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02 Novembre 2011 | in categoria/e attualita

SI PUO' RISCHIARE UNA CONDANNA AD ESSERE "IPERPROTETTIVI" NEI CONFRONTI DEI FIGLI

I Giudici della Corte di Cassazione in una recente sentenza hanno confermato la condanna per il delitto di maltrattamenti in famiglia nei confronti della madre e del nonno materno giudicati “iperprotettivi” nei confronti del figlio/nipote minorenne.

I due adulti sono stati ritenuti colpevoli del reato sopracitato perché, in concorso tra di loro, avevano tenuto atteggiamenti “iperprotettivi” verso il minore, consistiti nel non fargli frequentare con regolarità la scuola, nell’impedirgli la socializzazione con i suoi coetanei, nell’impartirgli uno stile di vita tale da incidere sullo sviluppo psichico, con conseguenti disturbi deambulatori ed infine per avergli rappresentato la figura paterna come negativa e violenta, imponendogli di farsi chiamare con il cognome materno.

Nel confermare la condanna la Suprema Corte ha precisato che il reato in questione tende a tutelare l’incolumità fisica e psichica delle persone a prescindere dalle condotte di carattere vessatorio e violento; quanto all’elemento soggettivo intenzionale che connota il delitto, nel caso di specie è stato ravvisato nella violazione delle indicazioni e delle prescrizioni, che erano state talora imposte e talora concordate tra i famigliari e gli esperti anche in base ad interventi dell’autorità giudiziaria.

Tratto da CORFOLE! del 11/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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