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cultura
01 Novembre 2008 | in categoria/e cultura
Maestro unico, grembiule e voto in condotta? Io so solo che...
Parliamo di scuola ? Parliamo di scuola. Quante se ne sono lette sui giornali e sentite alla radio e alla televisione a proposito e a sproposito, spesso senza la consapevolezza dell’importantanza dei problemi trattati. Premesso che non voglio fare il laudator temporis acti (lodatore del tempo passato): anche se saranno inevitabili raffronti, voglio fare alcune riflessioni ed osservazioni così, alla buona, senza pretese. Quando il ministro della P.I. del governo passato Fioroni ha annunciato, un po’ timidamente,la riammissione della lingua latina ho avuto un sussulto di gioia: non ritengo il latina la lingua morta che si vuol far credere ma una fucina importante, forse un po’ difficilina, per l’apprendimento corretto della lingua italiana. Credo che dovremo invertire la tendenza di semplificare tutto, di ridurre gli ostacoli perché così facendo si allevano ragazzi abulici, non capaci di affrontare le difficoltà che ahinoi si incontrano nella vita. Mi risulta che anche l’esame di maturità sia ridotto a ben poca cosa.
Non voglio fare l’eroe ma voglio raccontare il mio esame di maturità. Proveniente dal liceo classico, decisi ad un certo punto della mia vita di sostenere la maturità magistrale come privatista. Rabbrividite, ragazzi.
Lo sapevate che il programma comprendeva tutte le materie di tre anni? Eravamo dei fenomeni? (mi riferisco a tutti i privatisti) Nooo, si dormiva poco, si studiava tanto e...si sperava nella buona sorte. Mi sembra che siamo sopravvissuti abbastanza bene, forse con in più un costante desiderio di conoscere e di imparare che, per quel che mi riguarda, è tuttora costante. Riguardo alla Gelmini mi sembrano strumentali e pregiudiziali tutti i no, spesso senza conoscere la sostanza e i dati certi. Che si facciano cortei, manifestazioni è democratico e giusto, ma è intollerabile, amorale, diseducativo, trascinare in piazza ragazzi con cartelli che neanche capiscono. A me fanno tanta tenerezza!
Le manifestazioni poi, devono essere autorizzare perché per il principio che le leggi si rispettano non si può pretendere di essere ascoltati se si violano leggi e regolamenti di ordine pubblico.
Il grembiule? Certamente si, è pratico, pulito, simpatico, evita l’esibizionismo: io stesso, da insegnante l’ho indossato per tanti anni (nella foto anno scolastico 1955-56. A proposito, chi si riconosce può scrivermi presso la redazione!). I voti danno una maggior gradualità di valutazione, il giudizio è asfittico: insufficiente (quanto insufficiente?) buono (quanto buono?). Il voto in condotta? Siiii. Lo dice uno che in vita sua non ha mai dato un 7 in condotta, ma oggi siamo in emergenza bullismo, distruttismo, voglio esagerare… teppismo.
Occorrono dei freni. I falsi moralisti, pietisti non fanno il bene dei ragazzi. Il tempo pieno deve continuare, anzi essere incrementato e ho ragione di credere che sia così. Ricordo quando c’erano le pluriclassi (oggi eliminate con i provvidenziali accorpamenti che avranno creato qualche altro problema organizzativo ma hanno evitato situazioni poco piacevoli). Ve ne racconto una. Scuola di campagna con due insegnanti, assegnazione delle classi. Supplicai il direttore didattico di assegnarmi il secondo ciclo (3^ 4^ 5^) con 15 alunni contro gli 8 del primo ciclo (1^ 2^) ma lui, per livellare i numeri preferì assegnarmi 1^ 4^ 5^ di 11 contro i 12 della collega. I numeri vanno bene, ma la didattica...
Si è anche parlato di stipendio e meritocrazia: l’insegnante deve avere uno stipendio decoroso anche in riconoscimento dell’altissima funzione che assolve nella società e va bene riconoscere lavoro ed iniziative particolari anche con aumento di retribuzioni. Ma non c’era già una volta? Ricordo di aver sostenuto un concorso per merito distinto, col massimo dei voti, che anticipava, non ai fini della pensione, lo scatto di tre anni sullo stipendio. Questa potrebbe essere non solo una miglioria sullo stipendio ma anche uno stimolo forte all’aggiornamento. Poi il maestro unico. L’ho fatto per una vita (era la mia vita!) e ci sono affezionato,ma non saprei se ripristinarlo o meno perché non conosco le problematiche dei moduli e tutto l’ambaradan di cui sento parlare. Posso solo affermare, in piena coscienza, che il rapporto tra insegnante e alunno era forte, vivo, bellissimo. Ogni alunno era nostro figlio e chi aveva più bisogno era più figlio degli altri senza creare invidie. Non so se oggi sia ancora così.
Come conclusione lasciatemi dire una cosa: i miei alunni li porto tutti nel cuore!
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