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    cultura, edizione cartacea, storia locale

    di Pier Luigi Gardella | 09 Giugno 2018 | in categoria/e cultura edizione cartacea storia locale

    GARIBALDI, tra audacia e leggenda

    GARIBALDI, tra audacia e leggenda

    Detti Bacìn, Baciòchi, Bafulìn, Bagagìn, Balìn e di come Vittorio Garibaldi divenne Vitòrio d’i Buscètti detto Lungu

    Nella cosiddetta Valle della pietra, la Val Graveglia, ebbero i natali gli antenati di Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei Due Mondi. Il cognome è il più diffuso nel comune di Ne ed ha antichissime origini. Già nel 983 nel Codice Diplomatico della Lombardia è citato un “Garibaldus judex”.

    La leggenda... farlocca
    Se vogliamo dar credito anche a una leggenda, la famiglia Garibaldi risalirebbe al re longobardo Garibaldo che regnò a Pavia nel 573. Questi divenne re a poco più di nove anni alla morte del padre, ma fu presto detronizzato, e la leggenda dice che sia fuggito insieme alla madre Ariperta raggiungendo la Rocca di Busseta a Pòntori, dando così origine alla stirpe dei Garibaldi. Questi fatti sarebbero testimoniati da una lapide ancora esistente nella chiesa di Pòntori, che, tradotta dal latino dice: “Il pronipote Giovanni [dedica questa lapide] a Garibaldo, figlio del re Grimoaldo, deposto dallo zio Pertarito e nascosto presso la rocca della Busseta nell’anno 573”. Tuttavia recentemente si è scoperto che tale lapide, fatta a imitazione dell’antico, in realtà vi fu collocata nel XIX secolo da un certo dott. Carlo Garibaldi che fu l’inventore della lapide e della leggenda diffusa fino a oggi nella valle per accreditare alla propria famiglia un’antichità e un prestigio maggiori di quelle vantate da altre famiglie locali. Il cognome ha comunque sicure origini germaniche e deriverebbe dall’antico tedesco Garubald formato dalle parole gaira “lancia” e baltha, “audace”; significherebbe quindi uomo audace con la lancia.

    Tutti lo stesso cognome... e allora via di soprannomi
    La cospicua presenza dei Garibaldi in Val Graveglia ha fatto sì che, almeno in passato, si diffondessero i soprannomi tra gli abitanti, per meglio distinguersi. Come scriveva Massimo Angelini su un interessante volumetto edito da Il Golfo, “Ne qui, Ne là” c’erano i Bacìn, i Baciòchi, i Badi, i Bafulìn, i Bagagìn, i Balìn, i Boscètti, e così via. Il cognome corrispondeva a una parentela, mentre un soprannome collettivo corrispondeva a un suo segmento, ovvero a una o più famiglie strettamente imparentate. Così gli abitanti si presentavano con nome e cognome a chi è estraneo alla comunità, ma tra loro usavano il nome di battesimo, nella forma dialettale, il soprannome della famiglia e quello personale: così ad esempio Vittorio Garibaldi è Vitòrio d’i Buscètti detto più semplicemente Lungu.

    Personaggi famosi
    La famiglia Garibaldi nel 1528 entrò a far parte dell’Albergo dei Lomellini e degli Interiano e alcuni suoi membri furono Senatori della Repubblica di Genova. Tra i personaggi storici che portarono questo cognome non ci dilunghiamo su Giuseppe universalmente conosciuto; ricordiamo solo che il nonno Angelo, era nato a Chiesanuova di Ne nel 1741. A Chiavari nel 1766, nacque il figlio Domenico che nel 1770 si trasferì a Nizza diventando piccolo proprietario di cabotaggio e nel 1794 si sposò con Maria Rosa Nicoletta Raimondi, ligure di Loano. I due ebbero sei bambini: Maria Elisabetta, Angelo, Giuseppe nato nel 1807, Michele, Felice e Teresa morta in tenera età. Altri personaggi portarono questo cognome o un cognome simile della stessa origine. Ricordiamo il doge di Genova Francesco Giustiniano Garibaldo eletto nel 1393, Giacomo Garibaldi (1799-1846) sacerdote e scienziato insegnò fisica all’Università genovese e lo scultore Domenico Garibaldo, vissuto nel XVIII sec., allievo di Filippo Parodi e autore di due interessanti statue in marmo raffiguranti ‘San Domenico’ e ‘Santa Rosa da Lima’, per la chiesa di N.S. Assunta a Sestri Ponente.

    Nella foto: Lo stemma di famiglia, tratto dallo “Stemmario di Andrea Musso”
    (Biblioteca Berio, Genova, g.c.)

    Tratto da CORFOLE! del 6/2018, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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