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cultura, edizione cartacea, storia locale
01 Settembre 2008 | in categoria/e cultura edizione cartacea storia locale
La seconda guerra nel nostro territorio tra drammi e miracoli
Tutti i deportati tornarono a casa
<br(N.B. segnaliamoche sulla versione cartacea appare il titolo errato. Ci scusiamo con i lettori e con l'autore dell'articolo)
Eccezionale era stata la vendemmia del 1944, a memoria d'uomo, la migliore sia per quantità che per qualità, irripetibile in quanto la filossera avrebbe in seguito decimato le piantagioni.
C'era la guerra con tutte le conseguenze e in Fontanabuona eventi dolorosi non mancarono. Ricordato che a Gattorna c'era il comando territoriale di un nucleo operativo tedesco, voglio raccontare fatti dei quali sarà bene conservare la memoria. Il 23 settembre una grande folla stava accompagnando all'ultima dimora lo stimatissimo commerciante gattornese 64enne Giovanni Battista Galli, conosciuto come Gianni. Il lungo corteo si snodava per la via verso la chiesa di S.Giacomo e la bara aveva raggiunto l'altezza dell'attuale palestra dove allora c'era un bel boschetto adiacente a quello denominato della "Muleea", quando, con un rombo assordante sbucò dietro le colline un aereo che in picchiata lanciò una bomba che cadde, con un frastuono immenso, a Donega. Non si seppe mai il perché sia stata sganciata quella bomba che fortunatamente non causò né morti né feriti e nemmeno distruzioni di abitazioni. Analogo episodio accadde il 23 aprile dell'anno successivo: tre bombe furono sganciate sul ponte di Gattorna per cercare di ostacolare la ritirata dei tedeschi con lo stesso risultato senza peraltro colpire l'obiettivo. Grande panico, fuggi fuggi generale, la bara fu abbandonata sulla strada e tutti cercarono riparo nei boschi appena descritti. Nei giorni precedenti c'era stata l'uccisione, a Neirone, di tre soldati tedeschi da parte dei partigiani. Questa la ricostruzione dei fatti che circolava allora. I tedeschi ricevettero l'ordine di un rastrellamento a Neirone (zona partigiana) Il rapporto con la popolazione locale era buono in quanto molti conoscevano la lingua tedesca avendo lavorato come giocattolai o avendo addirittura attività commerciali in Germania.
Si disse che i tedeschi avessero inviato una staffetta ai partigiani perché si ritirassero. La pattuglia stava lentamente e quasi distrattamente entrando in Neirone quando, appostati dietro le mura del Cimitero, i partigiani uccisero tre tedeschi sparendo subito dopo nei folti boschi. A questo punto gli eventi si intrecciarono. I tedeschi andarono sì a Neirone a fare rastrellamento, ma trovarono solo donne e bambini, gli uomini si erano rifugiati sulle montagne, così per rappresaglia incendiarono moltissime case.
L'eccezionale funerale e la caduta della bomba furono occasione per un insolito affollamento ed un facile modo di rastrellare più di cinquanta persone di Gattorna e non solo. A quel punto l'angoscia prese il sopravvento conoscendo bene i metodi di rappresaglia dei tedeschi: ogni soldato tedesco ucciso, dieci italiani fucilati. Per far capire che non doveva essere addebitato ai gattornesi quello che si era svolto altrove vi furono molte mediazioni di coloro che conoscevano la lingua tedesca, dai Basso ai Castellana, ai Ginocchio, ad altri. Uno dei più attivi fu certamente il parroco don Giovanni Ferrera che sconfortato e deluso per non essere riuscito nell'intento mi disse: " Non vogliono sentire ragione, dicono che i morti ci sono e bisogna vendicarli…" Ebbe tuttavia l'assicurazione che non ci sarebbero state fucilazioni ma solo deportazioni…. E così fu ma pochi sapevano di questo.
Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, vennero allineati sul ponte di Gattorna fra strazianti urla di dolore di madri, mogli, sorelle, figli, parenti e condotti a piedi al carcere di Marassi dove, i più anziani, tra i quali mio zio, vennero rilasciati. Alcuni vennero rilasciati a Bolzano, gli altri (c'era anche mio fratello) tradotti nei campi di concentramento in Germania. Tornarono tutti! A ricordo di questo fatto fu donato alla chiesa di Gattorna un quadro votivo che non so che fine abbia fatto.
Sarebbe opportuno fosse rimesso in chiesa a perenne ricordo della tragica pagina di storia, forse la più drammatica dal 1854, e a riconoscenza della protezione della Madonna della Guardia invocata con tanta fede.
I commenti dei lettori
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di Giansandro Rosasco
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