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    11 Giugno 2024 | in categoria/e edizione cartacea

    PRO RECCO: il mito nato da una gomma rubata e dal sogno di una città che voleva risollevarsi dalle macerie

    PRO RECCO: il mito nato da una gomma rubata e dal sogno di una città che voleva risollevarsi dalle macerie
1953: la squadra promossa in serie A posa sulla spiaggia ancora piena delle macerie dei bombardamenti (dall'archivio di eraldo Pizzo)

    Per celebrare il 36° scudetto vogliamo ricordare di quando la città si auto tassò per dare alla squadra un campo nuoto

    di Michela De Rosa


    Oggi la Pro Recco è la squadra di pallanuoto più titolata del mondo. Il suo nome è uscito dall’ambito prettamente sportivo per essere conosciuto e riconosciuto come eccellenza italiana. E, per nostro orgoglio, ligure, levantina. Ma soprattutto recchese. Perché tutto questo non sarebbe stato possibile senza quei normali cittadini che, ancora circondati dalle macerie dei bombardamenti, pur di sostenere la loro squadra, si autotassarono per costruire il molo necessario per gareggiare ufficialmente in Campionato. E’ quindi doveroso ricordarli e onorare questo piccolo grande sacrificio, perché è grazie a quel gesto che oggi esistono questi campioni e le loro vittorie.


    Si giocava in mare: ma niente passerella, niente Campionato

    La Pro Recco venne fondata con il nome Rari Nantes Enotria nell’estate del 1913, in mare, davanti ai Bagni Enotria. Con questa denominazione la squadra ottenne nel 1922 l’affiliazione alla Federazione Italiana e partecipò al campionato fino al 1935, quando si sciolse per essere sostituita dal Gruppo Sportivo Fascista. La guerra mette Recco in ginocchio. I bombardamenti non hanno lasciato quasi nulla del borgo marinaro. Ma un giorno, finalmente, tutto finisce e tutti vogliono tornare a vivere, perfino a giocare e fare sport. Anche in acqua. Così nel 1946 alcuni ragazzi con i vecchi giocatori dell’Enotria ricostituiscono la squadra di pallanuoto e la chiamano come quella di calcio cittadina: Pro Recco.
    Nel 1953 vince il campionato di Serie B e ottiene la promozione in Serie A; in realtà era già stata promossa l’anno prima, ma dovette rinunciare vista la mancanza di una piscina di gioco: secondo la Federazione Italiana Nuoto, infatti, un arbitro non poteva dirigere dalla barca una squadra che giocava le proprie partite in mare aperto. Il regolamento imponeva una passerella fissa su cui il direttore di gara potesse camminare e così nel 1952 Antonio Ferro – che fu presidente e sindaco – lanciò la “campagna del cemento” per costruire un molo.



    La squadra nacque dalle gomme rubate a un camion
    Il ricordo di Eraldo Pizzo, il Caimano

    Nel Dopoguerra, la città cercava di risollevarsi dalla distruzione quasi totale. I ragazzi recuperavano la normalità giocando a calcio e a pallanuoto. Era rimasto il ricordo della Enotria, che prima della guerra aveva formato buoni pallanuotisti. Un giorno dei ragazzi vedono un camion, portano via i pneumatici e li vendono. La cosa incredibile è che, invece di usare quei pochi soldi per un paio di scarpe o del cibo, comprano corde e dei materiali poveri per costruire due porte e avere finalmente un campo da pallanuoto. La Pro Recco. Tra quei ragazzi c’era il fratello maggiore di Eraldo, Piero, che già giocava a pallanuoto piuttosto bene. Ed è proprio per seguirlo ovunque, che ha imparato a nuotare e a giocare, diventando poi la leggenda che tutti conosciamo come “il Caimano”.

    La campagna del cemento
    Il Sindaco Ferro si rivolse alla popolazione: “Portate del cemento e noi costruiremo il molo!”. Parteciparono tutti. La domenica si passava a fare il molo: io mi buttavo in acqua con le pietre da mettere nelle gabbie di ferro per le fondamenta. In aprile facevamo i turni, perché l’acqua era fredda e più di un quarto d’ora non si resisteva.




    La “campagna del cemento” per costruire il campo nuoto

    Il paese si tassò: c’era chi portava direttamente i sacchi oppure offriva soldi per comprarli. Grazie a questa idea la Pro Recco riuscì ad iscriversi al campionato di serie A. Fu così che la fiducia di un Sindaco lungimirante, di quelli che ancora sapevano leggere il territorio e conoscevano il potere impetuoso dei sogni, e il sostegno dei cittadini che ancora vivevano tra le macerie ma credevano nella comunità e nei loro ragazzi, resero possibile un’impresa impossibile, che riverbera ancora oggi.Senza gli spalti in questa foto, la Pro Recco non sarebbe l’eccellenza mondiale che continua ad essere. E forse neanche esisterebbe.





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