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libri
02 Novembre 2011 | in categoria/e attualita
Scovato il diario di Luigin u sagrestan: una preziosa fonte che ci rivela come sono stati vissuti gli eventi storici di quel tempo e l'origine delle funzioni religiose tradizionali
Luigi Sessarego è nato a Bogliasco nel 1880, suo padre era sagrestano in parrocchia e lui, sin da bambino, ebbe pertanto a familiarizzare con la sagrestia, che non era, se andiamo a vedere, un lavoro da poco. Allora le funzioni religiose erano molto più numerose di oggi e una parrocchia aveva almeno due o tre sacerdoti, quindi due o tre messe giornaliere erano la regola. Era data molta più importanza alle ricorrenze religiose, funerali e matrimoni comportavano particolari preparazioni della chiesa, gli arredi liturgici erano tanti ed erano importanti la loro manutenzione e conservazione. Luigi vedeva tutto questo nel lavoro del padre e all’età di quindici anni ne diventò ufficialmente l’aiutante, succedendogli poi, alla sua scomparsa, nel 1899 e restandovi sino alla morte, il 26 marzo 1958. Noi, nati nella prima metà del secolo scorso, lo abbiamo conosciuto e ricordiamo i suoi insegnamenti, la sua precisione, i suoi rimbrotti quando, chierichetti, frequentavamo la parrocchia e quando si faceva a gara per servire messa ad un funerale, sicuri delle cinquanta lire di mancia che il parroco ci lasciava.
Il ritrovamento del diario
E’ stata perciò una gradevole sorpresa ritrovare tra le carte dell’Archivio parrocchiale due libretti con la copertina nera e il bordo rosso, come i quaderni scolastici di un tempo, fittamente scritti e contenenti un vero e proprio diario, scritto da Luigin u sagrestan dal 1° maggio 1900 al 31 dicembre 1902. La lettura di questo suo diario, oltre a rivelarci il suo carattere ordinato e preciso, ci svela anche piccoli e grandi fatti che egli riporta nelle sue pagine con frasi anche un po’ sgrammaticate. E’ poi interessante evidenziare come Luigin curasse con particolare precisione la realizzazione di quei festoni di tela di raso e velluto in vari colori che ancora non molti anni fa erano in uso nelle chiese per appararle in occasione di particolari festività: nel diario troviamo appunti e schizzi con misure e colori per la loro realizzazione (vedi foto). Non mancano i riferimenti alla sua vita privata, come quando annota di essere andato a far la visita per il militare, o quando muore lo zio di Sessarego, suo paese d’origine, o quando accenna alla “disgrazia” che gli é capitata, forse una caduta, che lo costringe a più di un mese di ospedale.
29 luglio 1900: le disposizioni per l’assassinio di Re Umberto
Tra i fatti dei quali rimane un’eco nei suoi resoconti, troviamo ad esempio l’assassinio, nel 1900, di re Umberto I. Il 29 luglio, il re era stato invitato a Monza per onorare un concorso ginnico al termine del quale, approfittando della confusione, l’anarchico Gaetano Bresci gli sparò tre colpi di pistola, ferendolo a morte. In tale occasione fu disposto per la celebrazione in tutte le chiese italiane di una solenne messa funebre e così annota Luigin: “Luglio, 30, Lunedì, arrivata notizia dell’asasinamento del re Umberto I.Martedì il Vescovo publicato sui giornali che tutte le chiese a ore 6 saranno suonate le campane circa un quarto d’ora per tre giorni consecutivi e che si mettano d’accordo con le autorità municipali per fare i festeggiamenti (sic!) del funerale.’ La messa di requiem sarà celebrata il 17 agosto, trascriviamo quanto si appuntò il sagrestano: ‘Ore 10 messa solenne, musica, esequie, 5 parroci, la chiesa era apparata con torce e catafalco (...) accompagnamento musicale colegio S. Ilario, carabinieri, guardie di finanza ecc. Festoni neri altar maggiore. Il sindaco con la senta (la cintura tricolore) suonato banda filarmonica finita messa (...) Fatto fare una corona municipio che finita messa l’anno portata di nuovo in municipio.”
5 agosto 1900: preghiere per le truppe italiane in Cina
In questa pagina Luigin annota che il parroco durante la Messa raccomandava preghiere per i nostri soldati in Cina: in effetti, in quei mesi l’Italia era presente con un corpo di spedizione internazionale per domare la cosiddetta rivolta dei Boxers.
21 ottobre 1901: per segnare il passaggio al ventesimo secolo vengono poste venti croci sui monti italiani. Ma il campanilismo ligure fa sì che ne arrivi una anche sul monte Fasce
In quella data Luigin racconta di essere stato sul Monte Fasce con la banda musicale di Bogliasco in occasione dell’inaugurazione della grande croce posta in cime al monte. I vescovi Italiani, infatti, in occasione del chiudersi del sec. XIX e con l’inizio del XX avevano proposto di elevare una grande croce su venti montagne italiane, quale testimonianza dei venti secoli dell’era cristiana. I vescovi liguri avevano scelto il Monte Saccarello, in provincia d’Imperia. Ma probabili ripercussioni di tale iniziativa a livello nazionale furono la posa di grandi croci, o statue, anche su altri monti liguri, tra cui appunto il Monte Fasce. E le cronache ci narrano che in quel 21 ottobre la popolazione genovese con l’arcivescovo Tomaso Reggio salì in vetta al Fasce per inaugurare solennemente la croce in ferro ivi collocata.
31 dicembre 1902: il diario termina qui
Deve essere servito per parecchi anni a Luigin, quasi come un manuale d’uso, per poter ripetere ogni anno quelle usanze che egli aveva trovato e conservato trascrivendole in o. gni dettaglio. Oggi certe sue annotazioni possono far sorridere, certe sue preoccupazioni per la conservazione degli arredi sacri o per lo svolgimento liturgico di una celebrazione possono sembrare esagerate agli occhi nostri, abituati anche a certi eccessi della Chiesa postconciliare. Ma, forse, é proprio grazie ad uomini come questi che si é potuto conservare l’immenso patrimonio artistico delle nostre chiese.
Pierluigi Gardella
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Tratto da CORFOLE! del 11/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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