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    edizione cartacea, il tappiro

    di Giansandro Rosasco | 01 Ottobre 2008 | in categoria/e edizione cartacea il tappiro

    Il Tappiro d'ardesia nel museo dimenticato

    Gli ex dipendenti vogliono rilanciare la "Via dell'ardesia" ma gli viene negato
    Il Tappiro d'ardesia nel museo dimenticato

    L’incredibile storia di questo Tappiro d’ardesia - mai così “calzante” - ha come protagonista l'ente pubblico Comunità Montana Fontanabuona e uno sfortunato gruppo di lavoratori che prestavano la loro opera presso la Via dell’ardesia. Ma prima come al solito un po' di storia per trovare il bandolo della matassa.
    Negli intenti e in parte anche nei fatti l'Ecomuseo è (era) unico e singolare: una struttura espositiva a tappe realizzata per far conoscere il territorio della Val Fontanabuona e il suo prodotto principe. Il percorso, di particolare interesse culturale e storico era articolato per "siti" e itinerari e offriva la possibilità di scoprire un ambiente ricco di fascino, di leggere dal vivo la storia dell'ardesia, pietra nera dai mille usi, così intimamente legata alla vita quotidiana, all'architettura e al paesaggio della Liguria. Tale percorso prevedeva la visita alla Cava di Isolona di Orero, al Museo Archeologico dell'ardesia e allo Show-room del Chiapparino. In pratica un itinerario dalla cava al prodotto finito, acquistabile in varie fogge alla fine del tragitto, con molta gioia per le casse del Museo e dei piccoli produttori locali.
    Questo tracciato venne ultimamente arricchito dalla Necropoli, anch'essa con un discreto numero di visite. Ma gli introiti non bastavano nemmeno a coprire gli stipendi dei dipendenti, quindi nel 2006 basta, chiuso, the end. A seguito della liquidazione del GAL Fontanabuona e Sviluppo, società che gestiva l'Ecomuseo, calò il silenzio tombale, salvo qualche squillo di tromba e le consuete fanfare alla vigilia delle ultime elezioni provinciali che ovviamente preannunciavano una imminentissima riapertura, accompagnata da strette di mano e articoli di giornali altisonanti, in breve diventati barzelletta al pari dell'ostello della gioventù a Ferrada a Moconesi. Ma il bello viene ora. In una Italia dove siamo tristemente abituati a vedere persone aggrappate al modello “il posto di lavoro è un MIO diritto quindi TU me lo devi garantire”, dove i livelli di assenteismo sono da comiche, dove ci sono musei con cinque sale e ventun guardiani, dove per favoritismi politici si mantengono (sempre a spese del cittadino) società con surplus folli di dipendenti perdendo milioni di Euro al giorno, ebbene in questa Italia ci sono due dipendenti pubblici che per non perdere il proprio lavoro sono disposti a rischiare, a trasformarsi in piccoli imprenditori e rilevare il loro lavoro. I due, supportati da altri che si inserirebbero nel progetto imprenditoriale, dal 1998 fino al 2006 hanno fatto gli accompagnatori turistici presso l’Ecomuseo e alla chiusura del suddetto non sono stati con le mani in mano, ma hanno gridato un accorato “io non ci sto”. Armati di carta e penna hanno richiesto con una lettera non un posto sicuro, non un ammortizzatore sociale, ma l'affidamento in gestione dei siti dell'Ecomuseo.
    Le parole sono chiare e rivelano una lungimiranza che evidentemente manca negli uffici pubblici: “....considerando che il mercato delle visite nei musei ecologici, a valenza turistica e didattica, non è ancora del tutto esplorato e la sua saturazione appare lontana, chiediamo a codesta Comunità Montana Fontanabuona l'affidamento della gestione dell'Ecomuseo dell'ardesia così da garantire al pubblico l'apertura dei siti e le visite guidate. Con la creazione di una Cooperativa o Società assimilabile alla stessa, ci impegneremo al meglio delle nostre capacità professionali nella gestione dei siti in un'ottica di miglioramento e completamento del servizio in questione...”
    Pazzi. Folli. Dove credete di vivere? A riportarli alla realtà la lapidaria risposta dell'ente, che appare incurante nel valutare la possibilità di affidare la gestione con un conseguente beneficio occupazionale e turistico: “...La Comunità Montana non ha, nel modo più assoluto le pur minime risorse che le consentano di tenere in piedi l'intera struttura ed al momento non si intravedono concrete e realistiche possibilità di accedere a contributi pubblici, dal momento che l'Amministrazione dello Stato in primis, seguita a cascata dagli altri Enti Locali Territoriali hanno drasticamente chiuso, se non addirittura interrotto il flusso dei trasferimenti alla Comunità Montana. Pertanto in presenza di tali e tanti fattori negativi, la Vs. richiesta purtroppo al momento non può avere seguito alcuno...”
    Il che assomiglia al pacato consiglio di un nonnino ai suoi ragazzi che stanno per costruire una casa sull'albero e rischiano di farsi male: “E' meglio che lasciate perdere, chi ve lo fa fare di lavorare, qui non ci sono soldi da gestire”. Se non quelli dell'affitto che pare venga pagato regolarmente (e inutilmente) dalla Comunità Montana Fontanabuona ai fortunati proprietari della cava.
    Alberto Salvi, portavoce dei precari rimasti senza lavoro, è particolarmente attappirato e ci confida. “Sembra che ci sia sotto qualcosa. Sicuramente non abbiamo le forze della Cooperativa Tassano (NDR quella che avrebbe dovuto rilevare l'Ecomuseo alla vigilia delle elezioni provinciali), abbiamo però un progetto imprenditoriale più piccolo ma ben definito, grazie all'esperienza maturata in moltissimi anni. Se poi non riusciremo avremo perso il nostro tempo, denaro e fatica ma almeno potremo dire di averci tentato”.
    A ruota lo incalza Maria Laura Bortolotti, altrettanto intristita dalla situazione “con le scuole lavoravamo parecchio, venivano persino dalla Calabria. Si creerebbe anche un piccolo indotto: l'oggettistica in ardesia era una buona fonte di guadagno. Tra l'altro abbiamo già i contatti per averla in conto vendita senza dover anticipare nulla. Perchè non ci fanno provare?”.
    Ammesso che gli interventi strutturali per rimettere a posto la cava siano economicamente "impegnativi" si potrebbe intanto fare una valutazione di massima su quanto ci sarebbe da spendere per metterla in sicurezza e nel caso più catastrofico far funzionare almeno i siti disponibili. Anche la Provincia probabilmente non si tirerebbe indietro, come giustamente ha fatto, di fronte a progetti concreti. Sintomatiche le parole rilasciate, a mezzo stampa qualche mese fa, dal presidente della Comunità Montana Fontanabuona Gian Franco Arata a seguito dei progetti per il rilancio dell'ecomuseo: “Importante non coinvolgere gli enti locali nella futura gestione”. Come dargli torto? Se il risultato è questo....
    <brAnche il biliardo del film “Il colore dei soldi” fa le ragnatele
    Edward Felson, detto “Eddie lo svelto”, questo è il nome del personaggio interpretato da Paul Newman con Tom Cruise nel film di Martin Scorsese "Il colore dei soldi". Il titolo si riferisce sia al colore dei dollari sia del tavolo da gioco ma in Fontanabuona è ricordato più per il nero che per il colore della speranza, in quanto la lastra di ardesia di quel biliardo proveniva proprio dalle cave della Valle. Il film ricevette quattro nomination agli Oscar ma l'unica statuetta vinta fu quella di Paul Newman come miglior protagonista (premio che tra l'altro non ritirò personalmente perché non presenziò alla cerimonia viste le numerose volte in cui era stato candidato e mai premiato!). Sul finire del mese di settembre Paul Newman, all'età di 83 anni, è passato nel mondo dei più, lasciando un indelebile ricordo per le sue celebri interpretazioni. Chissà che da lassù non si ricordi che oggi il tavolo autentico utilizzato durante le riprese è custodito proprio nell’ecomuseo dell'ardesia, al Chiapparino di Monleone di Cicagna, e aspetti solamente che qualcuno "rinverdisca" i fasti di quello che è stato, letteralmente, un prodotto da Oscar.


    Altre immagini collegate alla notizia:


     


    I commenti dei lettori
    riaprite il museo:

    io c'ero andata a visitare l'eco museo. Certo, non era una cosa memorabile, però penso che se rendeva poco bisognava migliorarlo non chiuderlo. E magari questi ex dipendenti, conoscendo direttamente la situazione, e parlando con i visitatori, conoscono bene cosa va migliorato e come. MA è dificcile che un ente capisca queste cose... chi va in politica non ha certo la mentalità imprenditoriale. Altrimenti invece di perdere tempo con comizi inutili metterebbe su un'attività.


    anonimo:

    MITICO TAPPIRO!! COntinuate così!


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