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di Giansandro Rosasco | 04 Marzo 2014 | in categoria/e aiuola attualita edizione cartacea storia locale

L'AIUOLA (di Giansandro Rosasco) - Alla fiera di mast'André

Non ce la faccio più, ogni volta la stessa storia. Se per caso, come mi è successo pochi giorni fa a Chiavari, capito in una “fiera” ne rimango attratto come una calamita e al pari di un pecorone mi metto a seguire la scia della gente tra le file di banchetti tutti uguali: ferramenta, vestiti, dolciumi; ferramenta, vestiti, dolciumi, scarpe; poi di nuovo ferramenta, vestiti, dolciumi, scarpe, borse e così via per chilometri. Sembra che abitiamo su di un altro pianeta, non abbiamo vestiti né mutande o calzini, e soprattutto non possediamo neppure un apribarattoli.
Alternando momenti di lucidità a una sorta di misticismo da folla vedo mariti in stand-by con le quattro frecce di fronte a banchetti dove le loro mogli si faranno rifilare qualcosa, scorgo cinesi che chiedono a cinesi lo sconto su prezzi cinesi di prodotti cinesi, immancabili i venditori del Folletto e questuanti ad ogni angolo che sembran arrivati in gruppo con il bus. Ma quel che più mi fa impazzire sono loro: i maghi delle fiere! Ometti con la parlantina facile che si esibiscono come Silvan, solo che invece delle carte ti incantano con “il meraviglioso straccio magico”, “l’imperdibile scopa magica”, “il fantasmagorico lucidatutto magico” fino ad arrivare al misterioso “sminuzzatore”, anch’esso rigorosamente magico. Un vero e proprio spettacolo di cabaret ma al posto degli applausi denaro contante siore e siori. Ipnotizzato li ho acquistati tutti (per poi riporli inutilizzati nei cassetti) tranne lo sminuzzatore perchè da buon fontanino mi viene ogni volta un colpo al cuore a vederli mentre buttano tutta quella verdura al posto di metterla da parte per un bel pentolone di minestrone.
Mancano solo i testimoni di Geova che assieme alla gente che non avevi voglia di incontrare mi pongono sempre davanti alla stessa domanda: perchè mi ostino a fare sempre questo benedetto “giro dei misci”? E intanto alla fine della fiera mi ritrovo con le mani piene di sacchetti: in fondo quel maglione costava così poco, quell’apribarattoli con il manico giallo si intona proprio bene con la cucina e come potevo dimenticarmi di portare a casa quel mezzo chilo di porchetta dove ogni volta il venditore mi frega sul peso? E nelle orecchie mi risuona una canzoncina: alla fiera di mast’André aggio truvato nu sumariello.....IO IO lo sumariello! IO IO lo sumariello. Alla miré alla miré, alla fiera di mast’Andrè. Alla miré alla miré, alla fiera di mast’Andrè.

Tratto da CORFOLE! del 3/2014, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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