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09 Dicembre 2016 | in categoria/e attualita benessere diritto edizione cartacea salute
LUDOPATIA: QUANDO IL GIOCO E' DROGA. Una dipendenza che non lascia segni sul corpo e per questo difficile da "vedere". Gli interventi di ASL, SCUOLA, COMUNI e dei BAR che dicono no
di Michela De Rosa e Simone Parma
Un business da miliardi di Euro che arricchisce poche società e rimpingua le casse dello Stato che con una mano da’ pensioni e stipendi e con l’altra se li riprende. Un fenomeno dilagante che ha mandato sul lastrico più di una persona e rovinato molte famiglie. Vediamolo sotto vari aspetti.
>>SANITA'<<“Una malattia subdola perché non lascia segni sul corpo”
Dottor Claudio Queirolo, psichiatra del SERT di Lavagna
Come si finisce nella spirale del gioco?«Si incomincia per distrazione o per superare un momento difficile, magari supportati da una vincita nel primo periodo. Questo ovviamente non vale per chiunque giochi, ma principalmente per chi ha un contesto familiare o lavorativo favorevole allo sviluppo della ludopatia, ma anche per chi è predisposto geneticamente. Per questo è fondamentale, durante il percorso riabilitativo, la presenza e il sostegno del maggior numero possibile di familiari». Per uscire da questa vera e propria dipendenza possono volerci anche più di dieci anni di cure e terapie. All’interno della struttura dell’ASL4 sono circa sessanta i pazienti seguiti per questa patologia:«Una percentuale ancora bassa, rispetto alla reale incidenza del fenomeno. La ludopatia infatti è una dipendenza molto subdola per due motivi: perché accedere al gioco è facile e basta un bar o un tabacchino, e perrché è trasparente, ossia non manifesta segni fisici, come potrebbe essere per l’alcolista o il tossico dipendente. Quando si sente il bisogno di uscirne solitamente è ormai tardi, si sono contratti debiti e rovinati rapporti familiari, ma riuscendo a riconoscere il problema per tempo si potrebbero sicuramente accorciare i lunghi percorsi di “disintossicazione”». Quello più difficile da contrastare però è il gioco d’azzardo online. Basta un computer o un semplice cellulare e si può giocare ovunque, a qualsiasi ora: «un grave pericolo, specie per i giovani, che hanno libero accesso e grande dimestichezza con internet. Pochissimi di loro però arrivano al SERT, perché l’età è molto complicata e per le famiglie è difficile rendersi conto del problema». Per questo l’ASL organizza incontri nelle scuole.
>>SCUOLA<<
“Prima del suono della campanella vado a caccia di studenti tra le slot”
Mariabianca Barberis, Preside Liceo Liceti Rapallo
Le slot sono un problema sentito ovunque, tanto che l’iniziativa della Preside del principale liceo è finita sui media nazionali. Mariabianca Barberis, già preside delle scuole medie di Cicagna, è infatti andata a caccia dei propri studenti fra le slot dei bar cittadini:«La necessità di verificare che non fossero lì è nata dal cambio di gestione di un locale molto vicino all’Istituto, che ha trasformato la propria vetrina per attirare l’attenzione sulle videolottery. Visto l’immobilismo del Comune, “legato” dalla legge nazionale, ho deciso di andare da sola. Fortunatamente non ho trovato nessuno dei miei ragazzi a tentare la fortuna davanti ad una slot. Occorre tuttavia sensibilizzarli, cosa che noi facciamo da tre anni con il progetto “Se non giochi...vinci” tramite il quale insegniamo ai ragazzi il calcolo delle probabilità e affrontiamo alcuni aspetti della pericolosità della ludopatia, coadiuvati da professori universitari e psicologi». Dopo la forte azione della Preside, i Carabinieri di Rapallo hanno eseguito controlli per verificare il rispetto delle regole.
>> GENOVA<<
“Abbiamo capito fin da subito il pericolo e ci siamo attivati sul territorio”
Maria Carla Italia, Assessora alle dinamiche sociali, associazioni, partecipazione, cittadinanza attiva, gestione patrimonio, scuola (Municipio I Centro Est)
Contro l’azzardo Genova è stata apripista in Italia: “suo il merito di non aver sottovalutato la diffusione dell’azzardo e di averne tempestivamente compreso la gravità”. E’ nata così nel 2012 la “Consulta comunale permanente sul gioco con premi in denaro”, con il compito di creare consapevolezza nella comunità e di formulare proposte per il suo contrasto. Sono state quindi attivate diverse azioni: momenti di riflessione e iniziative nei diversi quartieri cittadini; una campagna informativa, la vetrofania “Non Azzardatevi” per gli esercizi no slot e la mappa dei locali aderenti. Ancora più importante, nel 2014 è stato varato il “Regolamento su sale da gioco e giochi leciti” che ha imposto coraggiose restrizioni all’apertura di sale VLT e all’installazione di slot nei pubblici esercizi: “grazie a questo regolamento a maggio 2017, quando scadranno le licenze si calcola che su 702 attività, ben 639 non avrebbero la possibilità di rinnovo.”
12 DICEMBRE: INCONTRO SUL TEMA LICENZE E DIVIETI
Proprio a questo tema sarà dedicato il convegno che si terrà il 12 dicembre, al quale è previsto di invitare anche le associazioni di categoria del commercio e i commercianti stessi. D’altra parte i canali di gioco on line, incontrollabili e virali, stanno crescendo e attraendo sempre più giocatori, soprattutto tra i giovani. E in quel contesto, nel silenzio del legislatore, solo la battaglia culturale, forse, ci salverà.
>> C'E' CHI DICE NO <<
“Non vogliamo quei soldi”
Seppur consapevoli delle possibili conseguenze, molti bar e tabaccherie tengono “le slot” perché in un periodo di magra come questo ogni fonte di introito è benvenuto. C’è però chi dice no, come questi locali, entrambi gestiti da amministratori pubblici o ex tali. Il primo è il bar tabaccheria “Da U Spadella” di Diego Marchiolè, vicesindaco di Carasco:«Già durante la ristrutturazione del locale ricevetti diverse proposte commerciali in merito. Mi sono rifiutato da subito di assistere alla rovina delle persone che si giocano lo stipendio o la pensione, conoscendo le storie di chi si è ridotto in miseria in pochi mesi. Anche se siamo rivenditori di Gratta e vinci cerchiamo di tenere un profilo basso, informando la clientela circa i rischi e le probabilità di vincita».
Il secondo è il bar-rosticceria “Da Monica” a Cicagna. Il titolare, Marco Limoncini, già Sindaco di Cicagna e Consigliere Regionale, ci spiega: «Da noi gli unici giochi ammessi sono quelli di società, per divertirsi in compagnia e socializzare con altre persone nel tempo trascorso al bar. Non abbiamo installato “macchinette gioca soldi” nonostante si siano presentate diverse società proponendo guadagni assicurati perché siamo consapevoli delle gravi conseguenze sociali che creano. La ludopatia è diventato un problema serio che sta creando nelle famiglie situazioni di estremo disagio. Noi facciamo quello che possiamo nel nostro piccolo, ma ci vorrebbe più responsabilità da parte di chi da questa piaga è l’unico a guadagnarci, in questo caso lo Stato».
Al sito www.senzaslot.it l’elenco dei bar no-slot iscritti
LEGGI ANCHE: "GIOCO D'AZZARDO: UN BUSINESS DA 88 MLD DI EURO. Questi i soldi che gli italiani si sono giocati nel solo 2015. Oltre la metà con le slot"
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