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agenda, cultura, edizione cartacea, storia locale, uscire
di Chiara Staderoli | 06 Settembre 2012 | in categoria/e agenda cultura edizione cartacea storia locale uscire
29 settembre San Michele: la grande fiera dedicata all'angelo ‘guerriero' torna al suo significato più profondo
Un positivo segnale di ritrovata profondità dai cittadini casarzesi
Le origini della chiesa e della festa, da come appariva nel ‘600 e agli inizi del ‘900 fino alla recente svolta
29 settembre: non è solo il titolo della famosa canzone di Lucio battisti, ma una data alla quale i casarzesi per tradizione sono molto legati. In questo giorno, infatti, ricorre San Michele Arcangelo, titolare della Chiesa parrocchiale, situata in posizione sopraelevata rispetto alla strada pricipale: la tradizione cristiana voleva, infatti, che ogni edificio religioso a lui dedicato dovesse essere edificato tra la terra e il cielo, poiché l’Arcangelo ‘guerriero’ aveva il compito di guidare le anime verso Dio. Basti pensare a Mont St. Michel in Francia, S. Michele sul Monte Gargano, la Sacra di S. Michele nei pressi di Torino. Un cronista della metà sec.XI così scriveva: “Sappiamo, in base a molti documenti della sacra scrittura, che il beato Michele, per volere di Dio, non solo possiede in cielo il primato tra i cori della milizia celeste, ma anche in terra possiede, per così dire, un principato. Infatti nelle regioni occidentali l’Arcangelo del Signore ha scelto per sé, in modo specialissimo, tre luoghi illustri: il primo è il monte Gargano, ormai notissimo in tutto il mondo; il secondo, vicino all’oceano Atlantico, si chiama Presso-il-pericolo-del-mare (Mont-Saint Michel); il terzo (la Sacra di San Michele), posto giustamente in mezzo alle cime elevate dei monti, dove si può contemplare più da vicino la maestà divina”.
L’antica Chiesa di San Michele.
L’attuale edificio religioso non sarebbe stato l’unico dedicato al Santo in territorio casarzese. Secondo le testimonianze reperite dagli storici locali- primo tra tutti, Fausto Figone (in foto)- l’antica chiesa di San Michele in Casarza, di cui ormai si sono completamente perdute le tracce e che la memoria popolare rischia sempre più di confondere con l’attuale Chiesa parrocchiale, sorgeva con ogni probabilità al centro dell’attuale omonimo quartiere. Della sua antichità- secondo alcuni coeva o addirittura precedente alla chiesa di San Giovanni in Candiasco- è testimone sia l’intitolazione al Santo, molto cara ai Longobardi, sia la sua posizione. L’antica chiesa, infatti, era orientata con il coro a levante, come voleva la tradizione paleocristiana e la presenza del battistero, di un suo cimitero e di una sua canonica, porterebbe a pensare anche ad una sua importanza formale.
Tra sacro e profano: la Fiera. Le prime testimonianze risalgono al ‘600
L’immagine di questa Chiesa, ormai affievolita nella memoria popolare, è stata legata nell’immaginario comune ad un evento ancora vivo, seppure trasformato: la Fiera. Non sono disponibili testimonianze storiche sulle sue origini: gli storici locali hanno potuto avanzare soltanto delle ipotesi, collocandola in tempi remoti, quando i “castellari” (antichi recinti fortificati in tronchi o pietra a secco, comprendente delle abitazioni, solitamente costruiti a scopi difensivi e religiosi sulla cima di un colle n.d.r.) e i marcati costituivano i primi luoghi di organizzazione, crescita politica, oltre che luogo di incontro e scambio tra comunità con economia basata prevalentemente sull’allevamento e la pastorizia. Uno dei primi riferimenti documentali risale ad uno scritto del 1641, nel quale si racconta di un mulattiere di Castiglione Chiavarese, al quale erano state sequestrate per “condanna” le bestie, che supplicava il Podestà per la loro restituzione, “dovendo recarsi posdimane, giorno di Santo Michele, a fare una condutta di merce per quella fiera”. Sebbene non sia stato citato il luogo della Fiera, è presumibile che si trattasse di quella casarzese.
Ecco come appariva agli inizi del ‘900
Una testimonianza più recente, pubblicata nel 1922, porta la firma di un cronista d’eccezione, Monsignor Ferdinando Podestà, a quel tempo parroco di Casarza, ma è probabile che le immagini descritte derivino da ricordi giovanili del sacerdote. Ecco alcuni stralci del documento: “Il greto del torrente di barletti è riservato alla vivente abbondanza di bestiame. La sponda destra del fiume che s’aggiunge alla piazza è per la giostra, il tiro a segno, l’altalena; per i carrettoni e le casucce di tela dei funamboli, dei saltimbanchi.(…) Alla vigilia i banchi sono apparecchiati, innalzate le baracche, le trabaccole, i casotti e, tra merciaioli, a ingannare l’ora, s’apre il piccolo mercato.(…) A bruzzico un vociare sguaiato, stridulo, un uggiolare di cani, un mugghiare di vacche, di buoi, un brusio sordo, indistinto ti sveglia e, a giorno netto, vedi alla china di Cardini, di Verici, di Novanoscendere giù per sentieri sghembi, intricati, uomini e animali, venir su dal piano sestrese, per la strada provinciale, tra la furia delle carrozze, carri, carratelle, la gran folla dei fioranti. E la fiera incomincia.”
La Fiera oggi: dopo gli anni della mercificazione i cittadini hanno voluto un ritorno al significato più profondo
è grande festa anche al giorno d’oggi, anche se lo scenario è cambiato. La Fiera di merci varie come oggi la conosciamo ha da pochi anni superato il giro di boa del bicentenario e dopo essere passata attraverso la fase più commerciale della tre giorni di festa con stand gastronomici e quant’altro è tornata ad essere la festa del paese, di un solo giorno, dal momento che molti cittadini ritenevano che, pur portando un notevole movimento nella cittadina della Val petronio, avesse completamente privato di significato un evento tanto importante anche dal punto di vista storico. Le ultime due edizioni si sono distinte per la forte somiglianza con la descrizione di Monsignor Podestà: alla tradizione fiera di merci varie, si sono aggiunte la Fattoria domestica, con esposizione di cavalli, oche ed altri animali; la Fiera di San Michelino, riservata ai bambini con la possibilità di effettuare baratti, e la Festa di Fortunato e Marbella, “i saltimbachi” del giorno d’oggi. Al divertimento si è poi accompagnata la volontà di richiamare l’attenzione dei cittadini sulla salvaguardia delle tradizioni con il recupero dei mestieri di una volta, e dell’ambiente: lo scorso anno, infatti, sono state consegnate, ai bambini delle scuole casarzesi i contenitori per la raccolta degli olii esausti.
Tratto da CORFOLE! del 9/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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