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11 Giugno 2024 | in categoria/e edizione cartacea

Faceboarding: l'aereo si prende con il riconoscimento facciale, ecco i rischi

Linate è il primo aeroporto in Europa a usare il FaceBoarding ma presto anche a Malpensa. Il riconoscimento facciale è una delle più sbandierate tecnologie, sotto la consueta ala della “comodità”. In questo caso quella di non dover portare con sé biglietti aerei, carte di imbarco e documenti: una telecamera rileva i vostri dati  biometrici - ovvero riconosce il vostro volto - et voilà, salite sull’aereo. Basta farsi scansionare in uno dei chioschi presenti nello scalo, facendo acquisire al sistema le caratteristiche del proprio volto e i propri documenti. Da giugno sarà possibile farlo dal cellulare.

Sembra il film Minority report con Tom Cruise, nel quale tutto veniva pagato facendosi scansionare il volto (già realtà in Cina) e le telecamere piazzate ovunque - come sta effettivamente accadendo, in alcuni casi dotate anche di microfoni che rilevano le conversazioni (come tutto il centro storico di Trieste) - potevano seguire i movimenti di ogni singolo cittadino, sapendo sempre cosa stava facendo, dove e con chi. 

Rimane il problema sui rischi del trattamento dei dati biometrici.

“La base giuridica del trattamento è il Suo consenso esplicito“, si legge nell’Informativa Privacy sul sito dell’aeroporto. Il passeggero infatti dà il consenso a trattare i dati personali relativi “al passaporto o la carta di identità elettronica e i dati in essi contenuti; i dati biometrici relativi alle caratteristiche del suo volto; e la carta d’imbarco e i dati in essa contenuti”. Viene fatto presente che “le immagini relative al volto non saranno conservate nei sistemi aeroportuali, ma utilizzate per creare un modello biometrico“, grazie al quale il passeggero verrà automaticamente riconosciuto. Solo per le necessità del volo? Chi non vuole, può continuare a effettuare le tradizionali operazioni di controllo e imbarco con controllo da parte di umani. Negli Usa esperti e attivisti criticano quella che ritengono, a tutti gli effetti, un’iniziativa che va verso la sorveglianza di massa. A questo si aggiungono i dibattuti aspetti sugli algoritmi di intelligenza artificiale che supportano questi sistemi e dell’uso che potrebbero fare di questi dati. L’invito è, davanti a queste “comodità”, sempre quello di sviluppare pensiero critico e guardare le cose nel loro insieme.