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edizione cartacea, storia locale
di Simone Parma | 09 Novembre 2018 | in categoria/e edizione cartacea storia locale
Il Dott. Carlo Toni, dentista fino a 99 anni, ora a 103 anni si divide tra le sue piante, i libri e internet: "Sto leggendo la storia di Firenze, molto interessante!"
Figlio di uno dei primi dentisti certificati d’Italia, come lui curò soldati e persone durante la Guerra.
Da Udine a Chiavari, percorrendo una lunga strada tortuosa
Si dice che i denti siano gli organi più duri del nostro corpo e forse è proprio studiandoli che Carlo Toni ha preso ispirazione per vivere la sua vita. «Sono nato nel 1915 a Udine da famiglia romagnola»: il padre era infatti uno dei primi cinque dentisti certificati d’Italia, poi trasferitosi in Friuli per curare i soldati al fronte nella Grande Guerra. «Nel 1917 la situazione era diventata insostenibile per via della guerra e mia madre decise di scappare con la “tradotta”, il treno per profughi che portava verso le campagne che non erano state invase dagli austro ungarici. Patendo la sete e la fame riuscimmo ad arrivare a Bologna. Fu qui che iniziai i miei studi, per poi trasferirmi a Ferrara fino alla licenza liceale».
Nel 1942 la laurea “imperiale” in Medicina e Chirurgia
«Non è facile trovare lauree imperiali – sorride Carlo – ma a quel tempo il Fascismo era una presenza costante nella nostra vita. Il 28 luglio del 1943 il regime cadde e proprio quel giorno ricevetti la cartolina che mi intimava di prestare servizio militare per il Regno d’Italia. Mi illusi di averla scampata, perché l’8 settembre ne arrivò una seconda che mi richiamava per la Repubblica Sociale Italiana». Per un giovane di 28 anni la scelta era se scappare e darsi alla macchia o rispondere alla chiamata. Seguendo i consigli del padre decise di iniziare il corso di addestramento per ufficiali: nascondersi in pianura sarebbe stato troppo rischioso.
«Per tre mesi fui di stanza a Firenze e diventai così Sottotenente Medico della RSI. Fui inviato ad Alessandria e poi a Vercelli nel “Centro Costituzione Grandi Unità” dove si formavano le divisioni dei repubblichini. Da lì partimmo per la Germania, vicino alla città di Ulm». I ricordi di Carlo scorrono incredibilmente lucidi, come la pioggia sotto cui rimasero per molto tempo per scampare alle bombe del nemico: «Per tornare in Italia impiegammo venti giorni. Molti binari erano rotti e noi eravamo così stanchi che ci addormentammo al bordo di un fosso. Non so quanto dormimmo, ricordo solo che a svegliarci furono diverse bombe che esplosero a non più di cento metri da noi». Chiavari era ancora lontana.
Nemmeno le bombe possono fermarci
La determinazione di Carlo e di chi come lui si trovò in mezzo ad una guerra che non aveva desiderato era molto forte. Talmente forte da farli sopravvivere in situazioni estreme: «Fummo poi trasferiti a Camporgiano in Garfagnana e proprio mentre stavamo operando una signora al braccio l’ospedale fu attaccato. Pensavamo che la grande croce rossa che avevamo disegnato sul tetto ci potesse tenere al sicuro invece fu il contrario. mentre il palazzo crollava c’era la paziente con la ferita aperta che non poteva essere lasciata lì. Così decidemmo di terminare l’intervento e nonostante tutto riuscimmo a salvarci». Le foto dell’episodio sono eloquenti, a tal punto che il Dott. Toni e i suoi colleghi furono insigniti di un encomio solenne. Nel frattempo la guerra volgeva al termine e Carlo fu inviato a Genova: «Il campo era stato allestito nei Parchi di Nervi ed eravamo costretti a dormire per terra. Anche gli ufficiali! Per fortuna avevo un amico che abitava in Corso Sardegna e potei passare qualche giorno di ristoro in casa sua. Poi arrivò un nuovo trasferimento, questa volta a Chiavari».
Una fase dell'operazione e l'ospedale bombordato fotografati da un medico collega del Dott. Toni
Rubare i pomodori per sopravvivere
Come tutte le storie a lieto fine ci sono momenti in cui le cose sembrano insuperabili. Lo stesso accadde a Carlo quando arrivò a Chiavari, anche se dentro di lui la luce della vita senza guerra si era già accesa: «Ricordo ancora quando, stipati nel rimorchio di un camion merci uscimmo dalla galleria delle Grazie e sotto di noi si aprì la vista su Chiavari. C’era una luce bellissima e pensai “beh, vivere qui non dovrebbe essere niente male!”. I giorni che seguirono però furono davvero duri. Avevo pochissimi soldi e l’esercito non ci forniva più nemmeno il servizio mensa. Il primo giorno spesi quelle poche Lire che avevo ritrovato nella divisa per una bella bistecca alla mensa del ristorante Monterosa e fu una gioia che ricordo ancora adesso. Poi però per poter sopravvivere fui costretto a rubare i pomodori negli orti lungo il fiume Entella». Dopo qualche mese, una volta dismessa la divisa, grazie alla professione e alla sua caparbietà ottenne un importante lasciapassare (con tanto di congratulazioni) rilasciato dal CLN e dal Comando Alleato per aver prestato cure anche a civili e nemici in difficoltà: «Grazie a quel documento evitai i campi di lavoro e riuscii a rilevare un piccolo studio a Lavagna, che fu la base della mia nuova vita». In pochi anni il Dottor Carlo Toni poté così ricominciare la sua vita di stimato dentista, lavorando fino all’incredibile età di 99 anni.
La pesca subacquea e la moto: due delle tante passioni del Dott. Toni
Il segreto per arrivare in forma a 103 anni
«Dai tempi dell’università ho sempre fatto sport: atletica, nuoto, corsa. Ci divertivamo e giravamo l’Italia ed era un ottimo modo per conoscere ragazze!». L’ironia non manca mai a Carlo, che nel suo racconto così lucido mantiene sempre accesa la vena della risata e dell’ottimismo: «Una volta sistemato a Chiavari ho sempre cercato di seguire le mie passioni: sono stato uno dei primi a praticare pesca subacquea e poi avevo un motard (un particolare tipo di moto) che faceva impazzire tutti i contadini delle colline, ma a me piaceva troppo andare nei sentieri a fare un po’ di fuoristrada!». Nel suo salotto non mancano mai i libri di storia, la cyclette e il suo computer: «Lo uso per fare un po’ di tutto: dalle ricerche ai conti. Non è stato difficile imparare, anzi lo trovo uno strumento fondamentale! Così come lo è continuare a leggere ed imparare dai libri. Ora sto leggendo la storia di Firenze ed è davvero interessante». È proprio vero che di imparare non si smette mai, nemmeno a 103 anni.
Tratto da CORFOLE! del 11/2018, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
I commenti dei lettori
Danilo Savini:
Innanzi tutto grazie di aver scritto questa storia che non è locale ma epocale. Sono un collega di Roma del Dott Toni ( nel mio piccolo) e credo che raramente un esempio della eccezionale normalità di un Professionista che è prima Uomo come questa sia una rarità da tenere come stella polare.
I Padri nobili ( chissà quanto fastidio gli darebbe questo “titolo”) si scelgono e non si impongono , i ponti fra generazioni fatti di curiosità 4.0 e saggezza antica si trovano , pur rari, e questo il nostro ( patrimonio nazionale e quindi nostro ) Dottore lo e’ . Grazie a Lui e Voi.
:
ho sempre voluto vivere a Chiavari, sono di Milano,ho imparato ad amarla a 16 anni, quando mio padre, ufficiale dell'esercito, fu trasferito alla caserma di Caperana. Ora dopo aver visto che l'aria buona rende più che centenari, lo farò sicuramente
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