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03 Ottobre 2011 | in categoria/e attualita
In cerca di brividi per Halloween? Non c'è bisogno di allontanarsi troppo: basta andare a Rapallo, inaspettata sede di miti, leggende e fatti paurosi veramente accaduti
La maledizione di Valle Christi
È notte. Dodici rintocchi risuonano nell'aria fredda dell'autunno, prima di essere risucchiati nell'ombra. Attorno non c'è anima viva. Solo lo schiocco di qualche ramo inquieto, silenzioso e rachitico contro il cielo senza luna. “Stai attento! Per poco non mi venivi addosso!”. La voce rompe il silenzio. Una luce avanza tremolante nel buio della campagna. Improvvisamente, si ferma. “Ci siamo” dice un'altra voce stridula, da adolescente. Tre paia di occhi si levano verso la mole scura che si profila davanti a loro. Il campanile severo, le finestre arcuate che sonnecchiano come orbite vuote, minacciose. L'antico monastero abbandonato. Dalla boscaglia si solleva un lugubre gracidio. “D'accordo. E' Halloween. Ma inizio ad avere paura. Io torno indietro”. Tremano i cespugli. Ed ecco comparire sulla strada buia un ragazzino scarmigliato, che inizia a camminare a passo svelto verso le case più vicine. “Ed ora, che facciamo?” chiede uno dei due ragazzi rimasti ai piedi dei ruderi in pietra, distanti ormai pochi metri. “Avviciniamoci ed entriamo”, risponde risoluto l'amico, puntando la pila elettrica verso quello che resta dell'abside della chiesa: fascio di luce che si perde nelle tenebre. Un passo, poi l'altro. Attorno, un silenzio di tomba, inquietante, maestoso come la volta che prende forma al bagliore della pila. D'improvviso un lamento lungo, struggente, sale dalle sotterranei. I ragazzini si guardano di scatto, brividi che percorrono la schiena. “Cos’è stato?”. “Forse un animale”.
Ma il lamento non si placa. Cresce incessante, lugubre, angosciante. Un lamento umano. “Andiamo via di qui!”. E i due ragazzini corrono e corrono all'impazzata, lasciando la luce della pila spegnersi a poco a poco nel buio della notte di Ognissanti. Un incubo? Una suggestione? C'è chi giura di no. E sostiene che Valle Christi, l'antico monastero cistercense in stile gotico che nel medioevo ospitava alcune suore di clausura, e che ora fa parte del complesso del campo da golf, sia stato teatro di una dolorosa storia d'amore. Leggenda narra che una suora, follemente innamorata di un pastore, abbia trasgredito alla regola di castità rimanendo incinta. Per punizione, la religiosa sarebbe stata murata viva con la sua bambina in una cella del convento. E ancora oggi, molti sostengono che nelle notti senza luna un lamento struggente salga dalle antiche pietre e si diffonde nella campagna.
Il fantasma al complesso molitorio di San Maurizio di Monti
Quella di Valle Christi non è l'unica leggenda che avvolge Rapallo in un alone di mistero. Qualcuno, ad esempio, narra di strani fruscii notturni nella zona circostante il complesso molitorio di San Maurizio di Monti: si dice che il fantasma della fidanzata del capitano garibaldino Giovanni Pendola vaghi ancora nei boschi che circondano l'antico edificio.
La casa degli orrori a Costaguta
Passando a tempi più recenti, le giovani generazioni di rapallesi avranno sicuramente sentito parlare di una casa abbandonata nelle colline di Costaguta, dove pare venissero praticati riti esoterici, e dove si dice siano accaduti episodi soprannaturali.
La strega di San Pietro di Novella
Eppure, tra leggende, fantasmi e luoghi arcani avvolti nel mistero, pochi sanno che a Rapallo una strega è vissuta veramente. Per lo meno, una donna che la credenza popolare riteneva tale, e come tale subì la stessa sorte che nel XVII secolo toccò a molte sventurate per mano dell'Inquisizione. Sul numero d “Il Mare” del 5 giugno 1909, lo storico Arturo Ferretto riporta i documenti del processo di tale Cattarina, conosciuta come la “Cagna Corsa” perché ritenuta originaria della Corsica. Correva il 1630. Nei documenti si leggono le testimonianze di alcuni abitanti di San Pietro di Novella (la frazione in cui la donna viveva): una donna e tre uomini, per l'esattezza. Questi ultimi accusavano Cattarina di aver avvicinato le loro mogli all'interno delle proprie abitazioni con svariate scuse, per poi gettare malefici sui figlioletti, morti pochi giorni dopo la visita della presunta strega. Dichiarazioni frutto della superstizione, che però ai tempi venivano considerate sufficienti per una condanna estrema. La documentazione, infatti, si conclude con una lettera del Senato della Serenissima Repubblica di Genova al Capitano di Rapallo in cui, viste le informazioni inviate da quest'ultimo sulla “Cagna Corsa”, si intimava “restando il suo delitto soggetto allo Statuto criminale Cap.10 sotto la Rubrica De Veneficiis - di “tirare innanzi questa causa terminandola con giustizia”. Da questo punto in poi mancano notizie ufficiali sul destino della strega. Ma l’ultimo responso non lascia molto spazio alla fantasia: la pena comminata alle avvelenatrici dallo Statuto criminale allora vigente, infatti, era il rogo. È quindi plausibile che la povera Cattarina sia stata arsa viva in piazza Banchi, a Genova: la fine allora riservata a chi veniva messo a morte per stregoneria. Non si sa se il suo fantasma vaghi ancora per le strade di San Pietro. Ma Halloween è vicino. Per gli appassionati del brivido, è il momento migliore per scoprirlo...
Silvia Franchi
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Tratto da CORFOLE! del 10/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
I commenti dei lettori
elena:
Gentile sig.ra Franchi, vorrei cortesemente farle alcune domande su questo articolo e non so come contattarla altrimenti. Mi chiamo Elena ed il mio indirizzo email lo inserisco qua sotto. Grazie e cordiali saluti
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