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    04 Aprile 2011 | in categoria/e attualita

    Quando la strada ce la potevamo fare da soli - Chiavari-S. Maria del Taro: l'inglese, la strada, la fabbrica e la prima corriera

    Quando la strada ce la potevamo fare da soli - Chiavari-S. Maria del Taro: l'inglese, la strada, la fabbrica e la prima corrierala prima corriera

    Ci sono legami veramente interessanti tra Santa Maria del Taro e Chiavari. Li ha recentemente illustrati il fotografo Domenica Rota nell’ambito della rassegna culturale “Il giardino della conoscenza” presso la chiesa di sant’Antonio a Chiavari. Rota ha vissuto gran parte della sua infanzia in questo paese e attraverso foto e documenti (tra questi, il libro “Il Monte Penna” di Giovanni Marchesi, curato dall’Associazione ricerche Valtaresi Emmanueli) ha ripercorso una storia dai numerosi risvolti. Innanzitutto, la frequentatissima strada che oggi collega S. Maria del Taro a Chiavari è stata realizzata interamente da un privato, un italo-inglese, Henry De Thierry, che di tasca propria realizzò la ciclopica (almeno per quei tempi!) opera a fine 800.
    Il motivo? Interessi diversi: Thierry a Genova era vice console e seguiva diverse attività, quindi aveva tutti i motivi per far realizzare una via che portasse verso ponente. E pensare che a Bedonia non c’era ancora nessuna strada: Chiavari interessava maggiormente che altre località parmensi, basate più sull’agricoltura. La nascita della strada portò anche alla realizzazione di una linea bus diretta Chiavari - Santa Maria del Taro. Non solo. Lo stesso Henry (oggi ricordato a S. Maria del Taro con un busto davanti alla Chiesa e tra l’altro realizzato, guarda caso, da un chiavarese, lo scultore Ersanilli) ha avuto il merito di essere direttore ed azionista del primo insediamento industriale di tutta la provincia. La Società italiana per le industrie chimiche di cui lui era direttore si dedicò infatti alla distillazione del legno di faggio -il territorio ne era ricco- per produrre acido pirolegnoso greggio da cui si poteva ricavare alcol metilico, acido acetico e catrame. Al termine del processo di distillazione restava il carbone di legna, anch’esso prezioso e ricercato perché così purificato non lasciava residui catramosi e non emanava cattivi odori: in pratica sul Penna, con lui, è nata la prima industria chimica, unica nel suo genere in Italia!
    Per fornire energia elettrica all’industria, Thierry ha allestito a circa 2 km da Santa Maria del Taro, a Pianazzo, un’officina elettrica poi ceduta all’Uee, che è diventata il punto di partenza per tutto l’impianto elettrico di Santa Maria del Taro e per l’elettrificazione di tutta l’Alta Val Taro. Mica poco. Memorabile la ciminiera che spiccava vicino alla chiesa di S. Maria del Taro, purtroppo demolita tra lo scontento del paese. Ancora oggi le due centraline idroelettriche create per far funzionare l’insediamento industriale del legno sono funzionanti. In quella di Strinabecco è rimasto, ricorda Rota, l’odore e il fascino di un tempo: di quando gli uomini non davano per scontato niente e lavoravano duro, vivendo con semplicità e gioia ogni miglioramento. Anche questa è storia.

    Tratto da CORFOLE! del 4/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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