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storia locale
di Vittorio Rosasco | 01 Novembre 2009 | in categoria/e edizione cartacea storia locale
RANGHINELLI - La mia prima casuale lezione di educazione sessuale
Qualche tempo fa avrete letto sui giornali, ascoltato alla radio o visto alla televisione il gran can-can che si è sviluppato relativo a quella insegnante di scienze che ha fatto lezione di educazione sessuale in una scuola elementare. Sociologi, medici, filosofi, insegnanti, tuttologi hanno espresso la loro opinione dividendosi in contrapposte teorie e fazioni. Che l’insegnante abbia esondato in un campo così delicato parlando di autoerotismo e di sado-masochismo, come ho letto, stento a crederlo. Se fosse vero il mio giudizio sarebbe molto severo e vorrei che i provvedimenti lo fossero stati altrettanto. Questi argomenti possono incidere negativamente sulla formazione fragile dei bambini e il compito non è facile. Ai bambini si può parlare di tutto, anzi direi si deve parlare di tutto, ma con parole adatte, toni giusti, sensibilità e delicatezza infinita.
Vi racconto la mia prima e del tutto casuale lezione di educazione sessuale. Quella mattina la lezione era disturbata dai lamenti in varie tonalità di due gatti che sostavano in giardino. Avevo cercato di allontanarli ma ogni tentativo era risultato vano. Al momento della merenda il concerto continuava ancora e gli alunni osservavano dalla finestre i gatti che con miagolii laceranti si affrontavano in scaramucce e zampate apparentemente violente. Per i ragazzi era uno spettacolo divertente e ad certo punto uno mi disse: “Maestro, si picchiano!”
Lo scrutai un attimo, poi, come spinto da un desiderio di dare spiegazioni un po’ più valide di quelle che erano state date a me quando avevo la loro età, dissi “Sei proprio sicuro che si picchino?”
Il viso gli prese fuoco e con flebile voce rispose “ No…fanno….l’amore…”
Lo rassicurai, e siccome tutti avevano visto il gatto più grande coprire il più esile approfittai per spiegare, in modo semplice, con parole adatte, che era una cosa naturale per la continuazione della specie che ciò avvenisse, che l’amore era la conseguenza dei sentimenti che lega un maschio ed una femmina, come era successo per il papà e la mamma di ciascuno di noi. Mi guardavano attentissimi ma sicuramente non traumatizzati.
Quel giorno andai a casa soddisfatto perché avevo rotto un tabù, mi era venuto naturale e sono sicuro che ancor oggi quei ragazzi ricordano quella lezione. A quei tempi nessuno osava anche solo accennare al mistero della procreazione, si parlava solo di impollinazione, di api, di insetti, di fiori ( che poi non era né di facile esposizione né di facile comprensione) e anche se i bambini in campagna avevano maggiori occasioni di osservare fenomeni che facilitavano interrogativi come il gallo e le galline, i cani, la nascita dei vitelli nelle stalle, gli agnellini ma quando la curiosità oltrepassava l’ostacolo era deprimente dire che i bimbi nascevano…. sotto i cavoli o venivano portati dalla cicogna, un uccello che era conosciuto solo perché visto in figura sui libri.
I commenti dei lettori
GIUSEPPINA G.:
I bambini nascono oggi con gli occhi spalancati sul mondo, avidi di conoscenza, incantati dagli adulti, che adorano, ma non vengono tenuti nella giusta considerazione, non si coglie l'incanto nel quale ci proiettano e il progetto meraviglioso di continuazione che è nelle nostre mani, possiamo dire tutto ai bambini, basta rispettare i loro tempi, aspettare che siano essi a chiedere, portarli a chiedere, credo che solo rispettandoli e non trattandoli come se non capissero niente, ci meraviglieranno, per l'entusiasmo, l'attenzione, l'allegria quel modo di guardarci che ci fa sentire unici.
Loro sono pronti, e noi?
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