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    02 Novembre 2011 | in categoria/e attualita

    Antichi mestieri: il restauratore - Tra profumi di legni e bagliori dorati con il desiderio di rivedere le botteghe nei caruggi

    Antichi mestieri: il restauratore - Tra profumi di legni e bagliori dorati con il desiderio di rivedere le botteghe nei caruggi

    “Ognuno di noi ha il suo corpo, la sua pelle, e ha bisogno di cure diverse. Così è per i mobili antichi. Ma guai a fare un lifting completo: la loro bellezza, il loro stile, deve rimanere immutato nel tempo”. Sorride Riccardo Gaiaschi, gli occhi che brillano mentre si posano sui manufatti lignei e sugli attrezzi ordinatamente disposti in fila sopra al bancone da lavoro nella sua legnoteca di vico del Pozzo, cuore di Rapallo. Lì, nella bottega odorosa di legno e cera, da 15 anni porta avanti la sua attività di restauratore d'arte. Un lavoro che coincide con la sua passione, cosa rara di questi tempi. “Ho iniziato a 16 anni nella ditta Stallo, un laboratorio di cornici dove si partiva dal tronco di legno per poi intagliarlo e indorare – racconta – Il mio datore di lavoro già allora aveva capito che condividevo la sua passione per questo mestiere”. Dopo l'apprendistato, per Gaiaschi arriva il momento di camminare sulle proprie gambe: “A 18 anni ho rilevato un vecchio laboratorio: il mio collega si occupava della parte di falegnameria io di quella legata al restauro. Poi lo spostamento nel centro storico, fino all'attuale bottega”. L'attività sorge nel cuore della Rolecha, l'antica strada che, un tempo, era punteggiata di botteghe artigiane come le merlettaie, le cui sapienti mani correvano sulle “cartine” per realizzare i preziosi pizzi al tombolo.
    Il punto di vista degli artigiani sul Tunnel per la Fontanabuona
    “Il centro storico dovrebbe riscoprire queste botteghe in cui si portano avanti antichi mestieri e tradizioni – osserva Gaiaschi, che è anche presidente del locale Consorzio Insediamenti Artigiani – Logico, la produzione vera e propria dovrebbe essere allestita in spazi più idonei. Ma sarebbe bello se i caruggi si ripopolassero di queste botteghe dal sapore d'altri tempi. Purtroppo, gli affitti dei locali non lo permettono”. Favorevole, quindi, al tunnel per la Fontanabuona? “Vogliamo scherzare? Se mi danno l'ok, inizio fin da ora a scavarlo. Forse non si è ancora capita del tutto l'importanza che il traforo avrebbe non tanto dal punto di vista commerciale, ma da quello dello sviluppo di attività produttive”.
    I segreti del mestiere
    E a proposito di produzione: quali sono, i segreti di un mestiere dal retrogusto antico come il restauratore? “E' un lavoro semplice: di conseguenza è importante utilizzare strumenti e materiali semplici per non alterare l'essenza dell'opera da restaurare – dice –  adopero colla a caldo, gomma lacca, cera per lucidare. E poi serve tanta manualità. La cosa fondamentale è usare il prodotto giusto per il mobile giusto: un Luigi XV non può diventare un Art Déco”. Quindi, occorre una base di studio anche per intraprendere una professione artigiana? “Certo che sì – risponde – Io sono autodidatta, ho imparato la pratica in bottega e letto migliaia di libri sulla storia dell'arte. Ma oggi ne pago lo scotto. Una base di studi teorici a scuola è importante. Dopodiché, sotto con la pratica in laboratorio. È quello che consiglio ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere”. Qual è l'aspetto più gratificante del lavoro di restauratore? “Riportare agli antichi fasti mobili che, magari, sono rimasti chiusi in uno scantinato per anni”. E le difficoltà? “Non mancano: l'antiquariato è stato uno dei settori che più ha patito la crisi e noi di conseguenza. Ecco perché ci stiamo orientando anche al restauro edile: ad esempio, il ripristino di vecchie porte”.
    Nell'era della tecnologia e del design, c'è ancora chi preferisce l'antico? “Oggi impera la moda, è la firma famosa che conta. E' tutto più semplice. Ma riuscire a interpretare e rifare un'opera del Seicento, che sia un mobile o un dipinto...quello sì, è davvero difficile”.
    SIlvia Franchi
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    Tratto da CORFOLE! del 11/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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