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01 Dicembre 2010 | in categoria/e attualita

SPECIALE FESTIVITA' -Delle feste e della conta dei fioretti

I monotoni giorni in collegio erano ravvivati dai grandi eventi: Natale, Pasqua, 25 aprile, Prima comunione, mese di maggio e periodo estivo con bagni al mare. Si può immaginare come fosse spasmodica l’attesa del Natale con la preparazione del presepe, le prove dei canti e delle recite. Avevo una bella voce squillante ed argentina e alla messa di mezzanotte intonavo: "Nell’alta notte fulgide splendean in ciel le stelle e ai betlemiti pascoli pascean le pecorelle, e nel silenzio udiasi la voce dei pastor". Il nutrito coro rispondeva solenne: "Gloria al Signor dei secoli, gloria al gran Re divino che per amor dei miseri venisti a noi Bambino…"

Altre volte intonavo la deliziosa: "Riposa non piangere.." che rendeva magica l’atmosfera. Ma il Natale per noi, che avevamo così poco, era soprattutto la certezza che i benefattori ci avrebbero portato i panettoni!!

Anche la Pasqua aveva una precisa aspettativa: le uova di cioccolato che venivano distribuite a noi golosoni, uno ciascuno, e che le suore per farcelo durare di più ci restituivano in due rate, una volta mezzo con la sorpresa e l’altra volta mezzo senza sorpresa. Ho vivo il ricordo della molla che faceva scattare una solidarietà rara: la punizione più sentita per chi aveva fatto qualche marachella era la privazione proprio dell’uovo, così, a rischio di gravi castighi, spontaneamente, noi ne tenevamo una parte per loro.

Nel mese di maggio si dovevano fare i "fioretti" pur non sapendo propriamente che cosa fossero. Alla richiesta di spiegazione una suora ci disse che per esempio privarsi di una cosa desiderata era un fioretto, oppure se si voleva fare una cosa non lecita e non si faceva, quello era un fioretto. Ogni giorno dovevamo annotare su di un foglietto il numero dei fioretti che avevamo fatto, si riponeva in una scatola e alla fine del mese venivano bruciati in cortile davanti alla statua della Madonna. Costatavo che il mio numero era sempre piccolo mentre un compagno aveva sempre un numero esorbitante. Gli chiesi come facesse e la risposta fu sconcertante: "Se fare un fioretto voleva dire non fare una cosa brutta - candidamente mi spiegò - allora è facile: quando sono in chiesa penso ‘vorrei dare un pugno a S.Antonio, ma non lo faccio (un fioretto), vorrei dare un pizzicotto al Sacro Cuore ma non lo faccio (due fioretti) e così via!". Penso che la Madonna avrà accettato con un sorriso benevolo anche queste sante ingenuità!