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    sport

    di Cristina Parente | 01 Luglio 2010 | in categoria/e edizione cartacea letture sport

    GABRIELE: MERCENARIO PER GIOCO, velista per Vocazione, ORA SCRITTORE DI RICORDI

    Una vita intensa e burrascosa come il mare che ha spesso attraversato
    GABRIELE: MERCENARIO PER GIOCO, velista per Vocazione, ORA SCRITTORE DI RICORDI

    Non è semplice fare domande a Gabriele, perché è un anticonformista per natura. La fantasia lo porta a dare un titolo anche alla sua intervista che lui chiama “Il mercenario”. Difficile da comprendere dalle righe che si susseguono come in un racconto, ma al centro del foglio, come nel bel mezzo di un romanzo, o nel pieno di un viaggio per mare, si intuisce la trama, e il motivo di quel titolo. Gabriele Costa nasce a Camogli il 30 agosto 1944, frequenta l’Istituto Nautico, con la vocazione del marinaio, o magari del capitano, ma il suo sogno non si realizza, almeno non come lui avrebbe voluto, poiché i genitori, molto apprensivi, non vogliono che salpi gettando l’àncora per chissà quanto tempo, lontano da casa. S’impiega nell’attività di famiglia, un negozio di ferramenta (vedi foto) che grazie a lui diventa “il più bello e attrezzato Ship Chandler della riviera, collegato a un altro negozio nel nuovo porto di Chiavari, dal nome emblematico, Capo Horn”. L’esercizio di Via Garibaldi (a Camogli) viene infatti trasformato in un vero e proprio negozio di nautica, fino a metà degli anni Ottanta, poi viene ceduto. Seguono alcuni anni difficili, in cui il nostro camoglino si assenta dal lavoro, per poi intraprendere una gamma di attività dissimili e discontinue. Gabriele lavora soprattutto come agente di commercio, pronto a deviare la rotta quando si accorge che il lavoro “non tira” e la clientela scarseggia. Dai prodotti chimici passa ai dolciumi, agli alcolici, al famosissimo aspirapolvere, vende enciclopedie, prodotti e forniture per dentisti, e poi...
    Hai fatto tanti lavori e poi finalmente skipper, ma dura poco: cos’è successo?
    Il proprietario di una bellissima barca mi ha chiesto di accompagnare lui e i suoi amici in una traversata toccando l’Isola d’Elba, la Sardegna e la Corsica, ma non ci andavo d’accordo e dopo qualche giorno li ho abbandonati. Troppo “snob” per i miei gusti semplici e genuini.
    Poi il colpo di fortuna e ti ritrovi ricco...
    Sì, in un breve arco di tempo faccio il ricco di professione, perché possiedo contemporaneamente una Jaguar XJ 42 automatica, una Fiat spider America, una barca a vela di dieci metri con sei posti letto e una meravigliosa Honda 550 CBX semicarenata. Non mi sono costate nulla.
    Perché? Chiedo incuriosita…
    Perché le avevo acquistate usate e sono riuscito a venderle dopo breve tempo, non mi potevo permettere tutti quei lussi da ricconi, infatti io ero uno finto!
    E...il mestiere più redditizio?
    Il mercenario!
    Come il mercenario?
    Tranquilla, è una vecchia battuta che avevo tirato fuori tempo fa, quando un’ingenua turista americana, incuriosita dal mio tronco intersecato da cicatrici simili al Gran Canyon, dopo le prime domande sulla causa di quelle ferite mi domandò che lavoro facevo. E io le risposi, in modo fantasiaso, il mercenario! I miei amici mi diedero corda, annuendo e confermando, così, incitato dalla curiosità della signora, continuai il mio racconto inventandomi conflitti a fuoco nelle guerre del Vietnam e del Libano, e di un marito geloso che mi aveva sparato a bruciapelo a Madrid…
    I tuoi racconti nascono quindi dalla tua fervida immaginazione?
    Diciamo che la fantasia non mi è mai mancata, non mi definisco uno scrittore, però ho avuto molti consensi da parte di lettori che hanno molto gradito i miei racconti, che ho voluto intitolare “I miei ospedali”, “Il viaggio”, “Animal stories”, in relazione alle esperienze vissute, e poi arricchiti di elementi di fantasia. Ho cercato di descrivere spesso il lato più ironico delle mie avventure e disavventure, proprio perché sono una persona aperta al sorriso e alla risata che nasce dal cuore.
    Il tema del viaggio torna anche nei tuoi racconti, di che tratta?
    La mia passione per il mare e per i viaggi via mare non è mai scemata. A 40 anni ho avuto la mia prima barca, ho imparato con l’aiuto di amici, ma fondamentalmente da autodidatta, facendo gli esami necessari per conseguire la patente. Nel racconto emerge uno dei due viaggi più spaventosi che io abbia mai fatto. Il primo è avvenuto con una grossa barca nelle Bocche di Bonifacio (vedi foto), il secondo è stato memorabile, anzi, da dimenticare.
    Ce lo racconti?
    Mi sembra fosse il 1984. Io, mia moglie e un’altra coppia siamo partiti per un viaggio sulla barca Capo Horn, di quasi 10 metri, destinazione Spagna. Abbiamo dovuto attraversare il Golfo del Leone, che si trova tra Marsiglia e il primo tratto costiero spagnolo. Le previsioni meteo erano ottime, assenza di vento, mare calmo. Quando siamo stati in prossimità del Golfo era notte, per fortuna, dico così perché ci siamo imbattuti in un mare forza 9, onde alte come palazzi, davanti e dietro di noi. L’incubo è durato 36 ore e sono stati momenti in cui la forza del mare, che in quel punto ruggisce proprio come un leone, ci rendeva impotenti, sia fisicamente che mentalmente. Addirittura ho pensato di fare “una carneficina”, con un colpo secco di rivoltella, prima le nostre mogli, poi il mio amico e me stesso, piuttosto di morire atrocemente affogati. Naturalmente non perché avessi perso il senno, ma per scegliere il male minore.
    Per te la vita non è mai calma piatta?
    Non credo proprio. Non riuscirei a vivere in modo tranquillo, anche se ci sono stati alcuni lavori che mi hanno dato soddisfazioni, pur non incorrendo in situazioni rischiose. Ad esempio quando facevo il cuoco nel ristorante di mio padre. Ero diventato bravo imparando dagli altri cuochi, i quali puntualmente, quando arrivava Pasqua se ne andavano. Il lavoro pesante li spaventava. Ho inventato anche dei piatti tipo la salsa in agrodolce per condire il pesce, i taglierini al sugo di triglie...
    Ci puoi svelare la ricetta?
    Be’, lasciatemi la prerogativa di persona fantasiosa, ma anche un po’ misteriosa, altrimenti non potrei incuriosirvi eventualmente in futuro. Un racconto diventa avvincente proprio quando si arriva a metà e si comincia a pregustare il succo della trama…




     


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