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    edizione cartacea

    15 Settembre 2025 | in categoria/e edizione cartacea

    UN LIGURE HA PORTATO IL SOLE IN GUATEMALA

    UN LIGURE HA PORTATO IL SOLE IN GUATEMALA

    Partito come volontario, un camoglino ha scoperto che le comunità che producono il pregiato caffé vivono in baracche e lavorano in condizioni arretrate, con strumenti funzionanti...a pedali! L’idea di donare un impianto solare per avere macchinari elettrici; un sogno che sembrava irraggiungibile... 

    - di Michela De Rosa

    Nel 2019 ho messo insieme due sogni: realizzare quello giovanile di volontario nei campi di lavoro dello SCI e quello più recente quale attivo e curioso socio Tatawelo, associazione italiana che acquista a prezzo equo-solidale il caffè crudo direttamente presso cooperative di produttori del Chiapas e del Guatemala. Volevo così dare un aiuto concreto anche di manovalanza ai cafetaleros, ma anche conoscere da vicino le loro di vite e abitudini assai lontane e diverse dalle nostre. Sono stato indirizzato presso la piccola cooperativa Nueva Esperanza del Bosque attiva nel comune di Santa Cruz Naranjo, a circa 40 km a sud dalla capitale, in un’ampia zona isolata a quasi 1500 m di altitudine; non proprio comoda, ma che in compenso favorisce una miglior qualità dell’ottimo caffè arabica 100%. 



    La dura vita dei cafetaleros 

    Le famiglie dei circa cinquanta soci vivono in abitazioni fatiscenti lungo una carretera, una strada sterrata, impervia, impolverata e con continui saliscendi, che collega due piccole cittadine: Fraijanes e S. Cruz Naranjo, distanti 16 km. Ci si sposta con vecchi e scassati jeepponi per il trasporto di merci e sacchi di caffè ma spesso anche a piedi. Vivono un dura e retrograda realtà contadina con scarsi servizi e comodità. Raccolgono il proprio caffè e lo portano alla Cooperativa per le necessarie lavorazioni, fino alla quella finale svolta dalle mujeres che selezionano con abilità i bei chicchi verdi smeraldo convogliandoli rapidamente nei sacchi nuovi di iuta, pronti così per l’esportazione.

     

    Un’idea nata sbucciando le drupe di caffé... a pedali

    Per circa un mese ho dato una mano soprattutto nelle attività semplici ma abbastanza faticose, come la sbucciatura o spolpatura delle ciliegie di caffè, lavaggio ed essiccatura dei semi, ecc. lavorando soprattutto con ragazzi che sacrificavano così le loro vacanze scolastiche natalizie.

    Pensavo: “Con macchinari elettrici si potrebbero automatizzare processi come la lenta e faticosa sbucciatura a pedali delle drupe... ma al lieviterebbe lievitata la già salata spesa in bolletta. Tuttavia, con un impianto fotovoltaico...”
    Impensabile in quella povera e arretrata realtà rurale e non solo per i costi. Quell’idea però continuava a picchiarmi in testa, così ho analizzato meglio le condizioni logistiche, notando l’ampio tetto della sede della Cooperativa, e quelle climatiche, decisamente favorevoli grazie all’abbondante sole subtropicale, soprattutto nella stagione di raccolta. 



    Un sogno troppo grande? 

    L’unica soluzione era la donazione di un impianto fotovoltaico da 20 kw, da finanziare con una raccolta fondi tramite la piattaforma Produzioni dal Basso che già conoscevo per aver sostenuto altri progetti sociali. Tornato in Italia, su consiglio del Direttore Camera Commercio Italiana in Guatemala Gabriele Musto, ho commissionato il progetto e l’acquisto di pannelli solari e strumentazioni all’azienda italo-spagnola del tecnico Michele Landolfi. Sulla base dei preventivi ricevuti ho avviato la raccolta di 30 mila euro: obiettivo raggiunto l’anno successivo 

    Ma ecco gli imprevisti e le spese aumentano...

    Purtroppo a causa di mille ostacoli e ritardi imprevisti (covid, aumento spese trasporto, continui rinvii della consegna, ecc.), siamo arrivati al 2024 senza concludere nulla e con un inevitabile aggiornamento del preventivo salito a 35 mila euro che mi costringe ad attivare a marzo 2024 una seconda raccolta di 5 mila euro, anticipati in parte da me per concludere questa operazione più impegnativa del previsto. Con Landolfi concordiamo di commissionare l’acquisto e il montaggio direttamente in Guatemala, scelta rivelatasi positiva anche per facilitare le future manutenzioni. 



    Quasi tre anni dopo il sogno si avvera

    Tutto si è svolto ottimamente e nel rispetto dei tempi programmati: il sogno è diventato realtà con la forma di 34 pannelli collegati a 2 inverter che producono 16-17 Kw, ottimi valori considerata la stagione invernale, ma soprattutto, già ampiamente sufficienti per il funzionamento di tutte le macchine elettriche in dotazione. Tra queste, la Unidad compactya che esegue due tra le più impegnative lavorazioni prima fatte con macchine a pedali: sì, proprio la sbucciatura delle ciliegie di caffè e il successivo lavaggio dei chicchi, quei faticosi processi da cui era partita l’idea di realizzare questo impianto fotovoltaico. 
    Tornato in Guatemala all’inizio di quest’anno per seguire le fasi finali dell’installazione, il 25 gennaio per l’inaugurazione dell’impianto la Cooperativa ha organizzato una bella cerimonia a sorpresa (per me impensabile): la sala è stata addobbata con cura ed è stato preparato un bel rinfresco per i soci, le autorità cittadine e rappresentanti di altre cooperative della zona. Insomma una cinquantina di presenti, molti dei quali si sono alternati al microfono per esprimere apprezzamenti sull’importanza dell’opera, assolutamente inedita in quella realtà, sia sotto il profilo ecologico che per essere stata donata da amici italiani. Mi sono stati quindi consegnati degli attestati come ricordo, seguiti dalla commovente esecuzione dgli inni nazionali italiano e guatemalteco. Tanto entusiasmo dovuto non soltanto al ragguardevole risparmio sulla spesa dell’energia elettrica (di circa ben 3.000 € all’anno, che qui sono una cifra importante), ma soprattutto come manifesta riconoscenza per la solidarietà e generosità degli amici italiani che da anni ormai, in qualità di soci e consumatori di caffe Tatawelo, contribuiscono al progresso socio-economico di questi cafetaleros. 



    Ora le case hanno le porte

    A distanza di cinque anni ho visto il progressivo affrancamento dalla povertà, a cominciare - pensate un po’ - dall’acquisto di porte in sostituzione delle modeste tende e da alcune casette in costruzione, finalmente in muratura e con tetti e finestre. Recentemente la Cooperativa mi ha informato che è arrivata la prima bolletta (maggio 2025): consumi azzerati. Non solo: è stato installato un contatore bidirezionale che consentirà così alla Cooperativa di vendere l’energia prodotta in esubero. La ciliegina sulla torta di questo complesso lavoro e che dimostra che a volte la realtà supera anche i sogni. Voglio dire grazie a tutti coloro che hanno contribuito a realizzarlo.


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