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    attualità

    01 Febbraio 2011 | in categoria/e attualita

    L'Italia non esiste, almeno per i liguri: un risvolto storico poco conosciuto mette in serio dubbio l'unita' d'Italia e i festeggiamenti per il 150°

    L'Italia non esiste, almeno per i liguri: un risvolto storico poco conosciuto mette in serio dubbio l'unita' d'Italia e i festeggiamenti per il 150°

    La storia della Liguria, come stato indipendente, è plurisecolare. Negli oltre sette secoli in cui fu indipendente, la Liguria divenne ricca e prospera grazie a una classe dirigente, il patriziato, che seppe anche evitare che il popolo soffrisse fame e miseria. I Genovesi e i Liguri furono spregiudicati capitalisti ante litteram e superarono brillantemente la crisi economica causata della scoperta dell’America che trasferì i traffici dal Mediterraneo, dove erano potenti, all’Atlantico. Ebbene i nostri Padri ebbero la capacità di trasformarsi in banchieri e di diventare una tra le più importanti potenze economiche d’Europa, finanziatrice di re e imperatori. Con alle spalle questa grande storia, unica in Europa e nel mondo, potevano i Liguri immaginare di essere annessi al regno di Sardegna, loro plurisecolare nemico? Purtroppo il giorno di Natale del 1814 seppero che l’annessione al regno dei Savoia era stata irrevocabilmente decisa dalle grandi Potenze. L’indomani il legittimo Governo genovese emise il famoso "Proclama dei Governatori e Procuratori della Serenissima Repubblica di Genova" dove, nel primo comma, si sancì chiaramente ed inequivocabilmente l’illegittimità dell’annessione, perché avvenuta con l’opposizione del legittimo Governo e perché si trattava sostanzialmente di un’annessione militare mai sanzionata da alcun plebiscito, che è sempre illegittima.
    Con la sconfitta di Novara del 23 marzo 1849 i Genovesi sperarono di riottenere l’indipendenza. Insorsero, ma furono duramente repressi, come scrisse efficacemente il compianto prof. Giovanni Rebora, "dalle bande di avanzi di galera del generale La Marmora, che a Novara scappò come un coniglio, ma a Genova seppe uccidere decine di ortolani di San Teodoro, stuprare e devastare al grido di dov’è balilla". Genova fu bombardata, saccheggiata, offesa; e Vittorio Emanuele II, il re galantuomo (sic!) non trovò niente di meglio che definire i Genovesi "vile e infetta razza di canaglie", mentre si complimentava in francese con La Marmora per aver ben operato a Genova!
    Allora perché Genova partecipò al Risorgimento, che altro non fu che una guerra di conquista savoiarda? Va ricordato che i Genovesi avevano uno spirito repubblicano e una fortissima avversione ai Savoia.
    Ma dopo la feroce repressione del 1849 occorreva pensare più in grande: un’Italia unita e repubblicana. Inoltre a Genova sempre di più si stava affermando una ricca borghesia imprenditrice attenta al mercato e alle possibilità economiche che un differente assetto istituzionale avrebbe potuto comportare. A Garibaldi, poi, pare che poco importasse combattere per la repubblica o per il re, salvo poi lamentarsi tardivamente per la cessione di Nizza ai francesi: che dire, era fatto così... Da allora la Liguria fu costretta a seguire i destini dell’Italia: stupide guerre coloniali e ben due guerre mondiali.
    E a moltissimi dei nostri antenati, come a tutti i popoli "costretti" ad appartenere allo Stato italiano, non rimase che la via dell’emigrazione. Ma ve lo siete mai chiesti perché solo dopo l’unità d’Italia la gente emigra a milioni? Non alcuni, si badi: a milioni! Infine ricordo che quando, tra il 1898 e il 1941, i Savoia insignirono di medaglia d’oro per benemerenze risorgimentali 27 città, tra queste non solo non c’è Genova ma nessuna delle città insignite è ligure! Personalmente, ritengo un onore non aver ricevuto alcuna onorificenza dai Savoia.
    Alla luce di questi fatti e ricordando anche i vergognosi massacri subiti dai popoli, non solo liguri, per soddisfare la sete di conquista dei Savoia, c’è da chiedersi seriamente cosa ci sia da festeggiare nella ricorrenza dell’unità d’Italia. In effetti, sia per la violenza efferata con cui è avvenuta, sia perché popoli diversi sono stati uniti senza alcun riguardo alle loro diversità, ancora oggi, a 150 anni di distanza, lo stato italiano non è riuscito a risolvere i forti squilibri tra il Nord e il Sud, squilibri che sono insorti proprio con l’unità.
    In tempi più recenti il Mil, Movimento Indipendentista Ligure, ha risollevato il tema dell’indipendenza della nostra terra. Nel 2002 propose di dotare il redigendo Statuto della Regione Liguria di una "Premessa" tratta da una mozione approvata con una larghissima maggioranza dal Consiglio Provinciale di Genova. Per sostenere questa proposta il Mil chiese ai comuni liguri di sollecitare, con una propria delibera, la Regione Liguria ad inserire la "Premessa". Molti comuni del Levante e della Fontanabuona, inclusa la Comunità Montana, deliberarono a favore (per maggiori informazioni si veda: http://www.mil2002.org/premessa/index.htm). Caso unico in Italia, lo Statuto venne effettivamente dotato di una premessa che, seppur differente da quella proposta, afferma che la Liguria «è area promotrice di valori di libertà e di indipendenza».
    Di sicuro, se la Liguria fosse indipendente, come ne ha diritto, i porti liguri e gli approdi dei vari comuni costieri avrebbero un’importanza ben diversa da quella attribuita loro dallo Stato Italiano. Essi continuerebbero ad essere fonte di ricchezza e prosperità come lo furono per secoli. Basti pensare che i porti liguri mandano a Roma oltre 6 miliardi di euro ricevendo in cambio inquinamento dalle navi ferme in porto e dagli autotreni che intasano le nostre strade, ecc. e poche decine di milioni di euro per l’Autorità Portuale. Purtroppo neppure il tanto magnificato federalismo porrà rimedio alla cosa perché i porti non sono inclusi (i maligni dicono perché la Padania non ne ha...) e proprio per questo ci danneggerà! Ma, ricordiamolo, a tutto questo il rimedio c’è: i nostri Padri ci hanno consegnato intatto il diritto internazionale di RI-tornare indipendenti: ora sta a noi, gente del ventunesimo secolo, il compito di esercitarlo.
    Franco Bampi (www.francobampi.it)
    Professore ordinario Università di Genova
    Segretario Movimento indipendentista ligure
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    Tratto da CORFOLE! del 2/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


    I commenti dei lettori
    :

    Sarah scrive:Da un'amica a cui purptorpo piace solo la terra ferma :Cari Navigatori, per Voi questo elogio al Capitano e ai suoi inseparabili Marinai e non solo quelli a bordo .. (una vecchia canzone di Lucio Dalla) Capitano che hai negli occhi il tuo nobile destinopensi mai al marinaio a cui manca pane e vinocapitano che hai trovato principesse in ogni portopensi mai al rematore che sua moglie crede mortoitaca, itaca, itaca la mia casa ce l'ho solo la'itaca, itaca, itaca ed a casa io voglio tornaredal mare, dal mare, dal mare capitano le tue colpe pago anch'io coi giorni mieimentre il mio piu' gran peccato fa sorridere gli deie se muori e' un re che muore la tua casa avra' un eredequando io non torno a casa entran dentro fame e seteitaca, itaca, itaca la mia casa ce l'ho solo la'itaca, itaca, itaca ed a casa io voglio tornaredal mare, dal mare, dal mare capitano che risolvi con l'astuzia ogni avventurati ricordi di un soldato che ogni volta ha piu' paurama anche la paura in fondo mi da' sempre un gusto stranose ci fosse ancora mondo sono pronto dove andiamoitaca, itaca, itaca la mia casa ce l'ho solo la'itaca, itaca, itaca ed a casa io voglio tornaredal mare, dal mare, dal mare buon viaggioSarah


    Tullio:

    Scusate, ma per festeggiare una cosa che ancora non c'è .(.vedi le regioni a statuto speciale, che sarebbe opportuno definirle "diversificate" ), se non sulle cartine geografiche, viste le disomogeneità sociali, culturali ed economiche esistenti e persistenti. Vi torna comodo rivangare il passato le cose di 150 anni fa..... di stravolgere la storia, per di più barando, sia sulle date, che sui fatti. La Storia fa comodo per festeggiare,..ma deve sparire subito dopo ..in quanto scomoda. <br />Vediamo un pochino cosa dicono i fatti storici dell'epoca in oggetto; <br /><br />Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario. Su quasi 26 milioni di abitanti, il diritto a votare fu concesso dai nuovi governanti solo a 419.938 persone (circa l'1,8%), sebbene soltanto 239.583 si recassero a votare; alla fine i voti validi si ridussero a 170.567, dei quali oltre 70.000 erano di impiegati statali. Vengono eletti 85 fra principi, duchi e marchesi, 28 ufficiali, 72 fra avvocati, medici ed ingegneri. <br /><br />Belin che democrazia..votarono l' 1,8% dei cittadini dei quali più di un terzo (70.000 ) impiegati dello Stato... e poi dite che la Storia non serve?...da quel momento è cominciato il declino di questo Bel Paese.. direttamente proporzionale all'aumento dei suoi Impiegati.<br />In quella data venne proclamato il Regno d'Italia...e non l'Unità...per la quale bisognerà attendere il 1870. Ricordiamoci bene che noi siamo frutto della nostra storia.... e un Popolo senza storia non è un Popolo.<br />Quindi, un grazie al sig. Franco Bampi, per averci ricordato chi siamo... e da dove proveniamo.<br />


    anonimo:

    Scusate, ma per festeggiare una cosa che ancora non c'è .(.vedi le regioni a statuto speciale, che sarebbe opportuno definirle "diversificate" ), se non sulle cartine geografiche, viste le disomogeneità sociali, culturali ed economiche esistenti e persistenti. Vi torna comodo rivangare il passato le cose di 150 anni fa..... di stravolgere la storia, per di più barando, sia sulle date, che sui fatti. La Storia fa comodo per festeggiare,..ma deve sparire subito dopo ..in quanto scomoda.
    Vediamo un pochino cosa dicono i fatti storici dell'epoca in oggetto;

    Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario. Su quasi 26 milioni di abitanti, il diritto a votare fu concesso dai nuovi governanti solo a 419.938 persone (circa l'1,8%), sebbene soltanto 239.583 si recassero a votare; alla fine i voti validi si ridussero a 170.567, dei quali oltre 70.000 erano di impiegati statali. Vengono eletti 85 fra principi, duchi e marchesi, 28 ufficiali, 72 fra avvocati, medici ed ingegneri.

    Belin che democrazia..votarono l' 1,8% dei cittadini dei quali più di un terzo (70.000 ) impiegati dello Stato... e poi dite che la Storia non serve?...da quel momento è cominciato il declino di questo Bel Paese.. direttamente proporzionale all'aumento dei suoi Impiegati.
    In quella data venne proclamato il Regno d'Italia...e non l'Unità...per la quale bisognerà attendere il 1870. Ricordiamoci bene che noi siamo frutto della nostra storia.... e un Popolo senza storia non è un Popolo.
    Quindi, un grazie al sig. Franco Bampi, per averci ricordato chi siamo... e da dove proveniamo.


    D. DE MARTINI:

    BENE, BRAVO, BIS E ANCHE TRIS. E SOPRATUTTO GRAZIE!!

    (COME NON SI FOSSERO SUBITE ABBASTANZA LE CONSEGUENZE,TRAGICHE, DI TEORIE PSEUDO NAZIONAL(REGIONALISTE)PROPONENTI PERCORSI DI PENSIERO ED IDEOLOGICI CON LA CONCLUSIONE STABILITA A PRIORI.( VEDI OGGI..) BELIN CHE INTELLETTUALI ! PRIMA LA CONCLISIONE, E POI "L'ANALISI" !!!


    Franco53:

    Si deve guardare avanti non indietro. E' assurdo rinvangare un passato di 150 anni fa e recriminare sui torti subiti. E' proprio vero che l'Italia è fatta ma gli italiani ancora no. Ammiro l'amore per la propria città, regione o paese ma detesto la divisione della nazione, in qualunque forma si presenti. Anzi, dirò di più, la mia patria è il mondo e lotterò sempre per l'unione e il rispetto di tutti i popoli. Tutti al mondo abbiamo subito dei torti, ma scagli la prima pietra chi non ha mai fatto torto agli altri. E allora se vogliamo vivere meglio cerchiamo di vivere in pace e in armonia. Diciamo addio al passato e apriamo il cuore al futuro.


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