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    storia locale

    11 Febbraio 2024 | in categoria/e storia locale

    Zeneize inte schêue: come se la cavano i bambini col dialetto?

    Zeneize inte schêue: come se la cavano i bambini col dialetto?

    di Carla Berneanu

    Dopo la scomparsa di Bruno Minardi nel 2018, il "nonno" che portò il dialetto genovese nelle aule del Tigullio ma anche qui sulle nostre pagine, il cordone ombelicale lessicale che tiene unite le generazioni è passato nelle mani dell'Associazione "O Leüdo" (010 2469925 lun e giov 15:00-17:00 info@consultaligure.org) che promuove e sostiene il progetto "Zeneize inte schêue". Paolo Regati (in foto), Enrico Canale, Carmen Fava, Agnese Nocenti e Gianna Cipriani sono i volontari che stanno insegnando il dialetto nelle scuole di Casarza Ligure, Sestri Levante e Riva Trigoso e da febbraio anche in alcune scuole della Fontanabuona.




    Perchè insegnare il dialetto?
    Sono le nostre tradizioni, le nostre origini e non vanno dimenticate perché dobbiamo sapere da dove veniamo, perchè i nostri avi parlavano in un certo modo, la storia della Repubblica di Genova che è esistita per vari secoli, la nostra cucina e quant'altro ci identifichi.

    Proporre il dialetto alla generazione che sa già dal primo biberon cos’è uno smartphone, penso sia una bella sfida.
    Sì, ma sta andando bene, gli alunni mi fanno domande, sono interessati e le insegnanti collaborano.
    Il tempo a disposizione è poco, cerco di dare un’infarinatura di grammatica e scrittura, poi mi focalizzo soprattutto nella pronuncia e nei modi di dire, le piante aromatiche, gli animali, i mestieri, i parenti, i numeri e un pizzico di storia ligure.



    Il genovese parlato non è facile, ma nemmeno difficile. Ma la grammatica?
    O zeneize o l’é ciutòsto façile da parlâ e soviattutto da acapî. Scriverlo è già un pochino più difficile. Però i bambiniapprendono tutto con facilità.



    I bambini non hanno più familiarità con quella che era la lingua dei nonni; come se la cavano?
    Un tempo si andava a scuola per imparare l'italiano, oggi si cerca di far sopravvivere un po' di lingua genovese. Sicuramente chi ha genitori genovesi parte “avvantaggiato”, ma in alcuni casi, alunni stranieri riescono meglio di altri nella pronuncia.  



    Cosa la rende più orgoglioso?
    Che si ricordano. L’altro giorno alla prima lezione in terza elementare, alcuni bimbi mi hanno riconosciuto e ricordato il modo di dire “Son zeneize riso raeo, strenzu i denti e parlo ciaeo”, imparato due anni prima.

    E lei il genovese come lo ha imparato?
    Io l’ho imparato un po’ sentendo i miei genitori che parlavano tra di loro, un po’ ascoltando quei bei programmi folk che trasmettevano le radio locali come Aldebaran, Eclisse’82, Camogli Stereo e poi mi è sempre piaciuto quindi ho approfondito il tutto documentando con dizionari e libri.

    Un detto suona così “A pöco per vòtta s’è fæto Zena”. Noi speriamo che l’Associazione “O Leüdo” possa continuare il suo progetto e che, un passo per volta, il dialetto genovese possa riprendere il suo posto nel linguaggio quotidiano.




    1) "Lo so assai se il sale sarà abbastanza per salare la salsiccia": viene a volte impiegato per rispondere a domande assurde o di cui non si conosce la risposta.
    2) « Al molo nuovo, ci sono nove navi nuove, una delle nove navi nuove non vuole andare.»



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