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il tappiro
di Giansandro Rosasco | 01 Ottobre 2010 | in categoria/e edizione cartacea il tappiro
Il tappiro d'ardesia a una vita senza pace
85 anni, reduce di guerra, 48 anni di affitto pagato regolarmente: lo sfratto arriva a Natale
Questa storia parte con una accorata lettera che abbiamo ricevuto qualche tempo fa da parte di Manuela, nipote di Antonio Boni classe 1925, nato a Cichero, nella splendida vallata del Comune di San Colombano Certenoli. Tutto inizia sul principio del secolo scorso quando finita la prima guerra mondiale la sua famiglia di "carbonin" (produttori di carbone) di origini bolognesi si trasferisce in Liguria. Passano pochi anni e la vita, pur se dura, va avanti con molti sacrifici ma altrettanta dignità e serenità. Purtroppo però dietro l’angolo è in arrivo la seconda guerra: per lui, giovanissimo e ultimo di cinque fratelli, il destino bussa alla porta con la cartolina di precetto per arruolarsi nell’esercito. >Da sempre contrario alla guerra, decide allora di passare nella brigata dei partigiani Berio, di cui conserva con orgoglio la tessera (In foto), e da lì in avanti si troverà a vivere storie di brutalità e inesorabili periodi di incertezza, paura e fame. Tanta fame, e i suoi ricordi, ancora adesso, fanno arrotolare lo stomaco. >Nonostante abbia vissuto episodi raccapriccianti di cui vi renderemo conto sui prossimi numeri (incredibile il racconto di quando è stato sepolto vivo sotto due metri di terra per sfuggire ai rastrellamenti) Antonio è rimasto sempre una persona per bene e in guerra si è sempre rifiutato di uccidere il prossimo. Tornata la Pace, ha lavorato tutta la vita, prima nel Cotonificio di Lavagna fino alla sua chiusura, successivamente nel campo dell’edilizia e infine come titolare al Bar Nuovo vicino alla stazione. Sposato con due figli ha sempre vissuto nel suo appartamento pagando il regolare affitto per ben quarantotto anni, mica un giorno. >I rapporti con il proprietario (un noto avvocato oggi deceduto) erano basati sulla parola, come si faceva un tempo. Una stretta di mano valeva più di litri di inchiostro tant’è vero che il locatario, grato del pagamento regolare ma anche dei lavori di manutenzione che eseguiva grazie alle sue doti edili, quando passava a riscuotere l’affitto gli portava per riconoscenza persino le sigarette e una costante promessa: "finchè sarai in vita nessuno ti manderà via da questa casa". Sì perché questa magione per lui è sempra stata tutto. Purtroppo le persone passano e le parole volano via. Antonio oggi è una persona ancora in gamba nonostante le sue primavere, lucido di testa, si prepara le pietanze da solo e ci tiene alla sua autonomia, pur se le giunture non sono più quelle di una volta. Prima andava al bar a chiacchierare con gli amici per farsi una partita a carte, adesso riesce a muoversi a malapena con il bastone nel suo mondo che sono quelle quattro mura. Certo qualcuno potrebbe obiettare che la proprietà è sacra e nessuno avrebbe nulla da ridire, ma la palazzina composta da sei appartamenti è passata nelle proprietà di una persona malata e il timore che qualcuno "dietro le quinte" si stia approfittando della situazione non è da escludere. In fondo un appartamento è già stato ristrutturato (gli altri sono vuoti) quindi non c’è nemmeno la possibilità che l’edificio sia da demolire. In ogni caso se proprio non si riuscisse a far mettere una mano sul cuore a chi sta dietro questa vicenda, sarebbe importante l’intervento delle istituzioni. Magari con l’assegnazione di una casa popolare si potrebbe venire incontro almeno parzialmente al problema, pur se il cuore di Antonio rimane e rimarrà li nella "sua" casa con il suo orto. Dulcis in fundo lo sfratto esecutivo è previsto proprio nel periodo natalizio, festa di bontà per eccellenza. Ed è anche tra poco. Se nel frattempo qualcuno riuscisse a fare qualcosa potremo dire tutti quanti di potere passare delle festività davvero migliori e saremmo lieti di riprenderci, per una volta, questo Tappiro perché la tristezza di questa storia non fa certo dormire con l’anima in pace.
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I commenti dei lettori
Mariarosa Sambuceti:
Davvero deprimente ...un'altra storia di indifferenza dove la fa da padrone il Dio Danaro... lasciategli vivere in pace quel che gli rimane da vivere
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