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    21 Agosto 2023 | in categoria/e itinerari storia locale tempo libero uscire

    Sul sentiero dei Celti e dei Liguri: a piedi da Milano a Sestri Levante seguendo l'eco delle nostre radici

    Sul sentiero dei Celti e dei Liguri: a piedi da Milano a Sestri Levante seguendo l'eco delle nostre radici

    - di Michela De Rosa

    Un esemplare di elmo appartenuto a un antico Ligure è stato ritrovato a Pùlica ed è ora conservato a Pontremoli. Un altro elmo simile, ma appartenuto a un guerriero Celtico, è stato ritrovato a Casaselvatica di Berceto ed è ora conservato a Parma. Questo elmo è il logo del Sentiero dei Celti e dei Liguri, nato proprio sulle tracce di queste tribù pre-romane e sul mistero delle nostre origini. Alcune fonti attribuiscono infatti la fondazione di Milano ai Celti Insubri, che avrebbero disegnato un cerchio magico a nord della zona del Duomo. Da qui parte questo viaggio, che è anche un viaggio nella storia, attraverso la pianura di fianco al grande fiume Po, poi l’ascesa verso il Monte Penna, cima dedicata dalle tribù Liguri al dio Pen. Da questa antica divinità sembra derivare il nome stesso  dell’Appennino. E dopo distese di pascoli, valli abitate da cavalli selvaggi, cascate, ponti antichi e borghi di pietra, il cammino si conclude sull’infinità del mare, il suo mistero e le sue promesse di nuovi mondi. La scelta di Sestri Levante non è casuale: deriva infatti da Segesta Tigulliorum, borgo di fondazione romana ma così nominato per la storica presenza della tribù ligure dei Tigulli. Il Cammino si conclude qui, congiungendo simbolicamente la città dei Celti Insubri - Milano - con quella dei Liguri Tigulli.

    Il percorso è tutto segnalato
    Da maggio 2023 è segnalato su terreno e percorribile in autonomia a piedi con la traccia GPX, ricordando che per farlo tutto bisogna essere camminatori esperti, altrimenti si può optare per le tappe a propria misura di gambe.
    “La prima, iniziale e più breve ipotesi di percorso prevedeva di partire dal monte Penna e arrivare sino a Portofino, ma portava a passare da strade e centri abitanti e quindi al contatto con la civiltà. Invece, il percorso attuale permette di arrivare a Sestri Levante attraverso un itinerario selvaggio praticamente sino alla fine”, ha spiegato l’ideatore Emanuele Mazzadi.Rimane ancora molto da fare. Per esempio la manutenzione periodica, la guida cartacea, la traccia per le biciclette… Insomma ogni aiuto è benvenuto”.
    Quindi, se volete rendervi partecipi a questo storico cammino o intraprendere il Sentiero dei Celti e dei Liguri, da soli o in gruppo, potete staccare e conservare queste pagine per avere le informazioni sempre a portata di mano.  


    Il percorso in 10 tappe

    TAPPA 1 / DA MILANO A PAVIA
    La città e le vie d’acqua
    Si parte da piazza Duomo, il cuore celtico di Milano. Secondo la leggenda, in quest’area sarebbe sorto il tempio della dea celtica Belisama. Poco distante si trova anche il bassorilievo della scrofa semilanuta, che avrebbe indicato ai Celti Insubri la posizione in cui far sorgere la propria capitale nel nord-Italia, l’antica Medhelanon. Si prosegue fino ad arrivare alle Colonne di San Lorenzo e alla Darsena, antico porto fluviale della città. Da qui si segue il Naviglio Pavese, con le chiuse progettate da Leonardo da Vinci. La via d’acqua, affiancata dalla pista ciclabile, conduce alla Certosa di Pavia, importante luogo sacro e simbolo della città d’arte e antica capitale del regno Longobardo in Italia. Qui il nostro cammino incontra due delle maggiori direttrici di pellegrinaggio del Nord Italia: la Via Francigena e la Via degli Abati, che a Pavia ha la sua tappa di partenza.



    TAPPA 2 / Da Pavia all’Oltrepo
    Il grande fiume
    La seconda giornata di cammino prende il via dal caratteristico Ponte Coperto, che connette le due sponde del Ticino. Era questo il punto in cui, fino al secolo scorso, le lavandaie svolgevano il proprio duro lavoro. In Borgo Ticino vi è una statua loro dedicata. Arrivati a Cascina Scarpone si prosege a piedi fino ad attraversare il fiume Po sul Ponte della Becca. In prossimità di Broni, una strada molto tranquilla conduce fino al centro del paese. Si conclude la giornata con la salita verso Colombarone, da cui si gode uno stupendo panorama sulla pianura.

    TAPPA 3 / Dall’Oltrepo alla Val Tidone
    Le colline e i vigneti
    La vista sui morbidi colli dell’Oltrepo pavese ripaga delle prime fatiche e prepara ai dislivelli più impegnativi dell’Appennino. Camminando lentamente sul Sentiero dei Celti e dei Liguri si possono riscoprire antichi borghi come Caminata, splendido paese al crocevia fra tre cammini: il nostro, la Via degli Abati e il Sentiero del Tidone.
    Riscopriamo anche il fascino dei paesaggi di località poco note eppure stupende, come la Val Tidone un piccolo gioiello.

    TAPPA 4 / Dalla Val Tidone alla Val Trebbia
    I borghi dell’Appennino
    Si riparte dal caratteristico Borgo di Nibbiano, dove si trovano mulini recuperati, testimonianza dell’economia appenninica. Con i suoi 1780 metri sul livello del mare, Pietra Corva è la prima vera cima del Sentiero dei Celti e dei Liguri. Un punto panoramico spettacolare, che consente di guardarsi intorno a 360° osservando la strada già fatta e quella ancora da fare. La Pietra Corva fa parte dello spartiacque fra Val Tidone e Val Trebbia, definita da Ernest Hemingway: «La più bella valle del Mondo». Ora inizia la discesa! Fino a tornare alla quota  di partenza. A fine giornata, un giro per lo storico borgo di Bobbio. Qui si trova infatti uno dei più importanti centri monastici d’Europa: l’abbazia di San Colombano, fondata dal padre del «monacesimo celtico» che predicava la «peregrinatio pro Christo».





    TAPPA 5/ Dalla Val Trebbia alla Val Nure
    I pascoli di crinale
    Dal Ponte Gobbo di Bobbio, che forse fa da sfondo alla Gioconda di Leonardo da Vinci, proseguiamo nel bosco per raggiungere l’antica sorgente termale e iniziare la salita verso Coli. All’altezza di Poggiolo, il Sentiero prosegue in direzione dei calanchi attraverso una strada sterrata che raggiunge la linea di crinale. Dopo un piccolo strappo iniziale, il dislivello si fa piacevole. Il cammino attraversa pascoli e praterie, fino ad arrivare alla Sella dei Generali. La parte conclusiva conduce, seguendo in parte lo stesso tracciato della Via degli Abati, all’abitato di Mareto in Val Nure, nella provincia di Piacenza amata dagli escursionisti per la bellezza dopo un po’ di fatica.

    TAPPA 6/ Dalla Val Nure alla Val d’Aveto
    Le valli di pietra
    Dl Monte Carevolo con i suoi 1552m compare il profilo del Monte Penna, sacro ai Celti Liguri! Dopo alcuni sali-scendi tra faggete e pascoli si arriva al Monte Crociglia o “monte dell’angelo”. Nell’omonimo passo, zona di contrabbando di sale e metalli, scendiamo alla Rocca Marsa e l’ambiente si fa sorprendente: a sinistra colate laviche sottomarine con scurissime bolle di lava, a destra la Ciapa Liscia, con sotto le cascate. Si risale alla Valle Tribolata, un paesaggio di guglie acuminate che hanno come sfondo la gola de torrente Aveto, lungo 48 km e principale affluente del Trebbia. Scendendo, la faggeta cede il passo a un bosco a conifere e ginepri, fino ad arrivare nei pascoli sotto al Monte Groppo Rosso, in un ambiente più alpino che appenninico: a fine giornata queste rocce si infuocano nelle luci del tramonto. Torniamo alla civiltà attraversando la frazione di Roncolongo con i suoi campi terrazzati e in 5 minuti eccoci al castello dei Fieschi nella splendida Santo Stefano d’Aveto.

    TAPPA 7/ Dalla Val d’Aveto al Penna
    Il tempio della natura
    Dal castello di Santo Stefano si va verso Roncolongo, quindi fra le fasce terrazzate da muretti a secco con blocchi di pietra ciclopici. Puntiamo al passo del Tomarlo lasciando a sinistra il Groppo Rosso, il Monte Bue, il Maggiorasca e altre stupende vette. SI continua in salita attraversando un bosco ricco di acero montano e carpino bianco, e arriva a spianare in corrispondenza dei resti del lago delle Riane, di antica origine glaciale ancora oggi ricco di biodiversità. Si risale nella faggeta, fino ad intersecare più volte la strada provinciale. Proseguendo fra pascoli sommitali a cavallo fra Emilia e Liguria, fra Val Ceno e val d’Aveto appare la vetta del monte Penna. Giunti al passo del Chiodo, ci si trova ad un importante crocevia: proseguendo dritti si può arrivare direttamente alla cima del Penna, mentre girando a destra si arriva al rifugio delle Casermette.



    TAPPA 8 / Dal Penna al Passo del Bocco
    La terrazza sul mare
    Si torna al passo del Chiodo e si prosegue in una faggeta secolare fino all’anfiteatro naturale della Nave del Penna, generata dal distacco di una parete della montagna, le cui sponde rocciose sono state poi modellate dall’erosione glaciale fino a ricreare la forma della chiglia di una nave. Qui fioriscono specie di origine glaciale come la genziana di Koch. Inizia la ripida salita alla vetta del monte Penna, sul versante nord, quello più panoramico e spettacolare. L’ascesa si svolge all’interno di una cengia attrezzata con catena di acciaio. Questo tratto - adatto ad Escursionisti Esperti - richiede di procedere appoggiandosi con le mani. Si dice che sia stata scavata anticamente proprio dal Celti Liguri, per portare doni votivi al dio Pen sulla vetta del monte a lui dedicato, e da cui prende il nome anche l’intera catena appenninica.



    TAPPA 9/ Dal Passo del Bocco alla Val Graveglia
    La profonda Liguria
    Si parte dal Passo del Bocco o dalle Giaiette per salire sul monte Zatta attraverso la faggeta. Qui possiamo trovare tracce di antiche carbonaie e anche neviere ben conservate. Si tratta di buche in cui in inverno veniva stipata la neve, poi coperta con tetti di frasche e venduta in riviera per uso alimentare e medico. Al termine della salita, ci si trova su uno strato di arenaria: un vero e proprio balcone proteso sul golfo del Tigullio da cui si vedono Lavagna, Chiavari e il monte di Portofino. Arrivati sullo Zatta di Levante, imbocchiamo il crinale panoramico che separa il comune Varese Ligure e quello di Ne. Si scende in modo molto deciso fino ad arrivare ai monti Coppello e Chiappozzo, i cui calcari bianchi precipitano da un lato in modo deciso verso la val di Vara, dall’altro più gradualmente verso la Graveglia. L’anfiteatro dello Zatta mostra in nella piana le costruzioni in calcare bianco dei Casoni del Chiappozzo, casette che fungevano da riparo estivo per i pastori in alpeggio. Ora al passo del Biscia, con una discesa ripida. Dal passo si prende la strada sterrata oltre la sbarra in direzione del Monte Porcile dove si possono trovare branchi di cavalli selvaggi. Abbandoniamo la strada sterrata e scendiamo attraverso una bella prateria con felci aquiline per entrare infine in un castagneto terrazzato dove si fanno più evidenti le tracce dell’uomo come un ponte in pietra e mura ciclopiche in calcare bianco. La strada sterrata ci porta a Statale di Ne, splendido borgo della Val Graveglia fatto con vari tipi di pietra locale. Imbocchiamo l’ultimo tratto di strada: un’antica comunale ci fa attraversare un meraviglioso arco in pietra dell’antico acquedotto. Cassagna è uno dei borghi più intatti dell’entroterra ligure: sono ancora visibili le tradizionali case torri, abitazioni con intonaco di diaspro rosso, aie pensili, grandi porticati e gli antichi “bei”, ovvero canali che portavano l’acqua alle diverse parti dell’abitato e ai terrazzamenti agricoli circostanti.



    TAPPA 10/ Dalla Val Graveglia a Sestri Levante
    L’arrivo al mare

    Si riparte scendendo attraverso i resti delle antiche fasce terrazzate. In pochi minuti si arriva al ponte settencentesco di Nascio, un’opera di ingegneria idraulica meravigliosa la cui altezza si può meglio ammirare voltandosi a guardare Cassagna dalla strada asfaltata più a valle. Poco distante si trova il borgo di Nascio: può valere la pena fare una piccola deviazione e osservare la veduta dal sagrato della Chiesa, con la parte alta della val Graveglia, le cave e le miniere. A monte si imbocca la strada sterrata che segue l’antico tracciato comunale - di cui sono ancora in parte visibili i gradini, nel bosco - e la seguiamo fino a vedere di nuovo il mare. Passiamo sopra l’abitato di Case Monte e prendiamo una piccola sterrata usata in passato per collegare Iscioli con una cava sul fianco del Monte Bianco. Scendiamo al passo di Iscioli e qui imbocchiamo un sentiero nel bosco circondato da felci e vegetazione mediterranea: leccio, erica arborea, corbezzolo. Giunti a una piccola cappella, prendiamo il secondo sentiero che sale leggermente alla sua destra, fino a imboccare dopo una decina di minuti la sterrata che conduce all’abitato di Sambuceto. Prima del borgo risaliamo sulla sinistra e dopo 40 minuti di cammino arriviamo ad un crocevia, il Sentiero prevede di salire a destra fino al monte Rocchette, dove si incontrano i diversi sentieri del massiccio del Monte Capenardo-San Giacomo, zona di cave d’ardesia. Dalle Rocchette prendiamo il bivio a sinistra fino ad arrivare al Capenardo, da cui si gode una meravigliosa vista sul Golfo del Tigullio. Nell’ultimo tratto di discesa il sentiero si divide in tante piccole varianti: tutte portano alle Rocche di Sant’Anna, dove ci sono i ruderi di un’antico edificio che inquadrano le baie di Sestri Levante. Questo sito è visibile facendo una deviazione di 1 minuto a nord-est del nostro percorso. Da qui scendiamo per 10 minuti fino ad arrivare, finalmente, al mare.


    PER APPROFONDIRE
    sentierodeicelti.it
    info@sentierodeicelti.it


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