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attualita, edizione cartacea, sport
di Michele Ianfascia | 09 Novembre 2012 | in categoria/e attualita edizione cartacea sport
MIO FIGLIO E' UN FENOMENO: come l'ansia ‘da prestazione' di genitori troppo orgogliosi o frustrati possono generare mostri, dentro e fuori dal campo
In questo periodo sul web è apparsa una simpatica e al tempo stesso eloquente immagine (in foto): una società calcistica con un breve comunicato, invita i genitori aventi dei figli “di classe e indiscusso valore”, a non presentarli ai provini. Nel mondo sportivo ed in particolare in quello calcistico, a fronte di genitori che consentono di far praticare l'attività ai propri figli al solo fine di concedergli ore di divertimento, crescita e salute, esiste una frangia convinta di aver dato i natali a tanti Maradona. Questi genitori sono un problema serio: non solo non permettono al figlio di cogliere il lato educativo dello sport, ma nemmeno di apprendere il senso della squadra, focalizzandolo sull’aspetto egocentrico del ‘tu sei un campione, gli altri sono schiappe’. Inoltre questi genitori sono deleteri per la tifoseria, perché creano un clima di agonismo sfrenato, spesso arrogatnte e aggressivo se non addirittura violento. Ovviamente tutto questo si riflette in campo., con risultati disastrosi. Ed allora un po' per scherzo e un po' seriamente, al fine di mettere in condizione tutti di poter individuare questi genitori (ma anche nonni!) esagitati e riportarli sulla via del buon senso, abbiamo diviso i genitori dei bambini delle leve più piccole o della scuola calcio, nelle seguenti tipologie:
* Il padre-dirigente
in genere si sobbarca pazientemente lunghe trasferte (con la sua macchina piena di bambini) ed alcune ore di bordocampo, magari sotto la pioggia, con la bandierina in mano, fasciato in un’improbabile cerata, facente funzioni di guardalinee. Utilizza il figlio come pretesto per fuggire da interminabili domeniche in casa con moglie e suocera. In genere fugge dopo la partita per attaccarsi subito a Sky tv perché non può aperdersi Besiktas-Olympiakos. Ha un sogno segreto: che arrivi un fax da qualche società professionistica per portarci il figlio. Nel frattempo guida e si bagna felice.
* Il padre-procuratore
viaggia sempre in giacca e cravatta, al seguito del figlioletto-fenomeno (in genere sui sedici anni) che propone come “fuoriquota” alle varie squadre che di costoro necessitano. Inizia col descrivere le sue virtù calcistiche, su come il cucciolo abbia rifiutato una chiamata di Prandelli per motivi di studio, finisce col “bussare” (altro neologismo per “chiedere”) fior di quattrini a titolo di “rimborso spese” (verrà in elicottero?) al malcapitato direttore sportivo di turno.
* Il padre-presidente
Casualmente in cinque anni tutta la squadra, il Mister, il direttore sportivo, il massaggiatore ed il magazziniere sono cambiati, la squadra è retrocessa inesorabilmente, ma il figlio è sempre lì che gioca. In attesa della chiamata di Prandelli, ovviamente.
* Il genitore “ultras”
Ex-giocatore da campo in fango, presenzia a tutte le partite urlando improperi vuoi al figlio vuoi agli avversari: “spaccagli una gamba!” è in genere la sua esortazione preferita. Famoso nel dopo-partita per incendiare risse fuori dalla porta dell’arbitro nell’attesa della riconsegna dei documenti.
* La casalinga “incazzata”
urla come una poiana ossessa per 90 minuti. Non conosce la sacra regola del fuorigioco, ma dice quando la squadra deve “salire” o la punta deve “tirare”: in genere ad almeno 40 metri dalla porta, che neanche Cristiano Ronaldo ci arriverebbe. Pericolosissima per “enandiare” (neologismo calcistico per “scatenare”) rissa con gli altri genitori.
* Il nonno “tattico”
ha giocato in prima categoria negli anni ’50, ora insiste nel suggerire al povero mister di turno che il suo nipotino (dai 6 ai 10 anni) “non può giocare in quel ruolo, da mezz’ala” perché secondo lui è nato “centromediano metodista”. In genere usa un vocabolario calcistico che risulterebbe obsoleto a Nicolò Carosio.
LA CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO NELLO SPORT
Per capire i danni che i bambini possono riportare a causa di genitori troppo ansiosi (o frustrati ), riportiamo questo decalogopubblicato dall’Unesco -Service des Loisirs, Geneve, nel 1992.
1- Diritto di divertirsi e di giocare come un bambino
2- Diritto di fare lo sport
3- Diritto di beneficiare di un ambiente sano
4- Diritto di essere trattato con dignità
5- Diritto di essere allenato e circondato da persone qualificate
6- Diritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi
7- Diritto di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di successo
8- Diritto di partecipare a gare adeguate
9- Diritto di praticare il suo sport nella massima sicurezza
10- Diritto di avere tempi di riposo
E aggiungiamo noi l'11 comandamento: Diritto ad essere felice anche se non alza la coppa del Mondo. Meditate genitori, meditate...
Tratto da CORFOLE! del 11/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
I commenti dei lettori
Michele Mancini:
Fantastico!!! Io E mia moglie ci siamo imbattuti in una tipologia di mamma tifosa giustiziera,ora ti spiego. Il nostro bimbo durante una partita dei pulcini ha avuto una marcatura a uomo da un suo avversario,manco fosse Pazzini ,durante il match la mamma ultras aizzava tutti ad atterrarlo,ed effettivamente qualche bimbo era un po' piu duro nei contrasti.Ma ci sta,se non che a fine partita la giustiziera è andata negli spogliatoi dei nostri bimbi ed ha minacciato ed insultato il bomber. All'uscita degli spogliatoi il bomberino piangeva visibilmente scosso. Abbiamo cercato ,e trovato, la signora in questione che per tutta risposta ci ha insultato ,logicamente mia moglie ha risposto per le rime. Come è andata a finire ? Dopo tre mesi è arrivata una denuncia ,per minacce e ingiurie...non so come finira' ! Certo che da parte" lesa" ,ora siamo imputati. Ora alle partite ci mettiamo in un agolino in silenzio !
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