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edizione cartacea
10 Febbraio 2025 | in categoria/e edizione cartacea
Si fa presto a dire CORIANDOLI! I protagonisti del Carnevale derivano da una spezia!
Quello di lanciare piccoli oggetti per festeggiare è un rito antichissimo: un tempo erano fiori, foglie e semi, finché esattamente 150 anni fa, un ingegnere ebbe l’idea di usare degli scarti. O forse... fu un altro ingegnere?
- di Michela De Rosa
Il Carnevale è una festa antichissima, così come l’usanza di “lanciare piccoli oggetti”. Si trattava perlopiù di fiori, erbe e “confetti”. Non i confetti che conosciamo oggi, bensì semi di coriandolo, ed ecco svelato perché oggi li chiamiamo coriandoli. E siccome questi semi venivano ricoperti di zucchero, ovvero confettati, in molte parti del mondo i coriandoli vengono chiamati “confetti”! Ecco la grande storia dei piccoli coriandoli di carta.
Perché per festeggiare lanciamo oggetti?
L’usanza di lanciare piccoli oggetti risale all’antica Grecia e alla cosidetta phyllobolia, cioè il lancio di foglie. Venivano lanciate foglie e petali di fiori sugli atleti vittoriosi, verso gli eroi di una battaglia, sugli sposi e sul corpo dei morti ai funerali, come ci riportano alcune poesie e le decorazioni sui vasi greci. Per alcuni sarebbe il modo per mostrare la propria partecipazione al trionfo o felicità o dolore anche senza poter raggiungere fisicamente la persona. Secondo altri, avrebbe a che fare con i poteri magici attribuiti a fiori e piante.
Perché proprio il coriandolo?
Il coriandolo venne utilizzato fin dall’antichità quale pianta aromatica e medicinale. A partire dal Medioevo attecchì l’usanza di lanciare i semi durante feste e celebrazioni: addosso agli sposi, come augurio di felicità o come scherzo durante il Carnevale che permetteva per un breve periodo di annullare l’ordine della società ed essere liberi anche di infastidire i potenti. Intorno all’anno 900, in Persia, il direttore dell’Ospedale di Baghdad, Muhammad ibn Zakariya al-Razi (riconoscuto come uno dei più grandi medici di tutti i tempi), aveva particolari difficoltà nel far ingerire i farmaci più amari ai suoi pazienti; nell’occasione pensò di rivestirli di zucchero. L’esperimento ebbe successo e nel passaggio dal Medio Oriente all’Occidente, quest’usanza di ricoprire con zucchero un farmaco, passò ai coriandoli, i cui semi divennero saporiti e zuccherosi. Se ci fate caso, anche molte pastiglie odierne sono ricoperte da uno strato docliastro! Verso il Quattrocento, nel pieno del Rinascimento italiano, i coriandoli erano ormai quanto oggi definiremmo confetti; gustati in chiusura ai pasti, erano altre volte invece gettati addosso agli sposi o a sfortunati passanti durante la festa di Carnevale.
Dai semi ai confetti, fino ai coriandoli di carta
Nel tempo l’usanza di ricoprire i semi con lo zucchero divenne troppo costosa e si cercarono soluzioni più a buon mercato, prima colorando i semi con del gesso e più tardi sostituendoli con palline di gesso colorato.
Con l’età moderna furono i semi di coriandolo a diventare sempre più rari, così l’usanza si sdoppiò: da un lato i “confetti” per i matrimoni fatti con semi di mandorlo; dall’altro il riso, nuovo simbolo di fertilità, lanciato a manciate sugli sposi. Finché non si arriva nell’800, quando due illustri ingegneri inventarono praticamente nello stesso momento i coriandoli odierni, dando vita a una disputa che dura ancora oggi! La differenza è che in un caso furono quasi subito commercializzati, entrando rapidamente a far parte della tradizione.
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