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29 Aprile 2017 | in categoria/e cucina edizione cartacea ricette storia locale

COME ERAVAMO - Lo spremicarne: la cura per “deboli” e anemici.

Sembra uno strumento medievale, ma si trova ancora in commercio

“La mattina passo tutti i ristoranti di Saint-Germain-des-Prés per trovare uno spremicarne. Ne trovo uno in un grande ristorante del boulevard Saint-Germain. Non possono prestarlo. DIco: è per un deportato politico che sta molto male, questione di vita o di morte”. Inizia così un paragrafo del romanzo “Il dolore” di Marguerite Duras, con la ricerca di uno spremicarne.

Ma perchè sarebbe dovuto servire ad un malato? Il direttore del Polimuseo del Giocattolo, Naturalistico e della cultura contadina di Gattorna, Vittorio Rosasco, ce lo spiega mostrandoci l’esemplare qui esposto: “Un tempo le persone raramente si recavano dal medico. Un po’ perchè i soldi erano pochi, un po’ perchè c’era la tendenza al fai da te. Così molto spesso per curarsi si usano tisane con infusione di erbe officinali o altri rimedi naturali. Per chi era debole e anemico veniva appunto spremuto e fatto bere il “succo” della carne, che veniva poi cotta per gli altri membri della famiglia”.
Per compiere questa operazione si usava lo spremicarne, uno strumento raro, anche perchè nella prima metà del ‘900 la carne era preziosa: “Normalmente veniva consumata una volta al mese, ma quando i malati ne avevano bisogno la famiglia si mobilitava per dare al malato la maggior quantità possibile di “succo”.”
Ma considerando che questo attrezzo, in versione moderna, viene ancora venduto ed è presente in diverse Liste Nozze, a quanto pare su certi aspetti non siamo poi così diversi.