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    attualita, diritto

    di Giansandro Rosasco | 27 Ottobre 2017 | in categoria/e attualita diritto

    Un levantino a Barcellona: “vi spiego cosa sta succedendo davvero”

    Un levantino a Barcellona: “vi spiego cosa sta succedendo davvero”

    Mentre in Italia le regioni del Nord rivendicano una maggiore autonomia, in Spagna la Catalogna ha approvato l’indipendenza dal Governo centrale - E anche in Liguria si apre il dibattito per un possibile referendum

    A pochi metri dalla nostra redazione sventola una bandiera che ultimamente si vede spesso ai telegiornali: è quella degli indipendentisti catalani. Lì abita un ligure che ormai è diventato mezzo spagnolo. Pardon, mezzo catalano. E come avrete capito dalle notizie di queste ultime settimane la faccenda è molto, molto seria: a tenere banco è infatti la volontà secessionistica della Catalogna dalla Spagna, come dire della Liguria dall’Italia. Non potevamo non cogliere l’occasione per avere una testimonianza diretta da Lorenzo Zitta, genovese che ha vissuto molti anni in Fontanabuona e approdato nel 2006 per amore in terra catalana, dove vive e lavora.


    Anzitutto spiegaci, perché i catalani da sempre chiedono l’autonomia?
    Intanto è la storia a parlare: la Catalunya è stata “conquistata” e annessa alla Spagna solo da trecento anni, mentre ha una sua storia e una cultura territoriale che qui nessuno immagina. Ad esempio, si parla e si scrive anche in catalano e tutti, bambini compresi, ballano la sardana (il cui nome ha origine dai Shardana, Sardegna, altro popolo che rivendica la sua indipendenza, ndr). Ma è solo un esempio: qui ogni cosa è tipica ed indipendente dal resto dello Stato spagnolo.

    D’accordo le tradizioni, ma c’è anche il fattore economico, corretto?
    Certamente, ma anche qui si tratta di applicare il buon senso e dare a Cesare quel che è di Cesare. E’ giusto ad esempio che in tutta la Spagna l’autostrada sia gratuita, mentre in Catalogna è a pagamento? Perché viaggiare con treni obsoleti mentre Madrid usa treni nuovi? Perché gli studenti catalani ricevono solo il 5% di tutte le borse di studio statali e quelli della capitale, Madrid, il 58%? Chi non vorrebbe vedere il reddito annuo pro capite aumentato di 3.000 Euro l’anno se avessimo la nostra sanità? Si può non protestare quando in Catalogna si investe solo il 12% del PIL spagnolo annuo, nonostante si contribuisca per il 22%?
     
    Il primo ottobre c’è stato il referendum sull’indipendenza e i telegiornali italiani hanno mostrato scene da guerriglia, tu eri lì: cosa è successo?
    ll referendum è stato promosso dalla Generalitat de Catalunya ed è stato indetto da una legge del Parlamento della Catalogna, secondo cui il voto dovrebbe avere natura vincolante, ma è invece stato contrastato dal governo spagnolo con il motivo che la Costituzione non consentirebbe di votare sull’indipendenza di alcuna regione spagnola. C’era tensione e sapete anche voi dai media che per tentare di invalidare le votazioni sono stati scrutinati 770 seggi in meno perché le urne sono state letteralmente sottratte. Dovevamo proteggerle fisicamente! (Vedi foto) Nonostante questo il Si all’indipendenza è stata schiacciante: 95%. è però chiaro che qualcosa nella democrazia non sta funzionando.


    Cosa pensi dell’operato delle forze dell’ordine in quei giorni?

    I pompieri e i Mossos (la polizia catalana) sono stati encomiabili. Hanno mantenuto l’ordine pur rispettando e condividendo i nostri sentimenti e anzi proteggendo la volontà popolare volta alla libera votazione. La Guardia Civile (la polizia spagnola) invece avete potuto vedere anche voi come hanno trattato i manifestanti: ben 1066 feriti. Donne, vecchi e bambini picchiati e maltrattati perché sono scesi in strada. Tutto il mondo ha visto la tendenza franchista dell’attuale governo che ha anche limitato l’accesso a internet per occultare le forti immagini e persino organizzato manifestazioni a Barcellona per sostenere l’idea dell’unità del paese pagando la gente e i pullman, ma hanno portato solo duecentomila persone contro i due milioni scesi in piazza volontariamente per l’indipendenza della Catalogna.
     
    E oggi?
    Oggi si vive in uno stato di agitazione non indifferente. Pensate che al porto di Barcellona ci sono ancora le navi (ndr italiane) con dentro stipati - tra l’altro in condizioni pietose - i 6.000 poliziotti arrivati “per monitorare” le votazioni del primo ottobre. Costano trecentomila Euro al giorno e pare resteranno anche per novembre. Perché?
     
    I catalani odiano gli spagnoli?
    Niente di più falso, al limite c’è estremo disaccordo con i governi spagnoli. Esistono feste importanti della Catalogna come la Diada (11 settembre) in cui catalani e spagnoli festeggiano insieme, pur ribadendo concetti importanti come l’autodeterminazione dei popoli che è sancita e difesa internazionalmente.

    Ti senti più italiano o più catalano?
    Ci tengo molto a fare sapere che sono un italiano di Genova. Ma ho molta più stima e fiducia nel governo catalano e prenderò la doppia cittadinanza solo quando la Catalogna otterrà l’indipendenza. Spero a breve!

    Per concludere, c’è da dire che ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani, il soggetto titolare del diritto all’autodeterminazione è il popolo come soggetto distinto dallo Stato. Ma in nessuna norma giuridica internazionale c’è la definizione di popolo. Questa reticenza concettuale non è dovuta al caso. Gli stati giocano sull’ambiguità, non essendo ancora disposti ad ammettere espressamente che i popoli hanno una propria soggettività giuridica internazionale.

    Mentre andiamo in stampa il Parlamento Catalano approva l’indipendenza; tutti si augurano che non accada nulla di grave ma i processi indipendentistici sono da sempre fortemente osteggiati dai governi centrali.


    AUTONOMIA, TOSI (M5S):
    “HA VINTO LA VOLONTÀ POPOLARE. ORA REFERENDUM ANCHE IN LIGURIA”


    Alla luce di risultati del referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto, si aprono nuovi scenari anche in Liguria. Dalla Regione il portavoce Movimento 5 Stelle Fabio Tosi, afferma: “grande soddisfazione per i risultati del referendum in Veneto, dove è stato superato di gran lunga il quorum, e in Lombardia, dove l’affluenza è stata superiore alle aspettative. Dai cittadini arriva un messaggio chiaro al Governo: vogliamo poter gestire da soli le risorse che ci appartengono. Sulla scia di questa giornata storica, in Liguria portiamo avanti con ancora maggior vigore il percorso per il referendum sull’Autonomia, su cui il M5S ha di recente depositato una proposta ufficiale. Saranno i cittadini liguri i padroni del proprio destino. Quando viene data la possibilità di esprimersi sui temi di interesse collettivo, la cittadinanza ha sempre risposto presente, dando prova di grande maturità. La proposta del M5S sul referendum ligure per l’Autonomia esiste già, si tratta solo di portarla in Consiglio e votarla”.




     


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