cucina, ecologia, edizione cartacea, storia locale

13 Settembre 2016 | in categoria/e cucina ecologia edizione cartacea storia locale

TRA ZAPPE E PC - Lo zucchino cieco e misteriose presenze sui muretti a secco

Se come me siete nati e cresciuti in campagna non stupitevi se ogni tanto spunta qualcosa di nuovo, di sconosciuto, che non avevate mai visto né sentito. Questa estate è stato il turno degli zucchini. Non che non abbia mai visto uno zucchino, ci mancherebbe! Come tutti li ho sempre mangiati trifolati, nel tortino di zucchini, ripieni, nella pasta e in mille altre varianti, ma mai e dico mai mi era capitato di sentire esclamare: “Lo zucchino è diventato orbo!”. Lì per lì non capisco, poi chiedo lumi e mi dicono che è proprio così, lo zucchino è diventato cieco. In buona sostanza quando un frutto (zucchino) nasce proprio al centro della pianta, dove dovrebbe crescere il fusto, questa non riuscirà più a crescere e nel fantasioso dialetto genovese questo avvenimento era considerato come l’accecamento della pianta. Una cosa che sicuramente non faceva piacere ai nostri avi contadini, che si ritrovavano con un pianta in meno.

In estate poi è bello stare fuori a godersi l’aria fresca durante le piacevoli serate. Si cena all’aperto, si fanno due chiacchere e non c’è nemmeno bisogno di luce, da tante sono le stelle che illuminano il cielo. Bello e romantico. Poi però cade l’occhio sul muretto a secco che circonda il giardino e la mia faccia muta in una versione “shining”: il muretto è pieno di puntini gialli luminosissimi. La curiosità sorpassa la pura iniziale e andiamo subito a vedere di cosa si tratta: sono piccoli insetti che hanno colonizzato i buchi tra una pietra e l’altra. Mai visti in tanti anni! Dopo un po’ di ricerche su internet si scopre che sono larve della famiglia delle lucciole, che però non possono volare. Il muretto luminoso ci ha tenuto compagnia per un po’ di serate, poi naturalmente le lucine sono scomparse. Così tra zucchini ciechi e luci strane anche questa estate mi permette di imparare che in campagna c’è sempre da imparare.