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di Michele Ianfascia | 04 Giugno 2012 | in categoria/e edizione cartacea sport

Il terzo tempo del Cornia: tra spaghettate, vino e... panettoni riciclati

Iniziando la passeggiata tra le realtà sportive del nostro territorio, la mia attenzione si è subito rivolta al Cornia (Moconesi), Società famosa, prima ancora che per la sua attività di calcio a cinque e successivamente anche a 11 con ottimi risultati (permanenza in Seconda Categoria appena conquistata), soprattutto per aver introdotto da anni con notevole successo il cosiddetto terzo tempo. Consuetudine di origine rugbystica, dove la sua pratica è oramai istituzionalizzata, consiste nel ritrovarsi dopo la battaglia sportiva davanti a pinte di birra con gli avversari e concludere in spirito amichevole la giornata. Ma il Cornia è andato ben oltre. Già dal simbolo (in foto) potete immaginare il principio con il quale, nel 2003, la Società è stata fondata: posate, bicchieri, e bottiglia. L’idea fu di alcuni ex calciatori dilettanti della vallata che desideravano ardentemente continuare a ritrovarsi in gruppo, per tirare qualche calcio al pallone in una squadra a cinque, ma anche (e forse soprattutto!) per sedersi a fine partita davanti a un  tavolo... L’occasione fu colta al volo a seguito dell’inaugurazione del campetto di calcio a cinque, fortemente voluto dalla comunità di Cornia per avere a disposizione un luogo di aggregazione.
Il terzo tempo portò molti benefici. Pare che i calciatori soprattutto all’inizio dell’avventura consumassero mezzo chilo in campo per poi assumerne almeno il doppio nel dopo partita… Il presidente Enrico “Chicco” Dondero, è stato tra gli ideatori del Terzo tempo e mi racconta come all’inizio ‘le pietanze più che tali erano un‘idea... pasta all’idea di pesce, all’idea di ragù,  pasta quasi al forno, panettoni di Natale mangiati a Pasqua...”. Per fortuna successivamente alle cene nella "baracca", sede e casa del Cornia, di fianco al campo, si sono avvicendate ai fornelli persone qualificate e di conseguenza a partire dal 2004 il terzo tempo è diventato famoso oltre i confini fontanini. Non solo. Ognuno arriva da casa con piatti preparati da nonne, mamme e mogli: polpettoni, pizze e farinate, frittate, salumi, focacce, etc. etc. E, anche per la pressione di alcuni atleti nutrizionisti, alla birra e al vino nostrano sono state aggiunte anche bibite salutari. L’appuntamento più importante è la cena invernale a base di berodi, assolutamente da non perdere. Si, perchè le cene del Cornia, che si tengono ora spesso anche presso il campo di Ferrada, dove gioca la squadra a 11, sono aperte a tutti. Amici, simpatizzanti e amici degli amici. Una consuetudine che ci auguriamo possa continuare ancora a lungo, ma per questo c’è bisogno di nuovi praticanti del calcio a cinque, nonché persone volenterose che affianchino i dirigenti nella gestione societaria, e soprattutto finanziatori, visto  che l’attività dilettantistica di questo tipo comporta ogni anno esborsi di diverse migliaia di euro. I motivi per lanciare l’appello “SALVIAMO IL CALCIO A CINQUE DEL CORNIA” direi che sono ottimi e abbondanti!

Tratto da CORFOLE! del 6/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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