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09 Febbraio 2023 | in categoria/e attualita

A Portofino tutti pazzi per Ringo

foto di Francesca Castagnino e Adriano Cascio

di Michela De Rosa
Il becco selvatico è improvvisamente apparso in Piazzetta, dove ormai è una star
A niente sono valsi i viaggi per riportarlo sui monti: lui torna sempre tra le persone

Se si parla di Portofino il pensiero va ormai dritto a ville, vip, yacht e lusso. Questa immagine patinata ha cancellato del tutto la sua anima originaria, quella che, solo qualche decina di anni fa, ne faceva un piccolo borgo marinaro, ma incastonato tra i monti. Così, in basso c’erano i pescatori e in alto i pastori. Il Promontorio era infatti terra di pascoli, sempre verdi grazie alla vicinanza del mare, e per questo utilizzato per secoli anche come via di transumanza quando le montagne dell’entroterra erano innevate. Un mondo che sta scomparendo sotto strati di eccessi, lifting e carta patinata.  
Poi è arrivato lui.
Così, di punto in bianco, si è presentato in Piazzetta con tutta la sua selvatica bellezza, il manto in puro pelo e quell’andatura fiera e stramba.
E senza alcun invito a qualche galà nei ristoranti blasonati, ha iniziato a pranzare con vista mare.

Gratis.

Si tratta di un bellissimo becco e per via del suo colore bianco e marrone è stato sprannominato Ringo, come il biscotto. In pochi giorni è diventato la più inaspettata mascotte del borgo, tanto che ormai si moltiplicano in rete le foto e selfie insieme a lui degli abitanti e dei turisti.

Ma come è comparso e soprattutto da dove viene? L’ha perso qualcuno?

“Da qualche settimana sentivo belare e dicevo ‘te lo lì che il Pinuccio si è preso una capra’” - ci racconta il portofinese Matteo Rastelli che dalla sua postazione privilegiata di giardiniere della Torre sotto a Castello Brown praticamente vive tra il porto e la Piazzetta. “Poi l’ho visto: se ne stava lì, arrampicato sulle rocce sotto il Pitosforo di Cracco a brucare beatamente le erbette. E nei giorni seguenti è diventato una presenza quasi costante nel borgo. In poco tempo si è scoperto che si tratta di un maschio che per qualche motivo ha lasciato - o forse perso - il suo gruppo di capre che ancora vivono allo stato selvatico sulle alture”.
L’aspetto curioso è che, pur essendo selvatico, non ha alcuna paura e anzi, racconta Matteo: “A volte ti segue come un cagnolino e non ti molla più. Una sera mi ha seguito da dove attraccano i battelli fino in Piazzetta”. In effetti ci si aspetta che abbia timore dell’uomo, ma secondo Matteo la questione è semplice: “Sono animali intelligenti. Capiscono che non sei un pericolo”.

Nel borgo lo hanno preso tutti in simpatia e proprio per questo si sono adoperati per riportarlo tra i suoi simili: “Il personale dell’Ente Parco lo ha riportato sul Monte già due volte, ma è sempre risceso”.

E a noi piace vedere in Ringo un richiamo della terra, un appello della vita a contatto con la natura, una sorta di ritorno alle origini. Almeno un po’. Almeno quel tanto che basta per non diventare una vetrina vuota. Anche perché in questo piccolo ma unico fazzoletto di mondo, l’importanza del legame tra uomo e ambiente, quel legame che è stato capace di renderlo una perla, è sottolineata dall’istituzione nel 1935 del Parco di Portofino, tra le prime aree protette d’Italia. E allora grazie Ringo, per il messaggio che porti.