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storia locale
11 Febbraio 2024 | in categoria/e storia locale
Buteghe e piccole storie di paese - Michela: “Se non ci sono, mi trovate in cantina!”
A Traso di Bargagli, resiste un’attività che si tramanda da generazioni
- di Giansandro Rosasco
A Traso, nel Comune di Bargagli, c’è una piccola attività oggi portata avanti da Michela Olcese che, come tante botteghe di paese, ha una storia da raccontare. A farne memoria ci sono le foto appese alle pareti che portano indietro nel tempo, ricordandoci una realtà completamente diversa.
La più antica risale a due secoli fa, quando al posto del negozio c’era la Trattoria Baraccone, chiamata così dal nome della località: di fronte all’ingresso si vede una famiglia e già questa è una cosa rara perché le foto erano molto costose.
Su una sedia c’è un bambino che alcuni riconosceranno come Giuseppe Olcese, il nonno di Michela, artefice della trasformazione della trattoria in negozio, rimanendo comunque legato al cibo: “Beppin, la casa del formaggio”. Nei primi decenni del ‘900 Beppin era conosciuto come “l’uomo col calesse” perché con il suo cavallo faceva la spola tra Liguria e Piemonte importando squisiti formaggi.
Poi l’attività passò alla figlia (la zia di Michela), mentre il figlio Bruno “crebbe i tre figli col vino!”, come dice Michela. Tranquilli, non li fece ubriacare! Anche lui abile nel commercio, si dedicò appunto alla vendita di vino. In quegli anni non esisteva “il ponte di Traso” per cui il traffico da Genova a Levante passava dentro al piccolo borgo che era, come molti borghi di allora, anche i più sperduti, fiorente di attività. Con “la modernità” tutto è cambiato, non solo il panorama.
E così arriviamo a Michela; “Prima ci lavoravamo io e mio fratello, ma ora due famiglie non riescono più a viverci. Vado avanti perché la mia famiglia ha da sempre il commercio nel sangue e io sono contenta se ci pago le spese e non ho debiti, considerando che la fortuna sostanziale è di avere i muri di proprietà”.
Allora bisogna aguzzare l’ingegno ed ecco che Michela, oggi 46enne con tre figli, se ne inventa ogni giorno una nuova cercando di mantenere la tradizione del negozietto e inserendo novità come la vendita delle bombole che pare siano le più a buon mercato sul territorio. “Quando hanno chiuso il ponte per restauri e le auto sono dovute passare di nuovo dal borgo, ho fatto un’offerta speciale sulle bombole e in molti tornano ancora apposta. Se ci fosse anche qualche spesa alimentare grossa al mese, questo potrebbe fare la differenza”.
L’APPELLO di CORFOLE
Resistere non è facile e per questo vogliamo affiancare queste attività raccontando le loro storie e facendo un appello: se tutti comprassimo qualche prodotto ogni tanto, nessuno di noi andrebbe in rovina e si riuscirebbe a mantenere aperte quelle botteghe tanto utili e osannate, ma di fatto - ammettiamolo - poco frequentate. Eppure rappresentano un servizio che non è solo “vendita di cose” ma è anche una luce accesa nei lunghi pomeriggi invernali, un po’ di compagnia per chi è solo, due parole magari in dialetto. E il tuo pane tenuto da parte, già pronto nel sacchetto. A volte, a ben guardare, non è nemmeno vero che sono più cari e comunque qualche decina di centesimi in più non valgono la sopravvivenza di questi che sono dei veri presidi del territorio?
Al fianco delle piccole attività
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