno mai. Avete presente le alte grondaie dei tetti?Lui cammina lì senza cadere.”
Con l’immancabile sigaro toscano tra le labbra, Don Gallo parla di tutto, senza censura. Con una citazione dell’amico Faber “...dai diamanti non nasce nulla, dal letame nascono i fior...”, una lettera dei suoi ragazzi al grande cantautore genovese, gli aneddoti di incontri con personaggi famosi del mondo della politica e dello spettacolo (Giovanardi, Vasco, Moni Ovadia, Beppe Grillo...) e qualche cenno autobiografico, tocca tutti i temi che gli sono cari: dalla contraccezione all’aborto, alle donne prete “ricordiamoci che il primo prete mandato da Gesù ad annunciare la sua Resurrezione è stata Maria Maddalena”.
E con una verve da fare invidia ad un ventenne, mantiene la sua indole bonariamente dissidente nei confronti della Curia: un dissenso fatto di amore e profonda ricerca della verità, perché si continui ad agire per far contare i poveri “Considero il mio dissenso un atto di fedeltà ai principi fondamentali della Chiesa e ritengo le reazioni scomposte alle mie posizioni un segno vitale. Mi sento un seminatore- afferma- vedo che il terreno è fertile i miei piccoli semi sono accolti da tutti. Nessuno può dire che ho scelto la mia strada per convenienza o per carriera. Se dissento lo dico, non per essere contro la mia Chiesa, ma per amore di essa. Fanno scandalo le mie posizioni solo fin quando ci si rende conto che attengono al messaggio di Gesù”.
Non mancano le prese di posizione sui temi di attualità più spinosi: il testamento biologico, la legalizzazione delle droghe, il Sessantotto, la Resistenza, l’immigrazione clandestina. E proprio quest’ultimo tema vede don Gallo schierarsi in maniera decisa contro un certo tipo di proibizionismo: ”La prostituzione non è reato, lo è lo sfruttamento della prostituzione. Nessuna autorità può sindacare dove e come si fa sesso, ma la lotta al racket è un dovere: un numero verde creato per aiutare le vittime dello sfruttamento della prostituzione è stato praticamente smantellato dal Governo a partire dal 1° agosto. Sono state cancellate 14 postazioni telefoniche sparse per tutta Italia, è rimasta solo quella di Roma. Tutto senza nemmeno considerare che questo servizio ha aiutato oltre 9 mila ragazze Rendere la clandestinità un reato è un crimine contro l’umanità. E’ violazione della legge universale. Noi siamo prima di tutto esseri umani. Le divisioni, le catalogazioni, le varie connotazioni arrivano in un secondo momento e spesso sono veleni.”
Catalogazioni che il Novecento ha visto dilagare in maniera fin troppo facile e Don Gallo, dall’alto dei suoi 82 anni, non se lo lascia scappare: “Il Professor Einstein dovette lasciare la Germania perché era iniziata la persecuzione degli ebrei. Quando arrivò all’ufficio immigrazione americano presentò documenti e scartoffie varie e si sottopose al consueto interrogatorio. L’ultima domanda del funzionario fu: “Tu di che razza sei?”, e lui sorridendo rispose “Umana””. Non mancano poi gli interrogativi: “Io non mi preoccupo delle altre confessioni religiose o degli atei, ma di quelli che si definiscono credenti e non agiscono come tali. In Italia si sta avallando ogni nefandezza (...) Da che parte sta il cristiano? perché non si fa sentire? Di fronte alle ingiustizie il silenzio diventa una forma di complicità. Una volta chiesi al mio cardinale (Bertone, attuale segretario di Stato vaticano, n.d.r.) quanti fossero i vizi capitali e lui mi rispose “Sette”; ecco, gli risposi, tu che sei ammanicato con i piani alti perché non ne fai aggiungere un altro, “ e quale?” mi chiese, “L’indifferenza”.
Il pubblico, attaccato alla sedia o in piedi intorno alla platea e alle spalle dell’oratore, annuisce catturato dal carisma di quest’uomo che ha adottato come motto quello della sua brigata partigiana, “Osare la speranza”, e che si riconosce nella parole di quel professore che lo definì “Figlio di Abramo”: “Sono innamorato di questa figura biblica, l’uomo della fede e del cammino che si schiera contro l’idolatria; pensate che i musulmani e gli ebrei, oltre ai cristiani, si considerano tutti suoi figli”. Prima di concludere il suo racconto, appassionato e stimolante, anche per chi credente non è, si rivolge agli spettatori è dice: “Non posso dire Figlioli andate a casa e questa sera date una carezza ai vostri figli dicendogli questa è la carezza del Papa, però fatelo lo stesso e dite ai vostri bambini che questa carezza la manda loro Papagallo”. Le labbra di don Gallo si allargano in un sorriso, ricordando l’ironica profezia che gli fece, quando era ancora chierico, un prete allievo di Don Bosco: “Non sarai mai pontefice, perchè Papagallo sarebbe disdicevole.”.
Altre immagini collegate alla notizia:
I commenti dei lettori

Andrea:
Don for President!!

laura:
Grande don!!
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