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    Sapevi che... si dice “Piantare in Nasso”?

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    attualità

    01 Novembre 2009 | in categoria/e attualita

    Sparano ai cavalli, e non è un fumetto

    Enrico Bertozzi, direttore della Scuola Chiavarese del fumetto, racconta il suo mondo tra grandi artisti, tavole illustrate, storie di fantasia e... assurdità reali
    Sparano ai cavalli, e non è un fumetto

    Incontro Enrico Bertozzi in un’umida sera di novembre, in un bar del carruggio di Sestri Levante. Lui ha in mano una rivista di equitazione per la quale scrive e disegna, ed ha appena partecipato alla trasmissione “Cominciamo bene”, il talk show di Rai Tre condotto da Fabrizio Frizzi ed Elsa di Gati, dove ha parlato dei cavalli selvaggi dell’Appennino di Levante, alcuni dei quali sono stati uccisi perché brucavano su pascoli privati. La strage ha colpito l’opinione pubblica ed è finita su tutti i giornali e telegiornali. Bertozzi ha contribuito a fare chiarezza sulla necessità di preservare uno straordinario patrimonio come il Mustang italiano, senza cadere nell’integralismo animalista e senza cedere alla violenza di chi uccide degli animali così liberi e splendidi. ‘In America - ci dice - con questi paesaggi e con questi animali girrerebbero dei film.” Mare, cavalli selvaggi, colori e immagini della Liguria fanno parte da sempre della vita di Bertozzi, giornalista e illustratore, direttore della Scuola Chiavarese del fumetto (dove si è formato anche il nostro vignettista Marco Stefanni, in arte Willy l’orbo n.dr.) , nata nel 1988 e ospitata a Sestri Levante presso il Centro sociale Albatros. La scuola è nata per iniziativa di Bertozzi, di Renzo Calegari (Bonelli e San Paolo) e di Gianluigi “Didi” Coppola (ha disegnato avventure di Billy the Kid, Scoop Donovan, Gun Law, e ha realizzato copertine per la mitica casa editrice Penguin books. Tornato in Italia a fine anni ’70 Coppola ha lavorato per Mondadori e per Bonelli, per la quale ha disegnato storie di Dylan Dog e Martin Mystère).
    La Scuola Chiavarese del Fumetto (unica in Liguria) è un eccellente strumento per imparare l’espressione e la tecnica dell’immagine, un codice fondamentale per la società contemporanea. I ragazzi hanno a disposizione due corsi pomeridiani e serali, il primo dei quali è dedicato ai bambini e ai più giovani, mentre il secondo è riservato ai post diplomati, ha una durata triennale con lo scopo di formare dei professionisti (più di 50 ex allievi sono diventati disegnatori per l’editoria italiana ed estera) e si avvale, oltre che del prezioso supporto dei fondatori, di insegnanti come Egle Bartolini, Vittorio Serra, Gabriele Parma e molti altri. Si insegnano anatomia, espressione, si impara l’arte di legare ogni vignetta alle altre in sequenze, come nelle scene cinematografiche. Si impara anche a scrivere e sceneggiare le storie, dal momento che il fumetto è una forma di letteratura. Alla fine del terzo anno è previsto uno stage presso Artematica, importante società chiavarese che si occupa di videogames. In effetti oggi gli sbocchi lavorativi per un disegnatore sono molto più ampi grazie proprio ai videogames e alla grafica web.
    Come ti sembra l’esperienza della Graphic Novel, che in Italia ha in Gipi il suo massimo rappresentante?
    Il fumetto in Italia ha avuto una forte connotazione popolare, derivata dal successo di editrici come la Bonelli o la Disney. All’estero invece il fumetto è considerato un’opera letteraria, da distribuire in libreria e non nelle edicole. Per questo motivo il “romanzo per immagini” o Graphic Novel è un’esperienza positiva in grado di rigenerare le trame e creare nuovi stili e scenari, passando dal disegno come semplice mezzo di comunicazione al disegno come forma d’arte. Gipi è un grande narratore, ricorda Charles Bukowski, e senza una storia in grado di incantare i lettori non si vende nulla.
    La crisi esiste per... i supereroi?
    Non direi, i fumetti costano poco e si comprano sempre, soprattutto se la gente resta in cassa integrazione o in ferie anticipate. Anzi Bonelli, la Panini e la Mondadori lavorano molto, per non parlare dei fumetti venduti in abbinamento con i quotidiani, che hanno avuto un ottimo successo. I manga giapponesi mantengono una quota del mercato ma non hanno creato emulatori locali, perché si tratta di un tratteggio e di ambientazioni molto connotate nel Giappone, difficili da imitare.
    Iniziative in vista?
    Lavoriamo con le istituzioni locali, per veicolare importanti messaggi di contenuto sociale. Vorrei riuscire a realizzare in Liguria, dove vive la maggior parte dei fumettisti italiani, una biennale del fumetto. Al momento partecipiamo al Lucca comics and Games [che si chiude il 1 novembre, ndr], importante appuntamento utile per mettere in contatto i giovani disegnatori con gli editori.
    Paolo Della Sala
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    I commenti dei lettori
    roberta:

    commovente la storia raccontata da enrico sui cavalli morti.belli i progetti per la scuola,ma il tuo viso nella foto è triste!


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