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sport
di Simone Parma | 02 Settembre 2017 | in categoria/e attualita edizione cartacea sport
Dalla Lega Navale alla “formula uno della vela”: un rapallese all'America's Cup
Massimiliano Carbone, il velista che ha reso orgogliosa una città intera
C’è stato un momento in cui la vela era in tutti i notiziari e il nome di Luna Rossa rieccheggiava in ogni casa. Oggi l’imbarcazione azzurra non gareggia più, ma c’è ancora molta Italia nella Coppa America, la più importante competizione per barche a vela del mondo. E un pezzo arriva da Rapallo: è Massimiliano Carbone, entrato nel team tecnico New Zeland che lo scorso giugno ha vinto l’ambito riconoscimento, dove “Non si tratta più di navigare a vela. In America’s Cup le imbarcazioni “volano a vela”.
Il trentunenne rapallese è nel mondo della vela dall’età di tredici anni e non ha più smesso di dedicare la sua vita al mare: “Ho iniziato come marinaio durante la stagione estiva e gareggiando con la Lega Navale di Rapallo. Sono diventato istruttore di vela ed ho continuato a imbarcarmi su barche sia a motore che a vela come marinaio occupandomi degli aspetti idraulici. Poi nel 2015 una chiamata inaspettata:la squadra di vela neozelandese New Zeland mi voleva a Auckland”.
La vittoria grazie al coraggio di cambiare
Queste barche nascondono aspetti davvero curiosi per chi non segue questo sport, come ad esempio il fatto che a bordo ci sono dei ciclisti. Sì, proprio così: sono loro il vero motore idraulico della barca. Una verà novità per la vela, che fino ad ora aveva fatto tutto “a braccia”.
La rivoluzione è arrivata proprio dal team New Zeland, il cui lavoro su questi aspetti (che spiegare nel dettaglio sarebbe davvero complicato) è stato fondamentale. Un lavoro controcorrente e durato due anni, quasi nel segreto. Ma alla fine i neo-zelandesi hanno avuto ragione.
Massimiliano è arrivato ai vertici della vela mondiale, occupandosi dei delicati aspetti idraulici della barca e del suo sviluppo, ma tiene asottolineare che “è un successo di tutto il team, dall’armatore alla segretaria, che nei momenti di difficoltà si è unito come una famiglia per riparare la barca e migliorarla. Nella Coppa America non c’è spazio per l’individualismo”.
Grazie al successo con il team New Zeland Massimiliano è stato insignito di una targa celebrativa da parte del Comune di Rapallo, consegnata dal sindaco Roberto Bagnasco
Cultura del mare: in Nuova Zelanda gli studenti escono in barca un giorno a settimana
Come può fare un giovane ad approcciarsi a questa disciplina e raggiungere questi livelli? “Ci vuole tempo e disponibilità finanziaria se si vuole fare agonismo, per questo è più difficile riuscire a fare carriera. Si inizia con la barca da circolo e si iniziano a fare regate, partendo dal locale andando sempre più distante. Certo, qui in Italia non è come in Nuova Zelanda dove ogni mercoledì gli studenti trascorrono un pomeriggio intero sulle barche a vela. Ci vuole la pazienza di saper cogliere le occasioni giuste. Io ho optato per lavorare sulle barche, che è una strada diversa: molto più sacrificio e tanti mesi lontano da casa, ma anche questa è una strada verso la Coppa America”.
Cibo liofilizzato e nostalgia
Se c’è una cosa che chi non naviga si chiede è: come fanno a stare in così poco spazio per così tanto tempo? “Bisogna abituarsi. Non c’è una camera vera e propria, non si può usare lo shampoo per lavarsi i capelli e tutto è più spartano. Ma la cosa per cui ci vuole un po’ più di tempo per abituarsi è il cibo liofilizzato”. In barca a vela il peso è fondamentale e a risentirne sono proprio le scorte di cibo: “quando le barche sono di piccole dimensioni il rispetto del peso diventa fondamentale e ogni membro dell’equipaggio non può portare con sé più di tre o quattro chili di peso”.
Si sta anche mesi lontani da casa, nostalgia? “Se da quando hai quindici anni non passi un ferragosto a casa a un certo punto la passione per il mare e la voglia di conoscere più cose possibili sostituisce la nostalgia di casa”.
Quella volta in mezzo alla tempesta...
Una vita in mare riserva di certo ricordi belli ma anche situazioni pericolose: “Sono molto legato al giro del mondo in barca a vela, con un equipaggio di sole 4 persone. Andò tutto bene, mentre durante una regata dalle Canarie a Santa Lucia nei Caraibi (con traversata dell’Atlantico n.d.r.) ci affidammo ad un meteorologo che sbagliò i calcoli e ci fece finire in una tempesta. La barca si danneggiò, ma riuscimmo comunque ad arrivare al traguardo sani e salvi. Fu la prima volta che mi trovai in difficoltà in pieno Oceano e ricordo molto bene quell’avventura”.
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