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Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!
Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...
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lettere
Tra suicidi e ottimismo, targhe alle bici e sanità
Suicidi: nessuno ci ascolta quando siamo in difficolta’
Il problema è che, specialmente dalle Nostre parti, non esiste nessun ASCOLTO per persone in difficoltà, nemmeno i tanti sbandierati Centri servono a qualcosa, visto che gli anni dell’assistenzialismo si vanno ad allontanare; inoltre spesso sono gestiti da “beghine” lontane anni luce dalla realtà di tutti i giorni, con in testa l’idea di non perdere l’ennesima Messa in Chiesa. Personalmente ho difficoltà e posso affermare che la situazione è veramente grave, in ogni senso...
Attilio
Crisi si traduce anche in opportunita’
Sarebbe uno spreco perdere, tra i tanti mali, anche le opportunità che ci presenta questa crisi. Si offre l’occasione di insegnare ai giovani l’utilità del risparmio, del fare economia, della importanza delle aziende anche le più piccole senza le quali non ci sono posti di lavoro. E questo bisogna spiegarlo con l’esempio che si offre a tutti. Si nota come sia importante la “regola d’arte” alla quale avevamo troppo spesso rinunciato. E come siano dannosi gli sprechi ai quali si era fatta l’abitudine per l’abbondanza fittizia di cui godevamo. E come le ideologie sono spesso fallaci perchè mancano sempre di un aspetto determinante quando sono poste alla prova. E la famiglia che nei momenti critici è l’unica a porgere aiuto e magari i meriti del papà sempre misconosciuti quando la foja libertaria dava un impulso eccentrico dai genitori. “L’unione fa la forza” ma l’unione vera, quando l’aiuto viene da chi ci é vicino e non l’illusione da balordi istigatori capaci solo di profittarne.
Insomma, da tutto puo venire un insegnamento positivo, anche dalle difficoltà di una crisi che minaccia di allungarsi nel tempo. Credevamo che diventare europei ci avrebbe dato solo vantaggi, sperando che nelle difficoltà ci saremmo appoggiati alle economie più forti e invece questo si dimostra un viaggio di vasi di coccio tra vasi di ferro. Al contrario, le nostre difficoltà avvantaggiano i piu ricchi compratori europei. Impariamo anche da questo, se i media sono disponibili a divulgare la lezione.
Saluti, Ernesto - Zoagli
Targa per le bici: il fronte del no
> Non sono d’accordo, è realmente demente la targa alle biciclette: se sono abbandonate si levano e si portano al rottamaio, o in centro di ricupero di materiali metallici. Anche giacche, guanti e ombrelli sono spesso abbandonati per le strade, mettiamo anche a loro la Targa? Il problema è che nel nostro Paese ancora troppa gente manca di senso Civico.
Bruno Garaventa
> Non ritenevo l’argomento meritevole di attenzione, tuttavia notando i commenti (forse di lettori che riflettono o pedalano poco?) favorevoli all’introduzione della targa, soprattutto per eliminare il degrado delle bici abbandonate, colgo l’occasione per invitare un po’ tutti ad approfondire, in un secondo tempo, il tema della ciclabilità in Liguria dove al riguardo scontiamo un forte ritardo anche per un più accentuato atteggiamento pregiudizialmente negativo. A mio avviso (ma non solo) la targa alle bici è un’ASSURDITÀ! Infatti, a cominciare dal nord Europa dove nonostante il pessimo clima si raggiungono punte del 30% degli spostamenti con questo meraviglioso mezzo, il problema non si pone nemmeno e non a caso si sono sviluppate aree urbane a basso traffico proprio favorendo bici e pedoni e aumentandone quindi il grado di vivibilità. Ma come si fa a pensare di immatricolare una bici! E il costo? Magari superiore al suo stesso valore. E chi gestirebbe l’operazione? E poi bisognerebbe anche assicurararla? E il passaggio di proprietà? E a che servirebbe una targa facilmente asportabile quando ben poche hanno il numero di telaio stampigliato? E quali bici immatricoliamo: solo quelle degli adulti? E perché non anche quelle dei bambini, quando ormai esistono molte pieghevoli con ruote del 16 o del 20? E allora perché non anche gli skateboard o certe carrozzine di bimbi spinte a razzo da mammine sportive che fanno jogging? Le attuali targhe (meglio, pseudotarghe) in sperimentazione (Registro Italiano Bici, introdotto da EasyTrust, società privata) sono in realtà dei potenti e speciali adesivi per il telaio la cui unica funzione è quella di scoraggiare il furto ed eventualmente poter recuperare la bici rubata: www.bicisicura.it. Forse è meglio lasciar perdere queste oziose discussioni cercando casomai di non intralciare ulteriormente la vita degli “eroici” ciclisti urbani, ai quali piuttosto bisognerebbe fare “ponti d’oro” per incentivarli, visto che, sfidando il pericoloso e pesante traffico motorizzato, si muovono senza inquinare, senza causare gravi incidenti, senza far rumore, occupando da 1/5 a 1/10 dello spazio di un’auto e costando alla collettività assai meno per le infrastrutture! Ottusamente invece non solo non si migliora la ciclabilità, ma addirittura si vieta alle bici di circolare in certe zone pedonali (es. Chiavari e Rapallo) contrariamente ad altre città, specie europee. Certo anche tra i ciclisti ci sono le pecore nere, ma vanno ripresi o sanzionati quei pochi ineducati. Riguardo poi alla piaga delle bici abbandonate basterebbe che il comune, prendendo es. da altre esperienze periodicamente - 1 o 2 volte l’anno - previo avviso di un paio di settimane, approfittando anche per pulire meglio strade e marciapiedi, le rimuovesse riciclandole poi con un’asta pubblica.
Mario Repetto, Recco
Pronto Soccorso: tra indifferenza e umanita’
Gentile Corfole, la sera del 26 aprile tornando dal turno serale ho trovato mia madre per terra priva di conoscenza. Il 118 l’ha trasportata subito al S. Martino in codice rosso, dove ci hanno detto che si trattava di un quadro grave: ictus e semiparesi. Mi sono ritrovata in un pronto soccorso da terzo mondo dove quella sera c’erano almeno 2 clochard che dormivano sulle sedie, scarsa pulizia, cicche di sigarette e sensazione di insicurezza per i fuori di testa che vagavano in quel luogo. Mia madre giaceva inerme lì in attesa di essere trasferita, c’era una dottoressa brava che ci ha spiegato che la situazione era grave. Al suo lato della scrivania, c’era una ragazza, penso fosse un’infermiera, molto concentrata sullo schermo: credevo stesse facendo un lavoro molto importante riguardo alla paziente morente...ma ho dato una sbirciata ed era su Facebook! E si faceva delle gran risate cercando di coinvolgere gli altri colleghi che stavano facendo il loro dovere. In quel momento così doloroso non ho avuto la forza di chiederle il nome o protestare. Sulla parete ho visto un cartello che citava il codice deontologico del malato che richiede rispetto .... beh da parte di questa “cinica” signorina ho visto una totale indifferenza e mancanza di professionalità! E tra l’altro è una dipendente statale pagata da una contribuente come me che lavora nel settore privato e anche precaria! Mia madre comunque l’ho lasciata su una lettiga al 1° piano in un posto chiamato eufemisticamente “open space”.... in realtà un corridoio. Ma qui sono stati tutti professionali, nonostante fossero ormai le 5 del mattino. Poi l’hanno spostata a Neurologia dove c’erano dei dottori giovani, qui ho preso nota del nome della Dottoressa Bommarito, una giovane che non si dava arie e con grandi doti umane e professionali, sono stati tutti bravi e coscienziosi ma purtroppo mia madre è mancata dopo 3 giorni di agonia. Era nata a Tribogna nel 1924 si era trasferita a Rapallo da bambina, ma parlava sempre del suo paese di origine, purtroppo non ero più riuscita a portarcela per un motivo banale: soffriva il mal d’auto. Proprio a Neurologia abbiamo conosciuto il Dr. Schenone, un dottore simpatico e umano che quando ha visto il nome Garbarino ci ha detto “Ma allora siete di Tribogna ! Magari siete parenti dei miei cugini”. Insomma anche in quel momento così triste c’è stata un pò di gioa, non mi è sembrato un incontro casuale ma come se il destino avesse chiuso il cerchio e ci avesse portato un pò di Valfontabuona lì alla fine. Un caro saluto, vi leggo sempre con molto piacere: assieme al Secolo XIX e Repubblica ci siete voi, bravi! A mia madre leggevo sempre gli articoli del Sig. Rosasco senior e ci riportava sempre quel mondo contadino che non c’è più.
Anna Olivari, RAPALLO
Tratto da CORFOLE! del 6/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
I commenti dei lettori
:
Ci sono dele zone in Italia che il numero delle macchine circolanti non assicurate supera quello delle macchine assicurate....( purtroppo e' vero )naturalmente se approvassero questa nuova legge ... (targhe alle bici )in Liguria la pagherebbero tutti subito senza protestare salvo poi per chi non ce la fa ad andare avanti di arrivare al suicidio....ma in maniera civile senza disturbare troppo.....Un consiglio non suicidatevi ..caso mai prima di farlo am......te.
Aldo Gelletti:
Targhe sulle bici, forse che si o forse che no? Il capitalismo globale di oggi è diventata la peggiore delle dittature ed i parassiti come le assicurazioni e le banche si fanno sempre più ricchi. politici corrotti vogliono inculcarci decreti malvagi e farci abituare a pensare che siano giusti e, tra questi, se ci sarà, pure la targa alle bici. Quello delle bici rottamate è una scusa, ma, il reale motivo? Capitalismo bastardo e popoli stupidi. Queste situazioni stanno portando il sistema politico ed economico al collasso senza più ripresa simile a quello delle Torri gemelle: Matteo 24: 21-23, Daniele 2: 44, Sofonia 1: 18 Il mio blog secondario è psicologiapolitica.blogspot.com
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di Giansandro Rosasco
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UNA RICHIESTA DAL PERU’Articolo molto interessante sul cognome Sanguineti, il cognome di mia madre....