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01 Marzo 2009 | in categoria/e attualita

13 e 14, Borzonasca: proiezioni del film "una vita in gioco" della serie "Le inchieste del Commissario Maigret" nell’ambito della Rassegna Mondo Simenon

Ritornano, con le due serate di Borzonasca, “Le inchieste del commissario Maigret”, ovvero la retrospettiva organizzata dal Sistema Turistico Locale “Terre di Portofino”, nell’ambito della rassegna “Mondo Simenon”.
Dopo le tre serate di Rapallo, questa volta la rassegna propone lo sceneggiato in due puntate “Una vita in gioco”, del 1965. Anche questa volta, si va, dunque, alla riscoperta delle inchieste di Maigret, prodotte dalla Rai, con la regia di Mario Landi e le interpretazioni di Gino Cervi ed Andreina Pagnani.
L’appuntamento è venerdì 13 e sabato 14, alle 21, con ingresso libero, nell’auditorium comunale di Borzonasca, intitolato a Fabrizio De Andrè.


Di seguito, un riassunto, a firma Paolo Valmarana, pubblicato sul “Radiocorriere TV” del 14/20 febbraio 1965:

Maigret, questa volta, ha rischiato grosso. Ha fatto evadere il presunto assassino della vecchia signora e della sua cameriera, fiducioso che da quella audacissima mossa qualcosa salti fuori. Per il momento saltano fuori due grane, e abbastanza grosse. Un giornale scandalistico, messo sull'avviso da una lettera anonima, ha scritto che l'evasione di Heurtin è stata organizzata con la complicità della polizia. E, come se non bastasse, l'evaso, dopo aver ferito con una bottigliata intesta uno degli ispettori che lo pedinavano, scompare. Maigret, di pessimo umore, è alle corde. Alla ramanzina del giudice istruttore Comeliau, Maigret risponde che se l'assassino, il vero assassino beninteso e non il povero Heurtin, non verrà identificato entro pochi giorni, lui è pronto a dare le dimissioni. Chi poteva trar vantaggio dalla morte della vecchia signora? C'è un nipote, Crosby, fatuo, squattrinato e bellimbusto quanto richiesto dalla parte di omicida che Maigret è pronto ad attribuirgli. Ma uccidere una zia richiede anche decisione e nervi d'acciaio. E il presunto colpevole sembra uno smidollato giuggiolone. Resta comunque il sospettato numero uno. Ma se poi Crosby si uccide, proprio sotto il naso di Maigret, che cosa se ne può dedurre? Che era l'assassino e che si è ucciso per sottrarsi alle proprie responsabilità? Troppo semplice, almeno per Maigret. Finché quel nipote buono a nulla era vivo, poteva sembrare un assassino, sia pure con un po' di fatica. Ora che se lo trova morto, Maigret, sempre più furibondo, decide che occorre cercare altrove. Ma dove? Il nostro commissario era convinto che, colpevole o no, quel nipote potesse offrirgli una pista preziosa: “Proprio quando mi trovo a chiudere la catena, a toccare la soluzione, ecco che un anello si apre e la catena si spezza...”, confessa alla moglie un Maigret decisamente pessimista, ma deciso a lottare per tutto il tempo necessario, e a battere nuove strade. Per esempio quella offerta da un giovanotto cinico e saccente, che si chiama Radek e che ha l'aria di sapere un mucchio di cose: non solo, ma anche di volerle dire a Maigret. Di quell'offerta di aiuto, cosi gratuita e bizzarra, il nostro commissario diffida. Ma in mancanza di meglio...

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