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    storia locale

    06 Novembre 2023 | in categoria/e storia locale

    Passo delle cento croci: la macabra leggenda all'origine del nome

    Passo delle cento croci: la macabra leggenda all'origine del nomeCartolina del 1972

    Possedimento dei Fieschi di Lavagna, fu teatro di briganti e assassini

    Mille metri di quota e cinquecento anni di misteri. E’ il Passo Cento Croci, che segna il confine tra Emilia e Liguria, in un luogo citato sin dai tempi di Carlo Magno quando era conosciuto come Transitus Carariae perché collegava a Carrara e alle sue preziose cave di marmo.





    Intorno all’anno 1116 i monaci Benedettini qui fondarono un hospedale, detto dell’Ospedalaccio per la precarietà dello stabile. Caduto in rovina e abbandonato durante il 1500, oggi restano pochissime tracce delle fondamenta. Il Passo si trova lungo una antica via del sale, importante per i traffici commerciali. E laddove c’erano merci e denari, c’erano briganti. E storie cruente, come quella da cui probabilmente arrivò il nome Centocrucis. Oggi, le pale eoliche sembrano quasi ricordare quelle croci.


    La testimonianza arriva da cinquecento anni fa

    Ecco la storia messa nero su bianco quasi 500 ani fa dallo storico Antonio Cesena che nel suo manoscritto del 1559 scriveva “nell’horribile selvaggio et oscuro luoco di Cento Croci, detto allora Monte di Lamba, oltre coloro che per mano d’assassini morivano, quali non erano pochi, morivano lì anche un numero infinito di persone soffocate dalle gran nevi, da venti, da freddi et horridi tempi. (...) E’ dunque così detto perché morendo ivi, come si è detto, molte persone oppresse da vari casi per tutto dove si ritrovava un corpo morto si piantava una croce: et tanto era il numero delle croci che si diceva delle cento croci e così venne a cambiare il primo nome di Lamba”.

    Qui venne costruito un “hospedale”, curato da una persona che veniva definita “Il Monaco”. Ma la cosa non ebbe l’epilogo sperato, anzi. Come scrive ancora il Cesena, “Fece questo indiavolato huomo un pozzo molto profondo dalla parte di levante discosto dall’ospedale passi 521, siccome ho fatto misurare io, in luogo coperto di cespugli, cese e pruni: il qual pozzo al presente resta accanto alla strada, la quale in quel tempo passava su la porta del detto ospedale. Hor fatto il scelleratissimo huomo questo – prosegue il Cesena – subito che lì capitava alcuno sfortunato forestiero, parendoli huomo da denari, aiutato dai suoi, il svenava e poi spogliato il portava nell’horribil pozzo. Né potendo, il Divino giudizio di Dio comportare una così horribile cosa, permise che dopo la morte di dodici persone, la cosa si venne a scoprire sotto la forma che intenderete. Essendo soliti li uomini di quelli tempi tenere gran numero di cani mastini per defensione di loro bestiame, dei quali tenevano gran somma per gli abbondanti pascoli, eran sempre in pericolo delle fere. Questi mastini – scrive – partendosi da luochi circonvicini, venivano a schiere su la bocca del fetente pozzo, et urlavano a gara, stavano tutto il giorno: né si sa se fussero ivi tratti dal giudicio di Dio o dal fetore dei putridi corpi. Li pastori li quali vedevansi abbandonare, contro la loro natura, dai cani, non sapendo che immaginarsi, raccontato il caso ai suoi, si misero in animo di vedere che cosa fusse questa, per il che si misero a seguire li cani per la folta selva, da quali furono condotti sopra il scellerato pozzo: e visto questo horribile spettacolo, né sapendo che pensare, subito attoniti e smarriti corsero all’hospedale per notificarli quanto avevano veduto. Il Monaco mostrò di meravigliarsi, ma la notte poi vistosi scoperto, tutti si fuggirono salvando con la trista e scelerata vita la per loro tanto mal guadagnata robba; benché per poco tempo di questa andassero allegri. E così venne questo loco tanto infamato che niuno si trovò che volesse abitarlo: per il che, mancando di abitatori, l’entrate furono usurpate in gran parte da li huomini…. L’anno di nostra 1559 io tornai a vedere il pozzo nomato da tutti Carenaggio e lo trovai più pieno di quanto l’avevo visto sei anni avanti”.

    L’origine Longobarda e il legame con Lavagna

    Leggenda o realtà? Si sa che nel 1951 da perlustrazioni di carattere archeologico, sono stati rinvenuti i resti di un pozzo. Sono emersi anche resti di fondazioni a conferma della presenza di un “hospedale” e di luoghi sacri. Tra le fonti più remote, quella che cita la presenza di un hospedale e di un ostello dedicati a San Michele già in epoca longobarda (568-774). Più avanti, un documento del 1186 vede l’allora arcivescovo di Genova assicurare gli introiti a Centum Crucibus fino ai confini della pieve di Lavagna mentre un altro del 1209 parla di beni che i Fieschi avevano all’ospedale de Centumcrucibus. In una documentazione del 1578 un arcivescovo di Genova univa l’ospedale di San Michele in Cento Croci con quello di San Nicolò in Pietra Colice. Da lì iniziò probabilmente il declino e viene da chiedersi se non sia per i fatti cruenti descritti  dallo storico Cesena. Quel che si sa è che già nel 1746 si afferma che l’ospedale e la cappella di Cento Croci erano completamente distrutti.


    Tante leggende, diverse ma simili e tutte sanguinose

    Nel corso dei secoli sono nate tante leggende, anche se in qualche modo simili a quella descritta dal Cesena, con “il monaco” che diventa avido e inizia a uccidere i viandanti per derubarli e poi gettarli in un pozzo. Una di queste varianti parla di un mercante che transitava spesso nella zona, trovando sempre ospitalità nell’ostello di San Michele dove vivevano cinque fraticelli. Nel tempo aveva stretto amicizia con loro ed era sempre bene accolto. Finché una notte, al suo arrivo, si trovò con un gruppo di monaci diversi e aggressivi. Capì subito che erano briganti travestiti, ma non poté far nulla. Questi, intuite le sue ricchezze, lo uccisero e lo gettarono nel pozzo lì vicino. Tempo dopo, l’abbaiare insistente del cane di un vicino cascinale, portò gli abitanti locali nei pressi del pozzo in cui ritrovarono cento cadaveri, compresi quelli dei veri fraticelli.
    Un’altra antica storia popolare racconta di una comitiva di viaggiatori che, transitando sul Passo, fu assalita e derubata da un gruppo di banditi. Si salvò soltanto un certo Damiano che, per ringraziare il Signore eresse una chiesa e un ostello affidandoli ai frati, in ricordo dei suoi sfortunati compagni di viaggio. Ma i frati, nel tempo, divennero avidi e iniziarono a uccidere i viandanti impossessandosi delle loro mercanzie, gettando i corpi in un pozzo situato a poca distanza dall’ostello. Con l’arrivo del caldo, l’odore delle salme attirò i cani dei casolari vicini, facendo così scoprire il pozzo. I monaci fuggirono allora in fretta e furia mentre i residenti, dalla rabbia decisero di demolire la cappella e l’ospizio, piazzando croci in ricordo degli uccisi.
    Un’altra leggenda ricorda invece una incredibile vicenda che accadde davvero nel Far West. Narra di una locanda, in cui gli ospiti sparivano nel nulla. Specialmente quelli soli e facoltosi. I malcapitati venivano terribilmente uccisi nelle cantine per poi finire... nei piatti di “cucina rustica”. Un giorno, un cliente, guarda caso un frate, notò nel suo piatto un dito umano e terrorizzato chiamò le autorità. Fatta la macabra scoperta, i cittadini dei paesi vicini appiccarono il fuoco alla locanda maledetta, spargendo perfino il sale sulle sue ceneri in modo da fare “terra bruciata”. Posero poi una lapide in ricordo delle 99 vittime e una croce per ringraziare il frate che aveva permesso di porre fine a quelle brutalità.




    Da dogana a hotel dove soggiornarono principesse: oggi è un rudere dimenticato

    Come abbiamo scritto, il Passo si trovava sulla via del sale, ed era perciò strada di mercanti e terra di regnanti. Ovvio che fosse sede di una dogana che passò di proprietà tra i varie famiglie nobili, dai Fieschi ai Farnese prima a Maria Luigia d’Austria. Nel 1714 ospitò per un mese la Regina Elisabetta Farnese quando era sposa novella del Re di Spagna Filippo V. Già allora, nel periodo estivo il Passo era gettonato per i bellissimi paesaggi montani con tanto di scorci mare, le passeggiate e la sua aria salubre. Il tutto vicino alle coste del Levante.



    Arriviamo così ai nostri anni CInquanta, quando la dogana diventò l’Albergo Centocroci con ristorante e sala da ballo. A distanza di secoli il Passo conserva la sua immutata bellezza, mentre questo edificio dal passato importante è oggi in uno stato di fatiscenza. Forse per via delle leggende? Persone che si sono recate nei pressi dell’edificio parlano di sensazioni inquietanti, rumori e voci inspiegabili...






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    Cartolina presumibilmente degli anni ‘60.Cartolina presumibilmente degli anni ‘60.

     


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