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    01 Ottobre 2010 | in categoria/e edizione cartacea itinerari storia locale uscire

    MISTERI DI LIGURIA - IL VOLTO MEGALITICO DI BORZONE. (tradotto anche in spagnolo MISTERIos LIGURES, EL ROSTRO MEGALITICO DE BORZONE)

    MISTERI DI LIGURIA - IL VOLTO MEGALITICO DI BORZONE. (tradotto anche in spagnolo MISTERIos LIGURES, EL ROSTRO MEGALITICO DE BORZONE)

    A BORZONE, TRA ENIGMI E ABBAZIE
    Il territorio di Borzone, in Alta Valle Sturla, noto quasi unicamente per la bella abbazia, nasconde però, proprio nelle vicinanze di questo monumento, una delle opere più importanti ed enigmatiche dell’intera archeologia ligure: il Volto Megalitico o Volto Sacro di Borzone. Per arrivare nei pressi di questo straordinario manufatto, risalente, secondo alcuni, a oltre 10.000 anni fa, occorre imboccare una stradina stretta in direzione Rocche di Borzone, che si snoda fra boschi, rocce e torrenti. Ed è proprio dietro una delle aspre rocce che si innalzano lungo il sentiero che si può ammirare questo grande tesoro della preistoria ligure giunto fino a noi direttamente dal passato.
    VOLTO DI CRISTO?
    Questa affascinante scultura rupestre (alta ben 7 metri) di cui poco, attualmente, si conosce, colpisce subito per il fascino (ed il mistero) che sembra emanare. Il gigantesco volto (scoperto quasi per caso nel 1965 durante un sopralluogo per costruzione di una strada) presenta sicuramente tratti fondamentali del viso umano: occhi, naso, mento, ed una sorta di busto, tanto che la tradizione popolare lo identificava con il volto di Cristo (da qui il nome di Volto Sacro). Era infatti opinione comune, fra le genti del luogo, che la scultura fosse un’opera votiva dei monaci di Borzone che vivevano nel vicino monastero e che per secoli hanno esercitato il loro influsso su queste valli. “Visitando il sito – spiega però Jonathan Ferroni, abitante del luogo e fondatore del Centro Studi e Scoperta della Civiltà Ligure - si comprende come quest’ipotesi sia infondata, sia per la posizione e per l’orientamento, sia per la tipologia di lavorazione dell’opera. La lavorazione è infatti molto primitiva e i tratti somatici sono resi solo rozzamente. Anche la posizione del volto, non visibile da Borzone o dall’Abbazia e posizionato “di spalle” a entrambi, non fa certo pensare ad una pia opera di monaci”. Il mistero sulle origini di questo megalito rimane dunque aperto (per alcuni è solo frutto dell’erosione naturale della roccia) ed affonda le sue radici in un lontano passato fatte di credenze ancestrali e riti religiosi delle popolazioni residenti.
    ... o DEL DIO PEN DA CUI PRENDE NOME IL MONTE PENNA?
    Una possibile spiegazione, infatti, potrebbe essere legata al culto di antiche divinità venerate oltre 2000 anni fa dai Liguri Ambrones, (che si opposero strenuamente ai Romani) fra cui il Dio Pen, dio delle cime (da cui il nome del vicino Monte Penna), di cui il volto ne sarebbe la raffigurazione antropomorfa, collocato in quel punto preciso della valle perché custodisse e proteggesse l’intera comunità presente. Alcuni ipotizzano invece che la scultura fosse collegata a funzioni funerarie antichissime. “Dal punto di vista archeologico, attualmente – sostiene a questo proposito Ferroni - non è possibile dare informazioni certe poiché non esistono ancora indagini scientifiche ufficiali sul reperto, ed anzi, la Sopraintendenza Ligure, ad oggi, non riconosce il Volto come opera umana. Per ora solo studiosi amatoriali si sono interessati alla scultura megalitica e sono state fatte alcune ipotesi più o meno fantasiose, anche se, a mio parere, è più verosimile una datazione proprio all’Eneolitico (3500 - 2000 anni fa).”
    Un ‘gemello’ in nuova zelanda
    Sta di fatto che, in mancanza di studi precisi (soprattutto a livello di datazione delle rocce) rimane il mistero di una scultura rupestre assai originale, capace di suscitare stupore e meraviglia e che, occorre dirlo, ha pochissimi eguali (per dimensioni) in Europa. Per la cronaca, un’opera simile esiste solo agli antipodi, in Nuova Zelanda (colosso di Whangape), dove si trova una quasi identica scultura rupestre datata al Paleolitico.
    Ne ha parlato Voyager, SU RAI2
    Lo scorso inverno, dell’enigmatico megalite, si è interessata la popolare trasmissione televisiva di Rai 2 “Voyager” che le ha dedicato un servizio ed ha riacceso il dibattito intorno a quest’opera. “è assai arduo dare una interpretazione all’effige, affermare cioè se si tratti di un volto maschile o femminile poiché i tratti sono essenziali e manca qualsiasi segno di espressività e caratterizzazione”. spiega infine Ferroni, lanciando poi un appello.
    L’appello agli studiosi
    “La speranza è quella di attirare l’attenzione di un qualche archeologo professionista che, senza pregiudizi, tenti un approccio di studio ravvicinato e possa contribuire a svelare un affascinante enigma del nostro passato.”
    Il centro di studio ligure
    Il Libero Centro di Studio e Scoperta della Civiltà Ligure (LCSSCL), fondato da Ferroni, si occupa dello studio e della diffusione della storia e preistoria ligure e si propone di recuperare proprio quegli aspetti legati all’identità culturale ligure che caratterizzano le nostre terre. info@lcsscl.it


    TRAD. IN SPAGNOLO

    MISTERIos LIGURES, EL ROSTRO MEGALITICO DE BORZONE
    Una enigmática escultura rupestre que esconde un milenario secreto y tiene iguales solamente en Nueva Zelandia

    EN BORZONE, ENTRE ENIGMAS Y ABADIAS - El territorio de Borzone, en la Alta Valle Sturla, nota casi únicamente por la bella abadía, esconde sin embargo, en las cercanías de este monumento, una de las obras más importantes y enigmáticas de la arqueología ligur: el Rostro Megalítico o Rostro Sagrado de Borzone. Para llegar a las cercanías de esta extraordinaria obra, según algunos realizada hace más de 10.000 años atrás, es necesario tomar un caminito que lleva a Rocche di Borzone, el que serpentea entre bosques, rocas y torrentes. Y justamente detrás de una de las asperas rocas que se levantan a lo largo del sendero que se puede admirar este gran tesoro de la prehistoria ligur llegado directamente a nosotros desde el pasado.

    ¿EL ROSTRO DE CRISTO? - Esta fascinante escultura rupestre (7 metros de altura) de la cual actualmente se conoce poco, asombra enseguida por la fascinación (y el misterio) que parece emanar. El gigantesco rostro (descubierto casualmente en 1965 durante un relevamiento parara la construcción de una calle) presenta trazos fundamentales del rostro humano: ojos, nariz, mentón y un atisbo de busto, tanto que la tradición popular quiso identificar como el rostro de Cristo (de ello el nombre de Rostro Sagrado). Efectivamente, es opinión común entre la gente del lugar que la escultura fuese una obra votiva de los monjes de Borzone que vivían en el monasterio cercano y que durante siglos ejercieron su influencia en estos valles. “Visitando el sitio –explica Jonathan Ferroni, habitante del lugar y fundador del Centro de Estudios y descubrimiento de la Civilización Ligur-se comprende como esta hipótesis sea infundada sea por la posición y orientación, sea por la tipología de elaboración de la obra. Efectivamente la elaboración es muy primitiva y los trazos somáticos son esbozados muy toscamente. También la posición del rostro, no visible desde Borzone o desde la abadía y posicionado “de espaldas” a ambas, seguramente no hace pensar a una obra pía de los monjes”. El misterio acerca de los orígenes de este megalito queda por lo tanto abierto (para algunos es solamente el fruto de la erosión natural de la roca) y ahonda sus raíces en un lejano pasado de creencias ancestrales y ritos religiosos de las poblaciones residentes.

    EL NOMBRE DEL MONTE PENNA ¿LO TOMA DEL DIOS PEN? - Una posible explicación podria estar ligada al culto de divinidades veneradas hace más de 2000 años por los Ligures Ambrones (que se opusieron a los Romanos hasta su exterminio) entre los que estaba el Dios Pen que era el dios de las cimas (de donde se derivaría del nombre del monte Penna), del cual sería la representación antropomorfa y colocado en ese lugar del valle para protección de la comunidad presente.

    Otras hipótesis señalan que la escultura tuviese que ver con ritos fúnebres de aquella época, al respecto Ferroni sostiene “desde el punto de vista arqueológico, actualmente no es posible dar informaciones ciertas dado que aún no existen estudios científicos oficiales de la pieza, es más la Súper-intendencia Lígur todavía no reconoce la cara como una obra del hombre. Por el momento solamente estudiosos amateur se interesaron a la escultura megalítica e hicieron algunas hipótesis más o menos fantasiosas aunque, a mi parecer es más verosímil datarla en el Eneolítico (3500 - 2000 años atrás)”.

    UN “gemelo” en Nueva Zelandia - De hecho a falta de estudios precisos (sobre todo a nivel de datación de las rocas) queda el misterio de una escultura seguramente original, capaz de suscitar estupor y maravilla y que, hay que decirlo, tiene pocos iguales (por sus dimensiones) en Europa. Para la crónica, existe una obra similar solamente en las antípodas, en Nueva Zelandia (coloso de Whangape), en donde se encuentra una escultura rupestre casi igual datada en el paleolítico.

    El invierno pasado la trasmisión televisiva “Voyager” de la RAI se ocupó de este enigmático megalito encendiendo el debate acerca de esta obra. “es arduo dar una interpretación a la esfinge, afirmar si se trata de un rostro masculino o femenino dado que los trazos son esenciales y le faltan signos de expresividad y carácter”, explica finalmente Ferroni, quien luego lanza un llamado.

    El llamado a los estudiosos - “La esperanza es la de llamar la atención de algún arqueologo profesional que sin prejuicio, intente un acercamiento de estudio aproximado y pueda contribuir a develar el fascinante enigma de nuestro pasado”.

    Il centro di studio ligure - El Libero Centro di Studio e Scoperta della Civiltà Ligure (LCSSCL) [Centro libre de estudio y descubrimiento de la civilización Ligur], fondado por Ferroni, se ocupa del estudio y difusion de la historia y prehistoria ligur y se propone recuperar justamente aquellos aspectos ligados a la identidad cultural ligur que caracterizan a nuestra tierra. info@lcsscl.it

    Traducido por S. Bertucci (I.C.A.L.), del original en italiano publicado por Francesco Moggia en el “Corriere della Fontanabuona e del Levante” (ºww.corfole.com)


     


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