attualità

01 Novembre 2010 | in categoria/e attualita

Inutilità dei parchi: Italia Nostra su dichiarazione di Bruzzone

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
 

Era logico che ci si dovesse arrivare. E’ stato prima del previsto. L’effervescente consigliere regionale F. Bruzzone, già noto alle cronache per le sue vantate imprese venatorie ai danni prima che dei volatili delle leggi e dei regolamenti, propone l’abolizione dei Parchi Regionali (chissà come gli dispiace non poter interferire anche con quelli nazionali!) palesemente enti “inutili”, sulla scia del suo compagno di partito, oggi parlamentare, F. Orsi, che come presidente della Giunta Regionale, nel 2000, li costrinse tutti (i Parchi) ad una drastica cura dimagrante, riducendoli in media a 1/3 dell’estensione originaria. E sulla scia di altri sconsiderati, sebbene con opposte motivazioni.

E già che ci siamo potremmo anche abolire monumenti, aree archeologiche, musei e pinacoteche, perché la cultura in generale non è redditizia e non “produce”. Ovvero produce moltissimo in campi di elevazione mentale e di bellezza, nonché di indotto di vario genere (sì, ci sono tanti che si muovono per vederla !), ma questo non credo sia facilmente comprensibile a certe forme mentali.

Tornando ai Parchi, a fronte di spese minime per lo staff e gli uffici (il Parco Aveto ad es ha 2 dipendenti e 1/2, e il gettone di presenza dei consiglieri è di 29 E.: quanto è il gettone di Bruzzone e colleghi alla Regione ?) e a fronte di un bilancio sempre più tirato, hanno fatto moltissime opere, sempre se vogliamo vedere le opere e trascurare i valori non tangibili, che sono tutte ricadute sul territorio. Sotto forma di miglioramenti agricoli, forestali e turistici e creando un indotto positivo in occupazione e mancato abbandono del territorio.

Parlando ai cittadini e ai cacciatori intelligenti si potrebbe ricordare che l’ambiente naturale ed il paesaggio sono beni comuni tutelati dall’art.9 della Costituzione; che la biodiversità è una ricchezza su cui si sono pronunciati anche l’ONU, il Papa, e scienziati di ogni nazione e formazione; che i boschi ci danno ossigeno, frenano il dissesto e forniscono materie prime; che le aree protette conservano “campioni” di ambienti cancellati dall’antropizzazione e danno ricreazione a molti; che gli ambienti agricoli tradizionali sono anche essi una ricchezza culturale e un presidio per aree marginali.

Ma queste e altre cose ripetute mille volte sono note a tutti, tranne a chi non vuole sentire e capire e ne è quasi orgoglioso.

Si risparmia un possibile elenco di spese inutili ma inamovibili.

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