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15 Marzo 2023
Vito Molinari: l'incredibile vita del primo regista della TV
di Michela de Rosa
Ha conosciuto tutte le star possibili, ha scritto 12 libri e a Sestri c’è la targa sulla casa in cui è nato: eppure a 93 anni ci ha confessato un sogno, anzi tre
Sestri Levante ha dato i natali a uno dei padri fondatori della televisione italiana: Vito Molinari è stato infatti il regista della trasmissione inaugurale sul canale che poi sarebbe diventato Rai 1. Poco più che ventenne, quel 3 gennaio 1954, si ritrovò a inventarsi letteralmente un mondo nuovo: “Alle 11 del mattino ero in corso Sempione a Milano e dirigevo la prima trasmissione della tv. Si trattava di alcune ore di diretta in cui venivano benedetti gli studi dall’arcivescovo Ildefonso Schuster e spiegato ai primi 24 mila abbonati come avveniva il “miracolo” della televisione, ossia come le immagini che proiettavamo arrivavano nelle case”.
Al posto giusto nel momento giusto
Già, perché nessuno sapeva cosa fosse la televisione. L’incarico di inventarla fu dato nel 1953 al funzionario EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche, poi diventato RAI) Sergio Pugliese. Si rivolse ai registi del cinema, ma in Italia era boom di produzioni, per cui nessuno voleva lavorare per “quella scatola” in cui nessuno credeva. Pugliese puntò quindi sui giovani. Andò a Genova a vedere uno spettacolo teatrale universitario scritto e diretto dal giovanissimo Vito Molinari: “Al termine mi fece chiamare e mi invitò ad andare da lui in ufficio per un lavoro. Una volta lì mi disse: ‘Vuoi fare televisione?’ -
‘Non so cos’è’. - ‘Guardi nessuno lo sa, ne so qualcosa io perché sono stato mandato tre mesi in America a studiare. Cosa vorresti fare?’ - Ci pensai un po’ su e poi dissi: ‘Il presentatore’ - ‘Con quel naso? No, lei farà il regista’. Ed entrai nel gruppo sperimentale della televisione italiana. Un colpo di fortuna”. E così iniziò una carriera incredibile, che proseguì con oltre 2000 trasmissioni, 500 caroselli e 200 videobox.
Star, meriti e destini
Impossibile elencare i personaggi con cui ha lavorato: pensate a un nome famoso dagli anni ‘50 ai 2000 e probabilmente c’è. Ma chissà quanti nomi dimenticati. Allora gli chiedo chi secondo lui non ha avuto il successo che si meritava: “Christian De Sica, che ho diretto quand’era giovanissimo; un artista eccezionale, rovinato dai cinepanettoni. Gloria Paul, la più bella donna che ho conosciuto. Era la prima ballerina di una compagnia di ballo argentina; l'ho scritturata per i primi videobox (gli antenati dei video musicali), poi per fare la soubrette con Macario e con tanti altri in teatro e in televisione. Al massimo della carriera ha avuto un incidente domestico assurdo: mentre faceva la doccia le è caduto addosso il boiler ed è rimasta paralizzata. Una carriera stroncata così, per una fatalità. Ancora oggi ha una gioia di vivere incredibile. Poi sono stato molto amico di Paolo Poli che ho diretto nel varietà “Babau” (1976). Era intelligente e ironico: ricordo una volta che gli hanno portato un mazzo di fiori bellissimo e lui ‘Sempre fiori, mai un fiorista!’. Il fatto di essere omosessuale dichiarato gli ha bloccato la carriera. Mi viene in mente anche Antonio Ricci, che si è fermato a Striscia la notizia ma saprebbe fare molto di più”.
L’incontro con Govi e le commedie salvate dal macero
Prima ancora della carriera televisiva, il giovanissimo Vito era già molto attivo nel teatro. A 17 anni era nella compagnia parrocchiale e una sera gli hanno detto che in sala c’era “il Commendatore”, venuto per reclutare giovani e ricostruire la sua compagnia dopo la guerra. Govi gli fa la proposta della vita, ma lui risponde “Non so parlare genovese”. “Non ha importanza.
I giovani basta che ci abbiano la coccina, la cadenza. Domani le mando il mio amministratore con la cifra della sua paga”, risponde Govi. Una cifra esorbitante per l’epoca e per un ragazzo; ma allora si diventava maggiorenni a 21, serviva il permesso dei genitori. La reazione fu lapidaria: “Sei matto? In giro per l'Italia a dipingerti la faccia? E questa cifra per un ragazzo è un’illusione, non ti daranno niente”. E così quell’avventura sfumò. “Rimasi suo amico, andavo a vedere gli spettacoli e ho avuto sempre la sensazione di dovergli qualcosa”, racconta Molinari. E così fece, in effetti. “All’epoca le bobine con le registrazioni erano gigantesche e in Rai iniziava a scarseggiare lo spazio. Così molte venivano mandate al macero, tra cui le commedie di De Filippo e di Govi, andate quasi tutte perdute. Un giorno, sul finire degli anni ‘70, mi telefonò un funzionario Rai, raccontandomi di avere un peso: aveva ricevuto l'ordine di distruggere quattro commedie di Govi, ma lui era un appassionato così le aveva nascoste in un armadio. Fu grazie a quel salvataggio che nel 1980 mandammo in TV Tutto Govi. E fu un record di repliche”.
La targa e la predizione del nonno
Oggi in Corso Colombo a Sestri Levante c’è una targa sul palazzo in cui è nato il 6 novembre 1929, e se già è di per sé un evento che capita a pochi, nel suo caso c’è un elemento incredibile: “Mia madre mi raccontava che quando nacqui mio nonno disse: ‘Questo bambino ha la testa piccola come un mandarino, ma un giorno ci sarà la targa sulla casa in cui è nato’. Questa cosa mi colpisce sempre”. Per raccontare la vita, gli incontri e gli aneddoti di Vito Molinari ci vorrebbero libri e per fortuna lui stesso ne ha scritti diversi, 12 per l’esattezza, tra cui uno dedicate alle soubrette, uno ai comici, uno a Govi e uno alla Rai.
E ora, a 93 anni, ha anche un canale you tube. Quindi alla fine ha esaudito anche il desiderio di fare il presentatore! A proposito di desideri, mi faccio genio della lampada e gli chiedo di esprimerne tre e di esagerare pure: “Beh, sarebbe bello che almeno uno dei miei libri avesse il successo del Nome della Rosa. Poi mi piacerebbe fare una serie di trasmissioni con le mie teche. Infine, quando mi è capitato di andare a fare la televisione avevo dato un po' di esami in università, ma poi ho lasciato tutto. Ecco, allora mi piacerebbe una Laurea honoris causa e realizzare il sogno dei miei genitori di vedermi laureato”. Il messaggio è lanciato.
Chissà.
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