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edizione cartacea
di Simone Parma | 29 Marzo 2019 | in categoria/e edizione cartacea
Aiuto! L'Islanda è piena di foresti e le strade sono un groviera
Tutto il mondo è Levante: alla scoperta del mondo visto con gli occhi del ligure
Viaggiare porta spesso a sfatare i miti delle nazioni perfette e trovare le pecche anche in quei paesi che vantano indici di felicità alle stelle e vengono incensati e proposti come esempi da ricerche e telegiornali. E così è nata l’idea di vederli da una prospettiva differente: quella del “genovese in viaggio”, pronto a trovare i difetti ma anche a riconoscere il buono e il bello... e a paragonarlo con la terra natia. Che poi è quello che farete anche voi, no? Ecco quindi qualche spunto!
Più simili ai genovesi di quanto si pensi
Ho sempre sognato l’Islanda, da quando ero bambino. Probabilmente si tratta di un desiderio innato o forse semplicemente è colpa di un libro che mi avevano regalato e di qualche documentario visto al pomeriggio che mi ha segnato nel profondo dell’immaginazione. Non saprei, ma visto questo mio amore per la terra dei vichinghi non potevo che partire da qui per raccontarvi che in realtà c’è chi dovrebbe mugugnare molto più di noi. Qui infatti si è sfioratol’aumento del 200% di turisti in soli dieci anni, arrivando a superare la soglia dei 2 Milioni di visitatori l’anno, contro una popolazione residente di 300 mila persone. In inglese lo chiamano “Overtourism”, noi lo chiamiamo “Non andare alle Cinque Terre di domenica da Aprile a Ottobre”. Fatto sta, che proprio come per noi, i foresti (turisti, ndr), inizialmente considerati un’opportunità sono diventati un problema e ora vi spiego perché. Devo dire la verità, partivo da un bagaglio di aspettative molto alto. Ovunque l’Islanda viene descritta come una terra incantata, dove vulcani e ghiacciai sono incorniciati dall’aurora boreale e dove la natura incontaminata regna sovrana. In effetti è tutto vero, ma se provate a togliervi di dosso i panni di turisti e indossare quelli da viaggiatori, cercando il contatto con la gente del luogo, coi loro usi e i loro problemi capirete presto che non è tutto oro quel che luccica e gli Islandesi sono molto più simili ai genovesi di quanto crediate. Ad esempio sembra che non gli interessi proprio agevolare i turisti, che in effetti ci mettono del loro per non essere simpatici ai locals. Parlando in giro si scopre che qualcuno chiede “A che ora si accende l’aurora boreale?” mentre altri sono convinti che il ghiacciao Vatnajökull sia il Polo Nord. E gli islandesi reagiscono proprio come noi genovesi, sbuffando.
Fenomeni da “overtourism” Ovvero i comportamenti sconsiderati delle orde di turisti
- Recentemente una signora si è seduta su un iceberg per scattare una foto ma il mare l’ha trascinata al largo. Salvata da alcune imbarcazioni.
- Nella bellissima spiaggia di Reynisfjara in molti rischiano la vita avvicinandosi troppo al mare nonostante i tanti cartelli di avviso
LE STRADE?
UN'ESPERIENZA SURREALE
Se siete intenzionati a visitare l’Islanda non avete molte alternative: dovete affittare un’auto. Possibilmente una grossa auto a un prezzo esorbitante. Questo perché è un’isola enorme rispetto al numero dei suoi abitanti e non esistono né autostrade, né ferrovie, né trasporti pubblici come li intendiamo noi. Le alternative sono la bici, ma dovete amare viaggiare inzuppati, oppure l’autostop, ma in certe zone il traffico è così scarso che non passa nessuno per ore. Insomma, vi tocca l’auto. Una volta ritirata all’aeroporto di Keflavìk sarete pronti per affrontare le temibili strade islandesi: un groviera. Solo una strada, la Hringvegur, può dirsi completamente asfaltata, il resto o è sterrata o è proprio un buco unico. Specialmente negli Westfjords (i fiordi dell’ovest), un posto di una bellezza mozzafiato, ogni meta va conquistata con ore e ore di sterrato, buche e correndo il rischio che una sola ruota di scorta non sia sufficiente. Pensate che alcune strade vengono chiuse anche per 9 mesi l’anno e per raggiungere alcuni paesi distanti in linea d’aria qualche chilometri bisogna farsi ore di auto, mentre altre strade sono vietate a tutte le auto che non siano quattro ruote motrici.
ANCHE QUI SI LOTTA PER UN TUNNEL
I villaggi hanno così pochi abitanti e le distanze sono così ampie che non ci sono né i soldi né l’intenzione di asfaltare tutte le strade. Proprio come in Val Fontanabuona negli Westfjord hanno dovuto lottare per anni per ottenere un tunnel. Ma con perseveranza hanno vinto nonostante la spesa in proporzione agli abitanti fosse osteggiata da tutti.
ECCO PERCHÈ VI SENTIRETE A CASA
Si è vero, sto un po’ semplificando, ma per raccontare un paese bellissimo come l’Islanda non basterebbe un inserto di dieci pagine. È una nazione che deve essere vista una volta nella vita, ma non è accomodante: è ruvida, scontrosa, piena di strade dissestate, mancano indicazioni per molti sentieri e al nord se non ti conoscono ti guardano un po’ storto prima di accoglierti a braccia aperte. Insomma anche l’Islanda è Levante, con le sue bellezze e le sue contraddizioni, ma a differenza nostra ha saputo valorizzarsi e fondare la propria economia sul turismo.
I commenti dei lettori
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