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    Cos’è la farinata? E quali sono le pietanze liguri fatte con la farina di ceci? Se l’è chiesto Cesare Dotti, esperto di storia locale ...

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    cultura, edizione cartacea, sport, storia locale, tempo libero

    di Simone Parma | 02 Marzo 2016 | in categoria/e cultura edizione cartacea sport storia locale tempo libero

    Carina Massone Negrone: la donna che conquistò il cielo. La storia dell'aviatrice di Bogliasco che sfidò il mondo (maschilista) del fascismo

    Carina Massone Negrone: la donna che conquistò il cielo. La storia dell'aviatrice di Bogliasco che sfidò il mondo (maschilista) del fascismo

    di Simone Parma

    Prima si dedicò al nuoto, allo sci, al tennis, alla pesca sportiva, al ciclismo e all’alpinismo e considerando che erano gli anni ‘30 poteva già essere abbastanza per essere considerata una donna all’avanguardia, visto che le donne dovevano essere relegate al ruolo di madre, casalinga “piacevole distrazione” e “spalla del marito”. Una mentalità stretta, come la Liguria, chiusa tra mare e monti. E anche se i paesaggi sono magnifici capita di sentirsi soffocare. Forse fu proprio quella la sensazione che ispirò Carina Massone Negrone ad appassionarsi al volo e agli aeroplani. Così, non paga delle sue esperienze, a 22 anni conseguì il brevetto di volo. Ma a Genova nel 1933 non esistevano né aeroporti, né piste di atterraggio e la sua prova di abilitazione partì direttamente "dallo specchio acque sotto la Lanterna"! Da quel giorno Carina iniziò a sfidare se stessa e il cielo conquistando diversi primati mondiali di altezza e di distanza.
    Per capire meglio l'audacia di questa donna dovete pensare che a quell'epoca, oltre alla quasi totale assenza di piste, radar e torri di controllo, gli aeroplani erano di legno. Solo legno ricoperto da stoffa, un posto a sedere, busto esposto all'aria e al freddo (a più di 5.000 metri la temperatura arriva anche a - 64!) e testa protetta soltanto da un elmetto di cuoio. Ma erano aspetti che già conosceva visto che già aveva all’attivo un record di volo, ottenuto raggiungendo la quota di oltre 5000 metri a bordo di un velivolo anfibio.
    Con queste premesse, nel 1935, Carina, decise di sfidare un’aviatrice francese che deteneva il record di altezza, con quota 11.289 metri. Per prepararsi all’impresa si sottopose a mesi di pesante allenamento, lo stesso praticato dai suoi colleghi maschi. L’aeroplano che dovrà pilotare è il biplano Caproni Ca.113, modificato con un motore più potente col quale l’anno precedente un altro famoso recordman dell’aviazione italiana, Renato Donati, aveva conquistato il record di altezza superando i 14.000 metri. Per la cronaca, subito dopo l’atterraggio Donati svenne. Forse anche per questo i medici consigliarono a Carina di non superare l’altezza di 11.000 metri, rinunciando al record qualora avesse avvertito difficoltà respiratorie. Carina effettua un perfetto decollo, sale in quota, la temperatura scende fino a -35° e l’ossigeno diminuisce sensibilmente... comincia ad avvertire un certo stordimento, ma lei continua imperterrita a salire, finché sente di aver raggiunto il suo limite; allora livella il velivolo e inizia la discesa, fino al perfetto atterraggio.
    I dati di volo confermano che Carina ha toccato quota 12.043 metri, 754 metri in più del record precedente, segnando un record ancora imbattuto per la categoria degli aeroplani ad elica. Il successo le viene riconosciuto con una medaglia d’oro al valore sportivo, ma soprattutto la colloca nella storia italiana del volo. Le voci dell'impresa arrivarono sino ad Italo Balbo, esponente di vertice dell'aviazione fascista, che, in barba alla visione maschilista di quel periodo, celebrò pubblicamente Carina, con tanto di foto ricordo e dedica. La definì addirittura "signora dei cieli", una vera rarità per quell'epoca.



    Continua sotto














    Di quando si trovò per caso a un raduno di Vespa... e lo vinse!
    L'altezza però non era sufficiente per placare la sua sete di avventura. Così nel 1954 volò da Ghedi (Brescia), sino a Luxor in Egitto. Quasi 3.000 chilometri in tredici ore e 34 minuti, da sola, sorvolando tutta l'Italia e il Mar Mediterraneo. Carina era così, tenace, imprevedibile e un po' folle. I racconti su di lei narrano che nel 1955 fu incaricata del trasporto di un aereo Piaggio da Genova al principe di Monaco. Una volta giunta nel principato si imbatté in un raduno di vespisti ed in una gara di nuoto. Partecipò ad entrambi e indovinate un po'? Li vinse! A 44 anni!  
    Come se non bastasse  questa vita intensa e ricca di avventure Carina è rimasta nella storia italiana e ligure in particolare perché, alle 10:27 del 30 Settembre 1959, fu la prima a far atterrare un aeroplano sull’appena costruito Aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, di cui era stato promotrice e accanita sostenitrice sin dal primo momento.
    Rimase attiva nel mondo del volo per tutta la vita: partecipò a molte competizioni internazionali, conquistò vari primati mondiali e fondò una scuola di pilotaggio.
    È scomparsa nel 1991, all’età di 80 anni, a Bogliasco, dove era nata. Nel 1996 le Poste Italiane le hanno dedicato un francobollo della Serie “Donne famose”.



    Tratto da CORFOLE! del 3/2016, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


    I commenti dei lettori
    Stefano De Ferrari:

    Conobbi la marchesa Carina Massone Negrone, alla fine degli anni '60, avevo 18 anni e fui assunto, seppur inesperto, al suo servizio, come cameriere, ci fu sa subito grande simpatia, ebbe la pazienza e l'entusiasmo, di insegnarmi l'ABC del lavoro che avevo scelto...Mi raccontò delke sue imprese aviatore, io ne ero affascinato....nel salotto campeggiava, tra i vari trofei, una lastra dargebmnto con su srutto: a Carina Negrone, signora dei cieli, Italo Balbo.


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