aiuola, attualita, edizione cartacea

di Giansandro Rosasco | 04 Ottobre 2012 | in categoria/e aiuola attualita edizione cartacea

L'AIUOLA - 100 secondi di solitudine

Assieme alla perdita di mia madre e alla colonscopia, arriva sul podio della mia personale top ten delle “cose che non vorresti mai provare nella vita” l’esperienza vissuta qualche giorno fa: l’investimento di un bambino. Quella brusca frenata, quel tonfo sordo, quell’urlo di madre: ancora oggi non riesco a togliermeli dalla mente. Ogni tanto mi compaiono davanti agli occhi, cogliendomi di sorpresa e lasciandomi senza fiato. E’ come se tutte le negatività del mondo si fossero concentrate in pochi secondi in quel maledetto metro di asfalto. E io ero lì. Solo qualche secondo prima stavo parlando con Gimmi della mia bicicletta, del fatto che l’ho ripresa dopo decenni perché devo perdere un po’ di pancia e di altre cose che fino a pochi istanti prima sembravano importanti. Ma la vita ha un modo tutto suo per riportarti alla cruda realtà; in quell’attimo la bicicletta, i chili di troppo, il negozio, le nipoti che mi aspettavano per portarle al cinema a vedere il loro primo cartone in 3D non esistevano più. Tutto cancellato dalla mente, invasa da quel bambino trascinato come un cencio e incastrato sotto le ruote. Avrei voluto chiamare Dio perchè riavvolgesse il nastro di pochi secondi, o almeno essere un dottore. Sentirsi inutili di fronte ad una situazione enorme, per uno come me che si illude di avere le soluzioni a tutto, è la sensazione più frustrante della vita: ho così virato in quegli interminabili secondi verso l’unica reazione razionale, chiamare il 118 e non muovere niente e nessuno. Ma era sempre troppo poco. E la situazione era disperata: il bambino esanime, la madre che girava da un passante all’altro come una pallina impazzita dentro ad un flipper. Era tutto un gran casino. Poi il miracolo. Dopo aver perso 10 anni di vita li ho riguadagnati grazie al pianto che ha sparato il piccolo bimbo sotto quel grande furgone. Era vivo, non m’importava altro. Due cose ho imparato: una che il destino bussa alla tua porta quando meno te lo aspetti (ogni tanto me lo dimentico), la seconda che è meglio essere preparati.
Così, per esorcizzare una delle più brutte esperienze della mia vita ho chiesto di partecipare al corso di Primo Soccorso della Croce Rossa. Pensateci a farlo anche voi, così se vi capitasse di assistere a un incidente, non proverete quel terribile senso di inutilità. Magari non riusciremo a salvare una vita, ma potremo dire di averci messo l’anima per tentare di farlo.

Tratto da CORFOLE! del 10/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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