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attualità
03 Ottobre 2011 | in categoria/e attualita
AMICI ANIMALI 1 - Un Cimitero per ricordarli con un affetto sconfinato
“Sei dentro di me come l’aria che attraversa i polmoni, fa il giro e poi riesce portandosi dietro tutto il male che c’è. Sei dentro di me come una forma che non riesce a prendere vita, eppure è là ferma, immobile, pronta a diventare tutto ciò che desideri. Sei dentro di me come un fiume che dopo aver percorso valli e monti si getta a mare per trovare riposo. Con tutto il mio amore”. Una dedica accorata, l’espressione di un sentimento forte, profondo. L’aspetto insolito è il destinatario della poesia: un coniglietto bianco e nero, Teddy (foto1). Che ha trovato riposo assieme ad altri animali nel “cimitero dei cani” di Rapallo. Già, perché non tutti sanno che nel territorio ruentino esiste un camposanto davvero particolare. Dove le tombe – con tanto di lapide – racchiudono il riposo eterno di cani, gatti, coniglietti. Insomma, i fedeli amici di molte persone che da più di cent’anni a questa parte hanno scelto quel luogo per seppellire i loro piccoli amici. Alcune delle date riportate sulle lastre marmoree, infatti, rimandano alla fine del XIX secolo. Tra le tombe più antiche, quelle dei cagnolini appartenenti alla famiglia Molfino, proprietaria dell’omonima villa che sorge in località Gravero, frazione di San Maurizio di Monti. Qui, nel verde del parco della residenza, i Molfino vollero realizzare per racchiudere i resti dei loro fedelissimi (una delle lapidi recita “Depretis lo donò a Molfino nel 1867. Morte lo rapiva nel 1870”: testimonianza del rapporto d’amicizia che legò Amalia Feletti, moglie di Giorgio Ambrogio Molfino, con la moglie dello statista Agostino Depretis) e che ad oggi è uno dei più antichi cimiteri per animali. Peccato che trovandosi all’interno di una proprietà privata da tempo disabitata e in abbandono, sia piombato nell’incuria. Per raggiungerlo, è necessario percorrere un tragitto nella boscaglia. Un passo, poi l’altro. Ed ecco comparire, tra gli alberi, ruderi avvolti nell’edera. Giungendo dal sentiero, all’interno si scorge una lapide con incisi un nome e pure un cognome – Tepepa Cirolo – e le date di nascita e morte. Al centro, la foto di una cagnolino dal pelo fulvo. Attorno, incastonate nella pietra, altre piccole tombe: come quella di Gio, occhioni scintillanti nel pelo nerissimo che ancora brillano nell’immagine affissa sul marmo. Fuori dai ruderi, tra un tappeto di erbacce e di foglie secche, fanno capolino decine di altre tombe. Molte riportano una dedica. Come quella di Titti, su cui campeggia no la scritta “Eri bella e brava, ti ricorderemo sempre” e addirittura un piccolo crocifisso. E ancora, “Il nostro insostituibile gattone Minny” e Roy, a cui i padroni scrivono “Sei stato grande”. E poi Birillo, Tom, Angie e il suo “sguardo di leone”. Tutti fedeli amici dell’uomo. Tutti sepolti tra il fogliame di un terreno lasciato in preda all’incuria. Chissà, forse proprio lo sguardo buono e languido dei fedeli amici dell’uomo potrebbe indurre chi di dovere ad attivarsi per fare in modo che villa Molfino e il suo parco, angolo antico, romantico e pittoresco della città, non vada perduto.
Silvia Franchi
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Tratto da CORFOLE! del 10/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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