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di Matteo Noceti | 10 Luglio 2017 | in categoria/e attualita edizione cartacea salute sport

"VORREI SOLO POTERMI ALLENARE" - Paolo, atleta della Nazionale di rugby in carrozzina, usa gratuitamente la palestra di Carasco, ma le cose potrebbero cambiare

L’alternativa? Andare fino a Padova. Inoltre lancia un appello agli altri ragazzi in carrozzina: “Venite a scoprire questo sport e ad allenarvi con me!” 

È risaputo, lo sport è amico dell’uomo: migliora l’umore, ringiovanisce le cellule, è un deterrente contro lo stress, nonché fautore di socializzazione. Grazie al cielo nel 2017 esistono infinite possibilità di praticare i più diversi, tanto da sembrarci un diritto e ad alcuni persino una sicura prospettiva di business, abbagliati da modelli di atleti dagli ingaggi milionari. Poi arrivano storie di vita che ci riportano alla reale essenza: una conquista per la società.

Storie come quella di Paolo Federici, 43enne sestrese che per lavoro si occupa di informatica e per obbligo di…viaggi. Nella fattispecie, quelli ultrachilometrici che si sobbarca per poter praticare il suo sport, che non è uno qualsiasi: “l mio compianto amico Massimo Guatelli mi avvicinò al Weelchair Rugby (n.d.r. rugby in sedia a rotelle) e rimasi folgorato dall’agonismo.”
Paolo infatti è tetraplegico da quando aveva 16 anni a causa di un incidente stradale, e oggi gioca in campionato con la squadra ASD H81 Vicenza e difende i colori della Nazionale italiana. E' in casi come questi che lo sport deve essere davvero un diritto per tutti, ma nella realtà i sacrifici sono all’ordine del giorno. Già perché in Liguria non si pratica questa attività, e per Paolo è difficile mantenere la condizione fisica: “nella mia disciplina è fondamentale allenarsi con i compagni per replicare i contatti fisici della gara, e io posso farlo solo una volta al mese, durante i tre giorni di stage tecnico organizzato dalla Nazionale a Padova. Per il resto usufruisco gratuitamente della palestra di Carasco, ma temo che le cose cambino a breve”.


La palestra di Carasco a rischio
A quanto gli hanno detto, infatti, tra pochi mesi dovrà sostenere le spese di utilizzo dell’impianto, particolarmente gravose se affrontate da solo, e il prosieguo del rapporto sembra a rischio. Paolo non fa polemica ma si guarda attorno: “Al Comune di Carasco e ai gestori dell’impianto va il mio ringraziamento per la gratuità del servizio offerto, in una palestra priva di barriere architettoniche. Sarebbe difficile sostenere autonomamente le spese, quindi cerco uno sponsor voglioso di aiutarmi, oppure un comune pronto ad accogliermi in strutture adeguate alla mia disabilità”.

L’invito ad altri ragazzi
Paolo non guarda solo agli interessi personali, anzi vorrebbe sviluppare la disciplina nel nostro territorio, avvicinando ragazzi disabili che, consci delle difficoltà, abbandonano ogni velleità sportiva: “lo sport è una valvola di sfogo e aumenta il benessere delle persone. Io sono disponibile a coinvolgere ragazzi nella mia realtà, ho sempre una carrozzina in più nel baule da far provare. L’unica richiesta che avanzo è di consentire a chiunque voglia fare sport, di farlo nella nostra regione”. Una sana storia a cui auguriamo di trovare un lieto fine. Chi si fa avanti?