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storia locale
19 Dicembre 2023 | in categoria/e letture storia locale
Il Natale sul filo della memoria, ovvero come si festeggiava nell'Italia dei nostri nonni
Il libro è una raccolta di testimonianze di come erano le feste di chi era bambino quando l’Italia era in guerra
Presentato a novembre a Lumarzo in una sala davvero gremita di persone, il libro "Il Natale sul Filo della Memoria" è nato da un’idea di Lidia Gardella e Paola Giunco. Incoraggiate dal sempre presente Renato Lagormasino, curatore delle memorie della Fontanabuona, il libro racconta il Natale prima, durante e poco dopo la guerra, quando la fame era all’ordine del giorno, ma il Natale si festeggiava “come si doveva” sempre bilanciato dal “come si poteva”.
E non è casuale che il Sindaco di Lumarzo Daniele Nicchia, a nome di tutta l’amministrazione comunale abbia donato questo libro ai ragazzi della scuola perché abbiano occasione di apprezzare pienamente ciò che oggi hanno. Alcuni racconti arrivano direttamente dalle “Meriche” e dal Perù ma i più sono di persone che ancora oggi vivono nelle varie frazioni della vallata e che spesso hanno accompagnato con qualche lacrima questi ricordi raccontanti con molta commozione. Se vogliamo è anche una sorta di riscatto per una vita che è stata durissima e che ora viene riconosciuta con il doveroso rispetto. Si parla di mucche, che facevano parte della famiglia, si parla della gioia di poter trovare dei mandarini sotto l’albero e di tante altre cose scritte con le orecchie con il cuore da Lidia e Paola.
Dove acquistarlo: Lavagna, libreria Fieschi; Sestri Levante, libreria Leggi e sogna; Ferriere di Lumarzo, negozio alimentari o mobilificio; bar a Donega; in qualsiasi libreria su ordinazione. E’ reperibile anche inviando un whatsapp ai numeri 3292134478 (Lidia) 3492916215 (Paola).
Qui sotto, per i lettori di Corfole, un piccolo assaggio
E' festa solo se c’è pace
Il Natale da bambino era una festa, veniva mia zia che mi portava i dolci! Regali no, niente regali, c’era miseria. Avevo quattro anni quando è iniziata la guerra. Mia sorella, tornando da scuola, è arrivata di corsa a casa e ha detto: “Papà, papà! La maestra ha detto che Mussolini ha dichiarato guerra!”. Mio papà l’ha guardata incredulo, si è seduto, si è messo con il capo chino, la testa tra le mani e si mise a piangere. Non avevo mai visto mio papà piangere, non lo dimenticherò mai. Aveva ragione a piangere… lui aveva già fatto la prima guerra ed era stato ferito due volte. Ci ha raccontato tante cose e una cosa l’ho imparata: la guerra è brutta brutta! Un posto che mi piace tanto è il bosco Bandiu, si trova sotto Tassorello. Lì mi ci sono allevato. Lì i miei genitori facevano l’orto, tagliavano il fieno e c’era in spisciuelin d’egua… c’era tutto!
Remo Lagomarsino, classe 1936
La pasta portata di nascosto
Quando ero piccola c’era guerra e miseria, per fortuna mia mamma lavorava nel pastificio Rocca, in via Canevari, e di nascosto ci portava la pasta. Il pastificio fu poi bombardato. Mio nonno seminò nel giardino di casa il grano per avere la farina. L’abbiamo battuto a mani nude e io persi un anellino, per fortuna l’ho ritrovato!
Wanda Calza, classe 1926.
Ognuno mangiava nel suo piatto
Il Natale era bello quando venivano mio zio Mario e la zia Serra… c’erano mio papà, la mamma. Mangiavamo l’agnello e buono così non l’ho mai più mangiato! L’agnello era dei nostri, veniva qualcuno a macellarlo ma non mi ricordo più chi. Facevo l’albero da sola, ero figlia unica, ci mettevo cotone e mandarini. Era un albero misero come noi, ma eravamo felici. Mia mamma mi faceva la bamboccia de pessa. Mangiavamo tutti nello stesso piatto ma a Natale no, ognuno aveva il suo piatto! Quando mangiavamo il prebugiun, io e mia zia facevamo la galleria e poi le forchette si incontravano e io ridevo!
Luciana Carbone, classe 1934.
Evviva il porto!
Il fratello di mia mamma ci teneva tanto alla nostra famiglia, viveva con noi. Eravamo in tre sorelle e un fratello. Ricordo che mio zio andava a cercare l’albero e noi ci attaccavamo i maccheroni. Era uno zio affettuoso, a me chiamava Pulla… A Natale veniva mia cugina da Genova, ci portava le caramelle, i fichi, lo zucchero e il caffè e facevamo festa! Suo marito lavorava nel porto, era socio. Nel porto c’era la ricchezza!
Angela Gallarate, classe 1937
Bibin strozzato, Natale anticipato
A Natale mangiemu de bun, carne de porcu e in bellu cappun, O santu Gesù Bambin, primma du cappun ghe vo u bibbin! Mia zia comperava un bibin (tacchino) da ingrassare per Natale. Raccoglieva le ghiande e gliele infilava per la gola per farlo diventare bello grosso. Un anno il tacchino si strozzò con una ghianda e così abbiamo festeggiato in anticipo!
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