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01 Ottobre 2009 | in categoria/e attualita

Le Barche a Torsio vanno... controcorrente

A torsio per il mare, come una barca alla deriva, la corrente se la porta e se scogli devono essere scogli siano. Il mare è gran maestro nello spiegare agli uomini la fatalità della vita e proprio a Camogli, paese di pescatori e naviganti, nascono le BARCHE A TORSIO, gruppo musicale di folk moderno in zeneize. La chitarra di Giascio (Francesco Campanelli, di Camogli) e la voce di Torsio (Andrea Zanini di Recco) hanno dato vita a questo progetto musicale davvero fuori dalle righe.
Da quanto tempo suonate insieme e come nasce il progetto Barche a Torsio?
Suoniamo insieme dal 2000 in un gruppo che allora si chiamava Raza de Odio. Le Barche a torsio sono nate nel 2005 tra serate di disperazione invernale, pessimismo e fastidio, depressione e malessere, farciti da vari generi alcolici. Il tutto è stato riversato nelle strofe malate e nei rif deliranti che caratterizzano la nostra musica. La nostra sala prove è la cucina di Giascio che ci mette nella condizione mentale ideale per comporre. A dire il vero comunque la disperazione invernale camoglina è il nostro benessere, la vera disperazione è l’estate. Troppo turismo, troppo caldo e troppe creme rassodanti. A noi è caro l’inverno: quando ti fai le rustie e lo stoccafisso e in pratica non hai quae di fare nulla. Questo è il nostro humus. La verità -sottolinea Giascio- è che a me da proprio fastidio la luce.
Il nome Barche a Torsio da dove deriva?
Il nome è nato da una canzone dialettale dei Trilli. Siccome ci riconosciamo molto in questa definizione, che significa persone allo sbando, portate alla deriva dalla vita e dalla musica, lo abbiamo adottato. Per non spaventare i lettori precisiamo che una canzone su dieci ha parole di speranza, o almeno un fondo di ottimismo. In assoluto due erano gli aspetti che ci interessava sviluppare: il primo è suonare solo per eventi legati al susseguirsi della stagioni, un concerto a maggio per le fave, a luglio per le acciughe a fine settembre per le rustie, la vendemmia e i funzi. In ultimo a Natale, perché ci sentiamo tutti più buoni e perché crediamo nelle tradizioni, nei valori e nelle radici della nostra terra. Non per niente cantiamo in dialetto, anche se non siamo dei puristi. Il secondo motivo, forse il principale, è quello del baratto. Siamo contro la commercializzazione della nostra musica. A noi interessa che a questi avvenimenti la gente sappia che scambiamo la nostra musica con generi di prima necessità. Crediamo soprattutto nella forma del baratto, lo scambio, il mutuo soccorso che in questa epoca di consumismo sfrenato la gente dovrebbe rivalutare. Abbiamo scoperto, tra l’altro, di non essere nemmeno gli unici in Italia, in altri settori la gente comincia a barattare mano d’opera e ospitalità ad esempio. Quindi una cosa è certa, non troverete mai i nostri dischi nei negozi tradizionali... anzi, copiateli che almeno risparmiamo i soldi della copertina.
Quali sono i temi che affrontate?
In realtà ci sono tante cose nascoste, in pratica tante canzoni sono autobiografiche o basate su fatti realmente accaduti, trasportati in chiave ironica. Cerchiamo di sdrammatizzare un po’. Comunque come consiglio, non state a scervellarvi a trovare una morale anche perché tante parole nascono tanto perché devono nascere. Ad esempio, l’ortolano satanico è un personaggio da fiaba, non ha un riscontro nella realtà e pur tuttavia è più reale e più presente di un Nek o di un Tiziano Ferro.
Nelle vostre canzoni descrivete i problemi di tutti i giorni della gente comune, siamo davvero tutti barche a torsio?
Giascio: ”La risposta è no. Ovvero quelli che non erano prima a torsio sono sempre meno a torsio. Mentre quelli che erano già prima a torsio adesso sono praticamente al fondo. Una persona non ha torsio è chi ha la possibilità di gestire il porprio tempo, cosa che accade davvero raramente, tutti gli altri chi più chi meno, sono tutti a torsio.”
Torsio: ”E’ un momento molto a torsio, in generale la gente al mondo non si rende conto di essere completamente a torsio dei cellulari, di facebook, di internet, in fondo sono tutti mezzi di omologazione di massa. Noi per essere veritieri abbiamo un Myspace: Amixi de barche a torsio, ma sono i nostri fans a gestirlo.”
Avete dedicato una canzone del vostro secondo album a Orero comune della Fontanabuona. Se la Pro loco vi invitasse a suonare come reagireste?
Saremmo fierissimi di ottenere la cittadinanza onoraria o anche disonoraria di Orero. Questa canzone è uno dei pezzi di cui andiamo più fieri perché Orero è una parola palindroma, che si può leggere cioè nei due sensi, ed ha quindi una grande musicalità. La canzone su Orero poi, è il simbolo del disagio perenne di trovarsi in qualsiasi posto che non sia casa propria.
Che programmi avete per il futuro?
Abbiamo già pronti una ventina di pezzi nuovi e se tutto va bene, per l’anno prossimo, senza premura, con i tempi che ci contraddistinguono, avrete il piacere di non trovare nei migliori negozi di dischi la nostra terza fatica. Puntiamo a una distribuzione alternativa, negli alimentari, dal besagnin, dal panettiere, cartolai, pescherie o nei pochi negozi di pesca rimasti. Tutti i negozianti che condividono almeno un po’ il nostro approccio anti commerciale, chi vuole i nostri dischi porti un’offerta: vestiti, buoni pasto, cibo, e noi con calma passeremo a ritirarli.
Grazie Giascio, grazie Torsio quando possiamo venire ad ascoltarvi?
Il 23 ottobre alle 21.00 presso il Circolo Matteotti di Sestri Lavante.
Tutti i lettori a torsio del nostro Corriere sono inviati al prossimo evento.

Fabrizio Dentini
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