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    cultura

    00 Aprile 2008 | in categoria/e cultura

    Ricordi di scuola, curiosità e tranelli della lingua italiana

    Dello spavento preso leggendo "tappiro" con due p e degli "Amici" di Maria De Filippi
    Ricordi di scuola, curiosità e tranelli della lingua italiana

    Appena ho avuto tra le mani il numero di marzo del Corriere della Fontabuona e del Levante e ho dato un'occhiata alla prima pagina ho avuto un sussulto. Il titolo grande era: “E' arrivato il Tappiro d'ardesia!” Non ci ho pensato un minuto, ho preso il telefono e ho espresso la mia meraviglia per un errore tanto marchiano. Sui giornali ci sono sempre dei refusi, un accento che salta, una e invece di una o, è umano, ma un errore così… Seraficamente mi è stato chiesto se avevo letto l'articolo, condizione indispensabile per capire….l'inghippo. Ci rimasi male quando capii che avevo agito con troppa fretta. In effetti ci stava il Tappiro e la lodevole idea per rilanciare l'iniziativa splendida, nella sua semplicità, della Croce Rossa di Cicagna, la raccolta cioè di tappi di plastica al fine di acquistare macchinari moderni di diagnostica per ospedali. >Da questo fatto ho preso lo spunto per parlare un po' di scuola, fare qualche constatazione e qualche osservazione. Le notizie che ci pervengono dai giornali e della televisione sono sconcertanti. Poco tempo fa ci informarono che in un concorso per magistrati oltre il 70 per cento dei concorrenti non superarono lo scritto per errori di grammatica e di sintassi. Recentemente un'altra notizia-schock: ancora un 70 per cento, nel primo quadrimestre, nelle scuole medie e superiori, è insufficiente in almeno una materia. Che sta succedendo nella scuola italiana? E' vero che riforme e controriforme sconcertano, che per un lungo periodo era "proibito"bocciare perché si doveva dare credito ai meno dotati ma anche ai fannulloni. E poi, diciamola tutta, oggi non c'è più rispetto per l'insegnante, i genitori sono sempre pronti a schierarsi con gli alunni se solo l'insegnante fa qualche annotazione, peggio se dà giudizi negativi. Nel nome della democrazia gli alunni danno del tu a tutti, basta guardare l'inverecondo programma della De Filippi Amici dove gli alunni, un nugolo di fortunati che hanno la possibilità di frequentare una lodevole scuola per apprendere il ballo, il canto, la recitazione si permettono, con muso duro, di rimproverare l'insegnante perché osa fare osservazioni (giuste o sbagliate che siano) sulla tecnica, sull'impostazione ecc. E' orrido vedere adolescenti che fanno la parodia dell'insegnante con disprezzo (mi è rimasta impressa la frase pronunciata da Marco: la odio!).  Il comportamento di questo alunno non sarebbe stato ammesso in alcun istituto se non avesse la compiacente, manifesta complicità della conduttrice. Riguardo poi al comportamento degli insegnanti tra loro è meglio non parlare! Ci sono anche notizie, secondo me, positive: si ricomincia a parlare di tabelline, di bella scrittura, di grammatica e di sintassi. Ai miei tempi, parlo di quando la libertà d'insegnamento era tutt'altro che libera e le ispezioni costanti,era quasi proibito insegnare le tabelline, tanto, si diceva, non servono perché ci sono le calcolatrici. Confesso che ho tenuto "nascosto"un quaderno di calligrafia (bella scrittura) quando si diceva che i ragazzi dovevano esprimere la loro personalità col risultato che gli scritti erano spesso geroglifici o zampate di gallina intorcitate e incomprensibili. Quando ero presidente del consiglio d'istituto ebbi modo di confrontarmi con la pur bravissima preside. Sostenevo la necessità dell'analisi grammaticale e dell'analisi logica . Lei era contraria e diceva: "l'analisi logica non è per niente logica!" Non mi pento di aver fatto studiare le poesie a memoria che non era costrizione inutile ma piacevole esercizio che piaceva molto agli alunni. Spesso ne facevamo la recitazione "dialogata". Un ricordo per tutti: Breùs, di Pascoli, recitata in varie occasione, con i costumi creati da noi. Non mi pento di aver creato (sacrilegio!) il "quaderno delle regole" dove erano compendiate le principali regole grammaticali, sintattiche e geometriche, di facile consultazione nel momento del bisogno o del dubbio. A proposito di dubbio, c'è qualcuno che riesce spiegarmi (e non mi riferisco al massacratore della lingua italiana Antonio Di Pietro) ma a fior fiore di giornalisti, di presentatori, di intellettuali che non sanno che si dice utensìle non utènsile, edìle non èdile, Nùoro non Nuòro, prònao non pronào, Friùli non Frìuli, Salgàri non Sàlgari, amàca non àmaca….?


     


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